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Contattaci ora →Tra adesioni al codice di condotta UE e defezioni eccellenti, si apre uno scenario inedito che mette in discussione il futuro del copyright e dell’accesso all’informazione nell’era dell’IA.
Anthropic ha firmato il Codice di Condotta UE sull'IA, mirando a trasparenza e sicurezza. Meta, invece, si è rifiutata, citando "incertezze legali" e preoccupazioni sul soffocamento dello sviluppo. La spaccatura evidenzia una controversia chiave sul copyright e l'uso dei dati per l'addestramento delle IA, ponendo dubbi sul futuro dell'innovazione e dell'informazione in Europa.
La grande mossa di Anthropic: un passo avanti (o di lato?) verso l’IA europea
Mentre l’Europa si prepara al giro di vite sull’intelligenza artificiale con la scadenza del 2 agosto, Anthropic, insieme a OpenAI e con la probabile benedizione di Microsoft, fa la sua mossa.
L’azienda ha annunciato che firmerà il Codice di Condotta UE sull’IA, una sorta di “patto di buona volontà” per dimostrare trasparenza e sicurezza prima che l’AI Act diventi pienamente operativo.
Sulla carta, l’obiettivo è nobile: allinearsi a standard di sicurezza, documentare i rischi e promuovere una crescita economica che, stando alle loro stime, potrebbe iniettare oltre un trilione di euro nell’economia dell’Unione entro il 2035.
Ma, come spesso accade quando si parla di big tech e regolamentazione, il fronte non è affatto compatto.
E la prima crepa vistosa arriva da uno dei nomi più pesanti del settore.
Meta sbatte la porta: una questione di principi o di business?
Dall’altra parte della barricata, infatti, c’è Meta che dice un secco no. Joel Kaplan, il capo delle policy globali dell’azienda di Zuckerberg, ha messo le mani avanti parlando di “incertezze legali” e del rischio che queste regole possano “soffocare lo sviluppo dell’IA in Europa”.
La traduzione, per chi non mastica il linguaggio delle lobby, sembra essere un’altra: il Codice vieta di addestrare le IA usando contenuti presi da siti pirata e, soprattutto, impone di rispettare le richieste di “opt-out” dei detentori di copyright.
In pratica, se un artista o un editore dice “non usare la mia roba”, tu non puoi usarla.
E qui la faccenda si fa ancora più interessante, perché tocca un nervo scoperto per l’intera industria creativa. Colossi come Sony e Warner Music hanno già iniziato a inviare lettere di diffida alle aziende di IA, mettendo nero su bianco il loro divieto.
La mossa di Meta, quindi, solleva un dubbio legittimo: la sua è una preoccupazione per l’innovazione europea o per il proprio modello di business, che si basa sull’aspirare dati da ogni angolo del web senza troppi complimenti?
Il vero campo di battaglia: copyright e il futuro dell’informazione
Questa spaccatura, però, non è solo una lite tra colossi tecnologici. Riguarda il futuro di come l’intelligenza artificiale verrà costruita e, di conseguenza, di come accederemo all’informazione.
Da un lato abbiamo aziende come Anthropic che, almeno a parole, accettano di giocare secondo le regole europee, vedendo nel Codice una via per guadagnare fiducia e, diciamocelo, per semplificare la futura conformità al ben più severo AI Act. Dall’altro, un gigante come Meta che sembra voler continuare a pescare a strascico nel grande mare di internet, copyright o meno.
La vera domanda che resta sul tavolo è chi pagherà il conto di questa corsa all’oro digitale.
Stiamo assistendo a un allineamento strategico verso un’IA più etica e rispettosa dei diritti, oppure è solo un modo per alcune aziende di mettersi in buona luce mentre altre, più spregiudicate, continuano a fare man bassa di dati?
La risposta, probabilmente, definirà le regole del gioco per i prossimi dieci anni.
Le IA, come nuvole, coprono il sole. La trasparenza, un faro nella nebbia.
La scelta tra adesione e rifiuto segna un confine netto. Il copyright è il cardine; chi lo piega, riscrive le regole del gioco.
Il copyright è un muro. 🧱 L’IA deve rispettarlo. Chi non lo fa, crea problemi. 🤔 Speriamo che l’Europa rimanga ferma. 💪
Grandi aziende, grandi grattacapi. Meta dice no all’AI Act, Anthropic sì. Il copyright è un mare in tempesta, speriamo non ci affoghi dentro.
Meta che si tira indietro? Patetico. Ormai la trasparenza è un lusso per chi ha qualcosa da nascondere, non un prerequisito per il progresso. Vedremo quanto durerà questa farsa.
Meta, nel suo rifiuto, dipinge un quadro affascinante di audacia o forse di pura miopia, un’aria di sfida che sa di commedia dell’assurdo. Il copyright, questo antico fardello, si erge come un Golia moderno davanti a un Davide che promette di riscrivere le regole del gioco digitale.
Titolo: Anthropic si allinea all’AI Act, Meta dice no: scontro sul copyright e il futuro dell’IA in Europa
Commento:
Trasparenza. Buona. Ma il copyright? Un vaso di Pandora. IA impara da dati. Chi controlla il flusso? Domanda aperta.
Ma che bella lezione di “libertà” digitale, eh? La trasparenza è solo per chi comoda.
La trasparenza è un’ottima cosa. 🛡️ Ma il copyright resta. 🤔 Cosa succederà dopo? 🤷♀️
Certo, il copyright è il nodo. Se l’IA impara senza trasparenza, chi controlla il flusso dei dati e delle idee? Un quesito che ci spinge a riflettere sul futuro della creatività.
Il copyright è il vero punto. 🧐 Chi controlla i dati? 🤔 Davvero una bella domanda per il futuro. 💡
Ah, il vecchio dibattito sul copyright… un classico intramontabile, vero? Vediamo chi si piega prima.
Anthropic firma. Meta no. Chi protegge l’informazione? Il copyright. Trasparenza dove? Dubbi.
Siamo tutti bravi a fare proclami di trasparenza, ma quando si tratta di rispettare le regole e, diciamocelo, pagare, il discorso cambia. Il copyright è un deterrente, non un ostacolo. Vediamo se questa volta qualcuno si sporca le mani.