Apple butta all’aria i numeri dei suoi sistemi operativi: genialata o l’ennesima complicazione?

Anita Innocenti

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Tra uniformità e confusione: l’adozione del sistema di numerazione annuale porterà reale chiarezza o complicherà ulteriormente l’esperienza utente?

Secondo indiscrezioni, Apple cambierà la numerazione dei suoi sistemi operativi (iOS, macOS) basandola sull'anno (es. iOS 26), abbandonando quella progressiva. L'annuncio atteso alla WWDC solleva dibattiti: semplificazione per uniformare o nuova complicazione, specialmente con i nomi dei dispositivi? Le reazioni degli utenti sono miste.

Apple butta all’aria i numeri dei suoi sistemi operativi: genialata o l’ennesima complicazione?

Ti sei abituato a iOS 17, macOS Sonoma e a tutta la compagnia numerata dei sistemi operativi Apple?

Beh, preparati a un bel rimescolamento di carte, perché pare che a Cupertino abbiano deciso di cambiare le regole del gioco.

Stando a quanto ha spifferato Mark Gurman di Bloomberg, e come poi rimbalzato un po’ ovunque, inclusa la dettagliata analisi di MacRumors, Apple starebbe per mandare in pensione i classici numeri di versione progressivi per adottare un sistema basato sull’anno.

Quindi, il prossimo iOS 19 potrebbe magicamente trasformarsi in “iOS 26”, e lo stesso destino toccherebbe a macOS, watchOS e compagnia bella. L’annuncio ufficiale, a quanto pare, dovrebbe arrivare durante la Worldwide Developers Conference (WWDC) il prossimo 9 giugno.

Ma la domanda sorge spontanea: questa mossa servirà davvero a semplificarci la vita o è solo un altro modo per far parlare di sé, magari nascondendo qualche grattacapo dietro l’angolo?

“Uniformità” la parola magica di Apple. Ma a che prezzo?

L’idea di base, secondo le indiscrezioni, sarebbe quella di portare un po’ d’ordine nel caos attuale.

Diciamocelo chiaramente:

Tra iOS che arriva alla versione 18, macOS fermo alla 15 (che poi si chiama Sonoma, Ventura, Monterey… chi se li ricorda tutti?), e visionOS ancora ai primi vagiti con la versione 2, un utente medio potrebbe sentirsi un tantino spaesato.

Apple punterebbe quindi a un’etichettatura unificata, tipo “iOS 26”, “macOS 26”, dove il numero indicherebbe l’anno di riferimento del software, un po’ come fanno le case automobilistiche con i modelli delle auto, un paragone evidenziato da diverse testate come Ghacks.

L’obiettivo sarebbe quello di ridurre la confusione e allinearsi meglio con le aspettative degli utenti, una strategia che ricorda quella di altri colossi tecnologici, come ad esempio Samsung con la sua linea Galaxy S che segue l’anno.

Sulla carta, un tentativo di coerenza apprezzabile, non c’è che dire.

Ma siamo sicuri che questa coerenza software non vada a cozzare rumorosamente con le nomenclature hardware, creando un cortocircuito ancora peggiore nella testa degli utenti?

E noi utenti? tra redesign “ispirati” e il solito marketing che avanza

Se da un lato c’è chi plaude all’idea di una maggiore chiarezza (almeno apparente), dall’altro non mancano le voci perplesse, e forse a ragione. Come sottolineato da 9to5Mac, immagina di acquistare un fiammante iPhone 17 che gira su “iOS 26”.

Non ti suona un po’ strano?

Quasi come se il software fosse di un’altra epoca rispetto al dispositivo.

E qui sorge il dubbio: non è che Apple, per sistemare una cosa, ne complica un’altra, magari spingendo poi per un futuro cambio anche nei nomi degli iPhone?

Le reazioni online, come documentato anche da WebProNews, sono decisamente contrastanti. Questo cambio di rotta, poi, si inserirebbe in un contesto di rinnovamento più ampio: si parla insistentemente di un importante redesign dell’interfaccia utente, con una forte ispirazione da visionOS, e di una spinta sull’intelligenza artificiale, come dettagliato da PYMNTS.

L’impressione, come scrive The Verge, è che Apple stia cercando di rafforzare ulteriormente il suo ecosistema, forse anche in vista di futuri prodotti come i tanto chiacchierati smart glasses.

Ma, al di là delle strategie di marketing e del branding, la domanda che dovremmo porci è:

Tutto questo porterà un reale beneficio a noi utenti o è solo l’ennesima mossa di un gigante tecnologico per mantenere alta l’attenzione, rischiando di aggiungere un nuovo strato di complessità a prodotti che dovrebbero, invece, puntare alla semplicità d’uso?

Staremo a vedere cosa ci racconteranno alla WWDC, sperando che non sia solo fumo (digitale) negli occhi.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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