ChatGPT: il drastico calo delle ricerche web e la nuova strategia di OpenAI

Anita Innocenti

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La drastica riduzione delle ricerche web da parte di ChatGPT solleva interrogativi sulle fonti e sull’accuratezza delle informazioni fornite, aprendo un dibattito sul futuro dell’accesso alla conoscenza online

ChatGPT ha drasticamente ridotto la sua dipendenza dalle ricerche web, passando da oltre il 15% a meno del 2,5% delle risposte. Lo rileva SISTRIX, evidenziando una delle modifiche più radicali. Questa mossa, che segue un precedente calo nei rinvii di traffico, sembra parte di una strategia di OpenAI per rendersi indipendente, trasformando ChatGPT in una destinazione finale, sollevando dubbi sull'aggiornamento delle informazioni.

Un precedente che doveva farci riflettere

Quanto emerso dalla ricerca di Sistrix, non è un fulmine isolato. Già a luglio 2025, infatti, si era verificato un altro evento che avrebbe dovuto accendere più di qualche campanello d’allarme.

I rinvii di traffico da ChatGPT verso siti esterni erano crollati di circa il 52%.

Il paradosso?

Nello stesso periodo, l’uso della piattaforma era cresciuto del 6%. In pratica, più gente usava ChatGPT, meno traffico arrivava ai siti esterni.

Un controsenso solo apparente, che la dice lunga su chi tiene le redini del gioco e su quanto sia volatile il traffico proveniente da queste piattaforme.

Quel crollo non fu dovuto a un calo di popolarità, ma a modifiche tecniche nel sistema con cui l’IA sceglie e cita le sue fonti.

Una modifica all’algoritmo, decisa a porte chiuse nei palazzi di OpenAI, ha dimezzato il traffico per migliaia di editori e aziende da un giorno all’altro.

Questo crollo dei referral a luglio era solo l’antipasto.

La mossa di oggi, quella di ridurre drasticamente le ricerche web, sembra essere il piatto principale di una strategia ben precisa che mira a un obiettivo ancora più grande.

Cosa si nasconde dietro questo cambio di rotta?

Dietro le quinte, il mondo della tecnologia è in fermento. L’11 agosto, Microsoft ha mandato in pensione le sue API di ricerca Bing, costringendo chiunque le usasse a migrare altrove.

E indovina chi ha sempre usato Bing per le sue ricerche web?

Esatto, ChatGPT.

Contemporaneamente, Google ha messo i suoi paletti, limitando il numero di risultati di ricerca che si possono ottenere con una singola richiesta e rendendo più difficile per chiunque raccogliere dati su larga scala.

E OpenAI?

Mentre tutto questo succedeva, ha parlato di generici “miglioramenti alla ricerca”.

Un po’ vago, non trovi?

Sembra più una mossa strategica per rendersi indipendente e blindare il proprio sistema, piuttosto che un semplice aggiornamento tecnico.

Questa serie di eventi non sembra affatto una coincidenza. Anzi, dipinge il quadro di una strategia chiara, che ci porta dritti al cuore della questione.

Qual è la strategia di OpenAI (e perché dovrebbe interessarti)?

Mettiamo insieme i pezzi. Prima OpenAI modifica l’algoritmo e taglia il traffico in uscita. Poi, approfittando dei cambiamenti tecnici di Microsoft e Google, riduce drasticamente la sua dipendenza dalla ricerca web in tempo reale.

Il disegno sembra chiaro: trasformare ChatGPT da un “ponte” verso il web a una destinazione finale.

Un giardino recintato dove l’utente entra, ottiene la sua risposta (basata su dati interni, non più freschissimi) e non ha più bisogno di uscire.

Meno ricerche web significa meno dipendenza da API esterne e più controllo sui dati. Ma significa anche che le risposte potrebbero essere meno aggiornate.

La domanda sorge spontanea: la velocità e l’autonomia della piattaforma valgono il prezzo di un’informazione potenzialmente meno aggiornata?

È una mossa che favorisce l’utente o che serve a consolidare il potere di OpenAI, rendendola ancora più centrale nel nostro modo di accedere alla conoscenza?

A te le conclusioni.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

14 commenti su “ChatGPT: il drastico calo delle ricerche web e la nuova strategia di OpenAI”

  1. La vera questione non è l’autonomia di OpenAI, ma la qualità di un’informazione che non si confronta più con il mondo reale. Pensare che una IA possa sostituire la ricerca e il dibattito umano è ridicolo.

  2. Speravo che ChatGPT fosse uno strumento per ampliare il sapere, non per chiuderlo in una bolla. Se non cercano più sul web, quanto sono aggiornate le loro risposte? Temo che diventeremo dipendenti da un’unica “verità” pre-confezionata.

    1. Certo, diminuire le fonti esterne fa pensare. Speriamo che la loro “indipendenza” non significhi fornire solo quello che vogliono.

  3. Capisco il punto di vista di chi vede questa mossa come un passo verso l’autonomia. Però, un conto è costruire qualcosa di solido, un altro è isolarsi. Mi chiedo se questo porterà a una conoscenza più superficiale, non credi?

  4. Questa riduzione delle ricerche esterne di ChatGPT è un segnale forte. Da tecnico, vedo un futuro dove le IA diventano fonti primarie, ma mi chiedo: saremo pronti a valutarne criticamente l’output senza i riferimenti diretti?

  5. Triste vedere il web diventare meno necessario, come se la conoscenza dovesse concentrarsi in un unico punto. Mi chiedo se questo ci renda più saggi, o solo più isolati.

    1. Il cambiamento di OpenAI mi preoccupa: chi garantisce l’attendibilità se non si consulta più il web? Mi chiedo se questo sia un passo avanti o un regresso per la ricerca.

  6. Mossa audace quella di OpenAI, trasformare ChatGPT in un’enciclopedia a sé stante. Sarà che anche noi imprenditori, a volte, ci illudiamo di sapere tutto senza bisogno di guardare fuori dalla finestra?

    1. Capisco questa svolta verso l’autonomia, ma mi rattrista un po’ pensare che la rete possa diventare un semplice punto di partenza, e non un dialogo continuo.

    2. La riduzione della dipendenza dalle ricerche web indica un cambiamento verso dati interni o addestramento più frequente. La fonte delle informazioni diviene meno trasparente.

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