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Dopo ChatGPT, Google e Grok si contendono il mercato dell’IA, frammentando il settore e aprendo nuove sfide per gli utenti.
Un report di Andreessen Horowitz sancisce la fine del dominio di ChatGPT. Google Gemini e Grok di Elon Musk stanno rapidamente erodendo quote di mercato, con crescite impressionanti. Gemini si posiziona secondo, sfruttando Android, mentre Grok, l'outsider di xAI, sorprende con oltre 20 milioni di utenti. Il mercato AI si frammenta, spingendo all'innovazione ma sollevando interrogativi sulla vera motivazione dietro questa corsa.
Google fa la voce grossa con Gemini
Diciamocelo, Google non poteva restare a guardare per sempre. E infatti, non l’ha fatto.
Il suo Gemini si è piazzato saldamente al secondo posto sia su mobile che su web, diventando di fatto il rivale più diretto di ChatGPT.
Certo, i suoi utenti attivi mensili sono ancora circa la metà rispetto a quelli di OpenAI, ma c’è un dato che dovrebbe far riflettere: quasi il 90% degli utenti di Gemini usa dispositivi Android. E qui, Google gioca in casa, sfruttando un vantaggio strategico che sta dando i suoi frutti, con una crescita della domanda che ha segnato un +49% dal 2024 al 2025.
Non si tratta solo di Gemini: nella top 50 dei prodotti di IA generativa, come descritto da TechCrunch, Google piazza ben quattro dei suoi gioielli, inclusi strumenti per sviluppatori come AI Studio e progetti sperimentali come Google Labs.
Una dimostrazione di forza che fa capire come l’azienda stia puntando a un’integrazione totale dei suoi servizi, un po’ alla volta, quasi senza che tu te ne accorga.
La strategia di Google è chiara: non solo competere sul chatbot principale, ma creare un intero sistema interconnesso.
Eppure, mentre il gigante di Mountain View avanza con la potenza di un carro armato, c’è una “scheggia impazzita” che sta sbaragliando ogni previsione.
Grok, l’outsider che riscrive le regole
La vera sorpresa, quella che nessuno si aspettava con questa violenza, è l’ascesa di Grok. Partito dal nulla a fine 2024, il chatbot di xAI, la creatura di Elon Musk, ha superato i 20 milioni di utenti attivi mensili ad agosto 2025. Parliamo di una crescita che, secondo alcune stime, ha superato il 1.300% su base annua.
A spingere questa corsa è stato il rilascio di Grok 4 a luglio, che ha portato con sé capacità di ragionamento superiori e una migliore integrazione con strumenti esterni. Certo, il fatto che Musk lo promuova senza sosta sulla sua piattaforma X (ex Twitter) ha un peso non indifferente, ma sarebbe un errore pensare che sia solo fumo.
I benchmark di settore ne lodano l’efficienza e la capacità di dare risposte complesse e sfumate, a volte perfino umoristiche, con una leggerezza che i suoi concorrenti più “seriosi” ancora faticano a replicare.
Insomma, da una parte un colosso che consolida la sua posizione, dall’altra un outsider che punta a rompere gli schemi.
Ma tutto questo movimento al vertice, che cosa significa per tutti gli altri e, soprattutto, per chi usa questi strumenti ogni giorno?
Il mercato si frammenta: cosa significa per te?
La verità è che la festa per pochi è finita.
Il report di a16z identifica 14 aziende che sono riuscite a mantenere una posizione solida nel mercato, spaziando dai chatbot generalisti come Character AI a strumenti più specifici come Midjourney per le immagini o ElevenLabs per la voce.
E se pensi che la partita si giochi solo tra aziende americane, ti sbagli di grosso. Dalla Cina stanno arrivando colossi come Doubao di ByteDance e Kimi di Moonshot AI, che si sono già presi fette importanti del mercato, specialmente su mobile.
Questa frammentazione è una buona notizia?
Forse.
La competizione sta spingendo tutti a migliorare e, in teoria, ad abbassare i costi. Ma solleva anche un dubbio: questa corsa sfrenata è davvero guidata dall’innovazione pensata per l’utente, o è semplicemente una guerra tra giganti per accaparrarsi i nostri dati e la nostra dipendenza tecnologica?
La fedeltà a un singolo strumento sta lasciando il posto a un uso più specifico: si sceglie il tool migliore per una determinata operazione, non più il brand più famoso.
La vera domanda, ora, non è più chi vincerà, ma a quali condizioni. E, soprattutto, chi pagherà il conto di questa corsa all’oro digitale.
Un’altra piattaforma, stesso gioco. Basta che porti risultati, no?
La vera gara è quella per il controllo, non per la supremazia tecnica. Prevedibile.
Cambiano i nomi, stessa solfa. Basta che si muova qualcosa, no?