ChatGPT: La visione di OpenAI per un sistema operativo del futuro

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Dall’integrazione di app di terze parti all’hardware progettato da Jony Ive, ecco come OpenAI punta a trasformare ChatGPT nel fulcro della nostra esperienza digitale.

OpenAI punta a elevare ChatGPT a sistema operativo. La visione, delineata da Nick Turley, include integrazioni dirette di app e hardware dedicato con Jony Ive, per centralizzare ogni servizio digitale. Sebbene prometta semplicità, questa mossa ambiziosa solleva importanti dubbi su privacy, concorrenza e il rischio di un nuovo monopolio digitale.

ChatGPT vuole diventare il tuo prossimo sistema operativo, ma cosa significa davvero?

OpenAI ha deciso che ChatGPT non ti basta più come semplice chat. L’obiettivo, messo nero su bianco da Nick Turley, il capo del progetto, è trasformare quello che oggi è un assistente conversazionale in un vero e proprio sistema operativo.

Parliamo di un ambiente dove non solo chatti, ma agisci: prenoti voli, ordini cibo, gestisci attività, tutto senza mai lasciare quella finestra.

Durante la conferenza annuale per sviluppatori – lo riporta TechCrunch – ha delineato una visione che punta a rendere ChatGPT il punto di accesso centrale per quasi ogni servizio digitale che usi. Con una base di 800 milioni di utenti attivi ogni settimana, è chiaro che non stanno scherzando.

La mossa è tanto ambiziosa quanto strategica.

Turley paragona questa evoluzione a quella dei browser web: nati per visualizzare semplici documenti, oggi sono le piattaforme dove si svolge la maggior parte del nostro lavoro. L’idea è la stessa: fare di ChatGPT non più uno strumento da interrogare, ma il “luogo” dove le cose accadono.

Un cambiamento radicale, che sposta l’intelligenza artificiale da semplice esecutore di comandi a orchestratore della tua vita digitale.

Ma come pensano di riuscire in un’impresa così colossale, specialmente dopo i tentativi passati che non hanno esattamente fatto faville?

Dalle app integrate all’hardware misterioso: la strada per il dominio

La strategia per questa trasformazione poggia su due pilastri. Il primo è l’integrazione diretta di applicazioni di terze parti. Scordati i vecchi e macchinosi plugin; qui si parla di avere servizi come Expedia, DoorDash e Uber cuciti direttamente dentro l’interfaccia.

Potrai dire “organizzami una cena con consegna a domicilio per le 20” e il sistema gestirà tutto, dialogando con l’app giusta senza che tu debba fare altro. Questo risolve uno dei problemi più grandi delle interfacce testuali: la mancanza di immediatezza e di una guida visiva. Inserendo app riconoscibili, OpenAI ti dà dei binari chiari su cui muoverti.

Ma se pensi che si fermino al software, ti sbagli di grosso.

Il secondo pilastro, molto più silenzioso ma forse ancora più dirompente, è l’hardware. OpenAI sta lavorando con Jony Ive, la mente dietro il design di quasi tutti i prodotti Apple di successo, per creare dei dispositivi dedicati. Non è stato detto molto, ma è facile intuire che l’obiettivo sia creare un’esperienza dove ChatGPT sia ancora più pervasivo, svincolato dallo schermo di un computer o di uno smartphone.

A questo punto, il ricordo dei fallimenti passati, come il GPT Store che non è mai decollato, sembra quasi un lontano avvertimento.

Stanno imparando dai loro errori o stanno semplicemente alzando la posta in un gioco molto più grande?

Una visione grandiosa o una gabbia dorata? i dubbi che nessuno ti dice

L’idea di un unico centro di comando per la nostra vita digitale è senza dubbio affascinante.

Ma la domanda che dovremmo farci è un’altra: a quale prezzo?

Quando tutto passa attraverso una singola piattaforma, quella piattaforma acquisisce un potere enorme. Quando prenoti un volo con Expedia dentro ChatGPT, chi sta leggendo quella conversazione? Solo tu e il bot, o anche l’app di terze parti e magari OpenAI stessa, che usa i tuoi dati per allenare i suoi modelli futuri?

La promessa è quella di una vita più semplice, ma il rischio è di finire chiusi dentro un giardino recintato, controllato da un’unica azienda.

Questo modello solleva questioni pesantissime non solo sulla privacy, ma anche sulla concorrenza.

Come verranno scelte le app da integrare?

Con quali criteri?

Si creerà una nuova élite di servizi “amici” di OpenAI, lasciando fuori tutti gli altri?

Stiamo assistendo al tentativo di costruire un nuovo monopolio, dove OpenAI non si accontenta più di essere lo strumento più intelligente, ma vuole diventare il cancello d’ingresso obbligatorio per accedere a tutto il resto.

La visione di Turley è potente, ma forse è il caso di guardarci dentro con un po’ più di attenzione, prima di consegnargli le chiavi del nostro mondo digitale.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

11 commenti su “ChatGPT: La visione di OpenAI per un sistema operativo del futuro”

  1. Francesco De Angelis

    Questa visione di OpenAI mi lascia perplesso. Un sistema operativo basato su ChatGPT? Mi sembra una strada verso una dipendenza tecnologica esagerata. Chi ci garantirà che i nostri dati rimarranno davvero al sicuro?

    1. Alessio De Santis

      L’idea di un OS conversazionale centralizzato presenta sfide significative. La concentrazione del potere in un’unica entità, anche se efficiente, genera preoccupazioni concrete sulla gestione dei dati e sulla potenziale limitazione delle alternative. La centralizzazione porta inevitabilmente a un singolo punto di fallimento, se non di controllo.

    1. Patrizia Bellucci

      Un sistema operativo tutto in uno? Sembra una ricetta per il disastro. Prevedo solo più controllo e meno libertà, ma questa è la direzione in cui andiamo.

    2. Certo, una sorta di “sistema operativo” conversazionale, che bello. Mi chiedo solo se questa comodità offerta da ChatGPT non finirà per renderci ancora più passivi. In fondo, se tutto è così facile, perché mai dovrei imparare a fare qualcosa da solo?

  2. Ma certo, trasformiamo ChatGPT nel nuovo “grande fratello” digitale. Speriamo solo che non decida lui cosa è meglio per noi.

  3. Giulia Martini

    Un OS conversazionale centralizzato? Una bella gabbia dorata, mi pare. La comodità ha sempre un prezzo salato, e temo che questa volta pagheremo con la nostra stessa libertà digitale.

  4. Greta Silvestri

    L’ambizione di OpenAI di trasformare ChatGPT in un sistema operativo merita attenzione. Centralizzare l’esperienza digitale sotto un’unica interfaccia solleva questioni concrete sulla gestione dei dati e sulla libertà di scelta. Stiamo davvero pronti a delegare così tanto potere a un’unica entità?

  5. Riccardo Cattaneo

    L’idea di un sistema operativo centrato su ChatGPT è audace. Penso che l’integrazione diretta delle app potrebbe semplificare molte cose, ma la centralizzazione dei dati mi lascia un po’ perplesso.

    1. Certo, un OS AI. Già mi immagino a consegnare tutto il mio esistere a un chatbot, con la speranza che non mi venda a qualche corporazione.

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