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Contattaci ora →Anthropic sfida OpenAI: Claude ora crea file e analizza dati, aprendo nuove frontiere per la produttività ma sollevando interrogativi sulla sicurezza dei dati sensibili.
Anthropic ha potenziato Claude, che ora può creare e modificare file e analizzare dati con Python/Node.js, ponendosi in diretta competizione con ChatGPT. Questa mossa strategica mira al mondo business, ma solleva importanti questioni sulla privacy e sicurezza dei dati degli utenti, richiedendo cautela nonostante le incredibili nuove potenzialità.
Claude si mette in pari: ora crea file e fa concorrenza diretta a ChatGPT
Sembra che in casa Anthropic abbiano deciso di premere sull’acceleratore. Con una mossa che sa tanto di guanto di sfida lanciato a OpenAI, hanno appena annunciato che il loro assistente AI, Claude, adesso può creare e modificare file direttamente nelle conversazioni.
Hai capito bene: documenti, fogli di calcolo, presentazioni e persino PDF.
Una novità che sposta l’asticella della competizione e che, a prima vista, sembra colmare un divario importante con ChatGPT.
Ma questa mossa, che odora di rincorsa tecnologica, nasconde molto di più di una semplice nuova funzione. È un segnale forte che la guerra delle intelligenze artificiali si gioca sul campo delle applicazioni pratiche, quelle che servono a te, a me, a chi lavora ogni giorno con i dati.
E quando si parla di dati, le cose si fanno sempre interessanti.
Non solo documenti, ma un vero motore di analisi dati
Diciamocelo, la capacità di generare un file Word da una conversazione è utile, ma non è la vera bomba.
Il vero cambiamento, quello che fa la differenza, è che Claude ora integra funzionalità di esecuzione di codice Python e Node.js. In parole povere Anthropic ha appena lanciato la sua versione del tanto acclamato Code Interpreter di ChatGPT.
Questo significa che puoi caricare un set di dati e chiedere a Claude di analizzarlo, creare modelli finanziari complessi su Excel con formule funzionanti o generare grafici e report visivi.
È una svolta pensata chiaramente per il mondo business, tanto che per ora è disponibile solo per gli utenti dei piani a pagamento Max, Team ed Enterprise.
Una strategia chiara: dare gli strumenti più potenti a chi è disposto a pagare.
Ma mentre gli addetti ai lavori si sfregano le mani pensando alle nuove potenzialità, c’è un dettaglio nelle note a margine di Anthropic che dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme.
Bello, potente, ma a quale prezzo per i tuoi dati?
Qui le cose si fanno serie.
Anthropic non si nasconde e mette nero su bianco un avvertimento che, francamente, fa riflettere. Sul loro sito di supporto si legge che questa nuova funzionalità “dà a Claude l’accesso a internet per creare e analizzare file, il che potrebbe mettere a rischio i tuoi dati”, consigliando di “monitorare attentamente le chat quando si utilizza questa funzione”.
Tradotto dal linguaggio corporate: “Ti diamo uno strumento potentissimo, ma se qualcosa va storto con i tuoi dati sensibili, la responsabilità è tua”.
Questa ammissione, per quanto trasparente, solleva un dubbio enorme.
Stiamo davvero affidando i nostri file aziendali, i nostri database clienti, le nostre analisi di mercato a un sistema che, per sua stessa natura, ha bisogno di accedere a risorse esterne per funzionare?
La mossa di renderlo disattivato di default per i piani Enterprise la dice lunga: sanno benissimo che il rischio c’è, ed è concreto.
La comodità vale davvero questo prezzo?
Il mercato si scalda, ma la cautela è d’obbligo
È evidente che Anthropic non poteva più restare a guardare mentre OpenAI continuava a dettare le regole del gioco.
Questo aggiornamento è una risposta necessaria, un passo fondamentale per rimanere competitivi. La capacità di lavorare sui file e analizzare dati è ciò che trasforma un chatbot da semplice assistente conversazionale a vero strumento di produttività.
La partita, quindi, si fa sempre più accesa.
Da un lato abbiamo nuove, incredibili possibilità per automatizzare compiti e ricavare valore dai nostri dati. Dall’altro, un’incognita sempre più grande sulla sicurezza e sulla privacy.
La tecnologia corre, ma la domanda che dobbiamo farci è sempre la stessa:
a che condizioni siamo disposti a seguirla?
Pratica l’ho visto fare, ma la gestione dei permessi è sempre il solito problema. Se poi l’AI ci mette le mani, figuriamoci i pasticci. Bisogna vedere come gestiscono la sicurezza.
Ancora promesse di produttività, eh? E chi controlla che questi “file creati” non finiscano dove non devono? Mi sembra un po’ troppo facile dare in mano ai bot strumenti così potenti. Ma alla fine, chi ci paga se qualcosa va storto?
Wow, che bella evoluzione per Claude! Mi chiedo quanto cambierà il modo di lavorare con questi nuovi strumenti.