Claude di Anthropic ha ora una memoria a lungo termine: è davvero una buona notizia?

Anita Innocenti

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Una comodità che solleva interrogativi: quanto è saggio affidare dati sensibili e strategie aziendali a un’intelligenza artificiale, per quanto “aziendale”?

Anthropic ha dotato Claude di memoria a lungo termine per le aziende, promettendo maggiore produttività. Sebbene sia opzionale e mirata al lavoro, la novità solleva interrogativi su privacy, gestione dati sensibili e rischi di "allucinazioni", già visti con i competitor. La mossa, pur con controlli utente, spinge a riflettere sui limiti della delega all'IA.

Claude ora ha una memoria di ferro. Ma è davvero una buona notizia?

Anthropic ha appena premuto l’acceleratore, dotando il suo chatbot, Claude, di una memoria a lungo termine. In pratica, da oggi Claude si ricorderà le tue preferenze, i dettagli dei tuoi progetti e il contesto delle conversazioni passate, senza che tu debba ripetergli tutto ogni volta.

Una bella comodità, certo, specialmente per chi lo usa in ambito lavorativo con i piani Team e Enterprise.

Ma, diciamocelo, una mossa del genere solleva subito una domanda.

A che prezzo?

Questa non è una semplice aggiunta tecnica.

È un cambiamento profondo nel modo in cui interagiamo con l’IA, che smette di essere uno strumento “smemorato” per diventare un assistente che “impara” da te. E se da un lato promette di snellire il lavoro, dall’altro apre scenari che meritano una riflessione attenta.

Una memoria “per il lavoro”, ma con chi parli davvero?

L’idea di Anthropic è chiara: posizionare Claude come lo strumento definitivo per l’ufficio. La nuova memoria automatica è pensata per ricordare processi aziendali e necessità dei clienti, non i tuoi dettagli personali. Un passo avanti rispetto alla funzione manuale introdotta un mese fa, che sembrava più un test che una vera soluzione.

L’azienda ci tiene a sottolineare che la funzione è opzionale, disattivata di default, e che gli amministratori aziendali possono spegnerla per tutti.

E meno male, verrebbe da dire.

Il punto, però, è un altro.

Affidare la memoria storica di un progetto, con dati sensibili, clienti e strategie, a un’intelligenza artificiale, per quanto “aziendale”, è una decisione da ponderare bene.

Siamo sicuri che i confini tra “lavoro” e “personale” siano così netti per un algoritmo?

E chi garantisce come questi “ricordi” verranno gestiti e protetti nel tempo?

La mossa sembra una risposta diretta alla concorrenza, quasi obbligata per non restare indietro. Ma quando i tuoi rivali hanno già mostrato quanto questo terreno possa essere scivoloso, forse correre non è la strategia migliore.

La gara alla memoria e i fantasmi di ChatGPT

Anthropic non è la prima a tentare questa strada. Sia OpenAI con ChatGPT che Google con Gemini hanno già implementato funzionalità simili, ma non senza problemi.

Anzi, si è parlato di risposte sempre più “deliranti” da parte di chatbot che, mescolando ricordi di conversazioni diverse, perdevano il contatto con la realtà.

Anthropic sembra voler dire: “noi lo facciamo meglio, in modo più controllato e sicuro, solo per i professionisti”.

Viene da chiedersi se questo focus sul mondo enterprise sia una vera strategia di differenziazione o, più furbamente, un modo per limitare i danni.

Un conto è un’IA che dà risposte strampalate a un utente privato, un altro è un’IA che fa confusione con i dati di un’intera azienda.

La promessa è quella di un ambiente più stabile e governabile, dove la memoria non è un caos incontrollato ma uno strumento di produttività.

Ma il dubbio resta: stiamo davvero assistendo alla nascita di un’IA più affidabile o semplicemente a un altro esperimento su larga scala, questa volta con le aziende a fare da cavie?

Controllo all’utente o solo un’abile illusione?

Per calmare le acque, Anthropic mette sul tavolo una serie di controlli. Puoi vedere e modificare ciò che Claude ricorda, e per le conversazioni “da dimenticare” c’è una nuova modalità in incognito, disponibile per tutti. Sembra tutto molto rassicurante: il potere è nelle tue mani.

Ma è davvero così?

Questa enfasi sul controllo individuale potrebbe essere anche un modo per scaricare la responsabilità. Se l’IA commette un errore basandosi su un “ricordo” che tu non hai cancellato, di chi è la colpa? L’introduzione di queste funzionalità, presentate come un enorme vantaggio, ci spinge sempre di più a fidarci e a delegare.

La vera domanda, quindi, non è tanto se questa memoria funzionerà, ma cosa comporterà per noi. Dare a un’IA la capacità di ricordare non la rende più intelligente o più umana. La rende solo uno strumento più potente e, potenzialmente, più rischioso.

E come sempre, sta a noi capire fin dove è saggio spingersi.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

16 commenti su “Claude di Anthropic ha ora una memoria a lungo termine: è davvero una buona notizia?”

  1. Capisco la preoccupazione di affidare dati sensibili a un sistema così potente. La comodità è evidente, ma la gestione di tali informazioni richiede un’attenta valutazione. Quali garanzie ci proteggono davvero?

  2. Veronica Napolitano

    L’introduzione della memoria a lungo termine in Claude è un passo audace. Ci spinge a ponderare attentamente il confine tra efficienza e protezione delle nostre informazioni più delicate.

  3. Carlo Benedetti

    Altra trovata per farci delegare ancora di più. Si parla di comodità, ma penso più a chi raccoglie le informazioni. Si fidano di un programma con dati delicati? Mi sembra un gioco rischioso.

    1. Carlo, parliamoci chiaro. Più “comodità” significa più dati in giro. Chi garantisce che questa memoria di ferro non diventi un archivio aperto? Se fosse mio, ci penserei due volte prima di usarla.

  4. Che Claude ricordi tutto mi fa pensare alle vecchie enciclopedie, piene di sapere ma anche un po’ spaventose. Delegare così tanto all’IA, anche per lavorare, apre scenari in cui la nostra capacità di ricordare e selezionare le informazioni potrebbe affievolirsi. Quanto siamo pronti a questo cambiamento?

  5. Giovanni Graziani

    La memoria estesa di Claude è una mossa furba per la produttività, ma dobbiamo pensare bene a quali segreti le affidiamo. La comodità è alta, il rischio di esposizione pure. Vale la pena correre questo rischio per qualche ora risparmiata?

  6. Sono molto preoccupata. L’idea che un’IA possa ricordare i nostri dati aziendali a lungo termine mi mette ansia. La privacy e la sicurezza delle informazioni sono prioritarie. Non so se questa “memoria” sia davvero un progresso o un rischio latente.

    1. Claudio Ruggiero

      Quindi ora Claude si ricorderà tutto. Utile, sì, ma quanto è prudente dare a una macchina i nostri segreti d’ufficio? Mi chiedo chi supervisionerà questi ricordi.

  7. Benedetta Lombardi

    Affidare informazioni aziendali a un’IA, anche con memoria, è una decisione che richiede ferma valutazione. La produttività è un obiettivo, ma la discrezione è sovrana. Bisogna sempre mantenere il controllo.

  8. La memoria estesa di Claude è un passo prevedibile, ma la mia preoccupazione principale riguarda il controllo effettivo su quali dati vengano conservati e come. Affidare così tanto a un’IA solleva seri dubbi sulla sicurezza delle mie informazioni aziendali.

    1. Giuseppina Negri

      La comodità di Claude con memoria a lungo termine è innegabile per il lavoro, ma la gestione dei dati sensibili mi fa pensare. Quanto siamo pronti a delegare processi decisionali all’IA?

  9. Giuseppina Negri

    La memoria estesa di Claude apre scenari interessanti per la produttività, ma mi interrogo sui confini etici del delegare informazioni così intime. Dove finisce l’utilità e inizia il rischio?

    1. Capisco il punto sulla produttività, ma la questione della privacy dei dati aziendali mi preoccupa. Affidare così tanto a un’IA, anche se pensata per il lavoro, mi sembra un passo audace. Dove mettiamo il confine?

  10. Certo, una memoria così lunga. Ma chi controllerà davvero cosa si ricorda, e come lo usa? La comodità può nascondere parecchie insidie, non credete?

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