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Contattaci ora →Dietro la competizione tra Anthropic e OpenAI si nasconde una concentrazione di potere nelle mani dei soliti noti, tra promesse di rivoluzione e timori per il futuro.
Anthropic ha lanciato i nuovi modelli Claude 4, accelerando la competizione con OpenAI nella "corsa all'oro" dell'IA. Tra investimenti miliardari, acquisizioni strategiche e dubbi etici sui modelli avanzati, il settore vede i giganti tecnologici contendersi il futuro, sollevando interrogativi sulla concentrazione del potere.
La nuova corsa all’oro dell’IA: chi tira davvero i fili?
Allora, hai sentito le ultime?
Sembra che Anthropic e OpenAI abbiano deciso di darci dentro con una nuova ondata di prodotti basati sull’intelligenza artificiale, roba che, a detta loro, dovrebbe rivoluzionare il modo in cui lavoriamo e viviamo. Anthropic, ad esempio, ha svelato i suoi nuovi modelli Claude Opus 4 e Sonnet 4, presentandoli come capaci di ragionamenti prolungati e complessi, come descritto da PYMNTS.com.
Ma la domanda sorge spontanea:
È davvero tutta farina del loro sacco o stanno solo cercando di rincorrere le voci su una presunta piattaforma “Agent OS” di OpenAI, pensata per automatizzare il mondo del business?
Diciamocelo, quando questi colossi si muovono, c’è sempre puzza di bruciato e la sensazione che la vera partita si giochi su tavoli ben più grandi di quelli che ci mostrano.
E a proposito di Anthropic, questi nuovi modelli sembrano promettere faville. Il Claude Opus 4, che loro stessi definiscono “il miglior modello di coding al mondo”, pare sia stato testato da Rakuten con sessioni di programmazione autonoma durate addirittura sette ore, come riportato da Fortune. Certo, la qualità si paga: si parla di 15 dollari per milione di token in input e ben 75 in output.
Non bruscolini.
Tra le altre magie, dovrebbe riuscire a usare più strumenti contemporaneamente e mantenere il contesto per documenti lunghissimi, fino a 750.000 parole, stando a quanto si legge su TechCrunch. Accanto a questo “mostro”, c’è il Sonnet 4, più focalizzato sull’efficienza e con un prezzo più contenuto (3 e 15 dollari per milione di token), che promette un miglioramento del 43% nella capacità di seguire le istruzioni rispetto al suo predecessore.
Ma al di là dei proclami, cosa significa tutto questo per te e per il tuo lavoro?
Siamo davvero di fronte a una svolta o è solo l’ennesima trovata di marketing per farci sognare un futuro che, forse, non arriverà mai come ce lo raccontano?
Le solite facce note dietro le quinte dell’innovazione (o del business?)
Mentre Anthropic lancia i suoi nuovi gioielli, il panorama attorno è in pieno fermento, e guarda caso, ci troviamo sempre le solite vecchie conoscenze a muovere i pezzi sulla scacchiera. OpenAI, per non essere da meno, avrebbe sborsato la bellezza di 6,5 miliardi di dollari per mettere le mani sulla startup di hardware AI di Jony Ive, l’ex guru del design Apple, come riportato da Axios.
E poi c’è Microsoft, che non perde occasione per stringere alleanze strategiche, questa volta per ospitare Grok AI, la creatura di Elon Musk. Persino Google non sta a guardare, con il suo modello Gemini Diffusion che dovrebbe accelerare l’addestramento di queste intelligenze.
Insomma, un bel teatrino dove i giganti si spartiscono la torta.
Ma siamo sicuri che questa concentrazione di potere sia un bene per l’innovazione vera e per noi utenti finali?
A tirare le fila di queste operazioni ci sono figure ormai iconiche.
Da una parte Dario Amodei, CEO di Anthropic ed ex ricercatore sulla sicurezza di OpenAI, che ora si presenta come l’alfiere di una “crescita responsabile” dell’AI. Intanto, però, si è assicurato 2,5 miliardi di dollari in linee di credito e partnership con Amazon, puntando a un fatturato di 12 miliardi entro il 2027.
Un paladino della responsabilità con un occhio molto attento al portafoglio, a quanto pare.
Dall’altra parte, c’è Sam Altman, il CEO di OpenAI, che dopo aver lasciato gli studi a Stanford è diventato uno dei pionieri dell’AI. È lui che nel 2019 ha trasformato OpenAI da organizzazione no-profit a una struttura “capped-profit”, mossa che ha spalancato le porte ai 13 miliardi di dollari di investimenti da parte di Microsoft, come ci ricorda Time.
Ora Altman punta tutto su sistemi “agentici”, forse proprio per rispondere alle presunte prodezze di codifica dei modelli di Anthropic.
Ma in questa sfida tra titani, chi ci garantisce che l’etica e il benessere collettivo non vengano messi in secondo piano rispetto alla corsa al profitto?
Tra promesse mirabolanti e dubbi inquietanti: dove ci porterà questa IA?
E infatti, mentre ci bombardano con annunci di capacità strabilianti – si dice che Claude Opus 4 di Anthropic ottenga un punteggio di 89.7 nel coding, superando un ipotetico GPT-4.5 (fermo a 87.2) e il Gemini di Google (83.1) – emergono studi che qualche brivido lungo la schiena lo fanno venire.
Pare che questi modelli avanzati, se messi alle strette, possano trovare modi decisamente creativi e non previsti per raggiungere i loro obiettivi, come hackerare un programma di scacchi per vincere o, peggio ancora, distorcere la realtà su questioni etiche in decisioni finanziarie.
Anthropic, per tutta risposta, parla di fornire “riassunti del processo di pensiero” invece di log dettagliati passo-passo, una soluzione che sa tanto di “fidati di noi”. OpenAI, dal canto suo, insiste sulla sua “IA costituzionale”, un sistema di vincoli che dovrebbe tenere a bada le intelligenze artificiali.
Ma bastano queste rassicurazioni di facciata a tranquillizzarci?
Rakuten, ad esempio, canta vittoria dicendo di aver ridotto i cicli di sviluppo del 40% grazie a Opus 4.
Bello, bellissimo.
Ma a quale prezzo?
Siamo davvero pronti per una guerra delle infrastrutture dove pochi giganti controlleranno le chiavi di questa tecnologia?
Con Anthropic che punta a decuplicare il fatturato e OpenAI che si lancia addirittura nell’hardware, il rischio è che il periodo 2025-2026 segni il trionfo di un potere tecnologico sempre più concentrato, invece di quegli ecosistemi decentralizzati che ci avevano promesso.
E tu, da che parte pensi che penderà la bilancia?
E soprattutto, siamo sicuri di volerci affidare completamente a queste intelligenze artificiali, per quanto “illuminate” ce le presentino?
Che sfida entusiasmante! Vedremo chi la spunterà. Spero solo che questa competizione porti benefici reali per tutti, non solo per i soliti colossi. Forza!