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Contattaci ora →Il Public Search Liaison non rassicura i creator, sollevando interrogativi sul futuro dei contenuti online e sulla strategia di Google nell’era dell’IA
Al WordCamp US 2025, l'ex Public Search Liaison di Google, Danny Sullivan, ha deluso le aspettative. Nel suo primo discorso post-Google, non ha rassicurato i creator sull'impatto delle AI Overviews sul traffico organico. Di fronte alle domande sul crollo, Sullivan ha ammesso che Google "sta ancora cercando di capire", lasciando i professionisti del web senza risposte chiare in un'era dominata dall'IA.
Danny Sullivan saluta Google e… non rassicura nessuno
Al WordCamp US 2025, tenutosi il 30 agosto, c’era un’attesa palpabile per l’intervento di Danny Sullivan. Non un intervento qualunque, ma il suo primo discorso pubblico dopo aver lasciato il ruolo di Public Search Liaison di Google appena un mese prima.
In pratica, un addio ufficiale.
Tutti si aspettavano il solito discorso su come Google stia evolvendo, sull’intelligenza artificiale e sull’importanza dell’E-E-A-T. E, in effetti, Sullivan ha recitato il copione alla perfezione, spiegando come il motore di ricerca si adatti costantemente, con il 15% di query che ogni giorno sono completamente nuove.
Ma la vera domanda che tutti si facevano, sottovoce, era un’altra: ora che non è più un uomo di Google, ci dirà finalmente come stanno le cose?
La risposta, purtroppo, non è stata quella che speravamo.
Il suo intervento, intitolato “Come (e perché!) Google Search continua a evolversi”, si è trasformato presto in un monologo che sembrava più una difesa d’ufficio che una rivelazione. La sensazione era quella di ascoltare un disco già sentito: l’importanza di creare “contenuti fantastici per le persone” continua a essere la soluzione a tutto, anche nell’era dell’IA.
E mentre parlava, la platea di creator e sviluppatori annuiva, ma con un’inquietudine crescente.
La domanda che ha gelato la sala
Poi, è arrivato il momento delle domande dal pubblico. E qui, il castello di carte delle rassicurazioni aziendali ha iniziato a scricchiolare.
Una content creator, Angie Drake, si è alzata e ha messo Sullivan di fronte alla dura realtà, quella che noi che lavoriamo sul web viviamo ogni giorno. Con una franchezza disarmante, gli ha chiesto conto del crollo del traffico organico che molti siti stanno subendo a causa delle AI Overviews, come descritto da gaganghotra.com, domandando senza mezzi termini:
“Cosa pensate di fare per compensarmi?”
Silenzio.
La risposta di Sullivan è stata un capolavoro di diplomazia aziendale che, tradotto, significa “non ne abbiamo la più pallida idea”. Ha ammesso che la rivoluzione è in atto, che è “utile per gli utenti” e per i motori di ricerca, e che Google “vuole che anche noi saliamo a bordo”.
Ma sul come, il buio più totale.
“È ancora una parte di ciò che dovremo capire”, ha concluso.
Una non-risposta che ha lasciato l’amaro in bocca, perché suona tanto come un: “Noi andiamo avanti, voi cercate di non affogare”.
E quindi? Google naviga a vista o ha un piano che non ci vuole svelare?
Questo scambio di battute è molto più di un semplice aneddoto. È la fotografia perfetta della situazione attuale: da una parte c’è una multinazionale che corre a testa bassa verso un futuro dominato dall’IA, senza però avere una strategia chiara per sostenere l’ecosistema di creator che, fino a ieri, ha alimentato il suo stesso motore.
Dall’altra, ci siamo noi, imprenditori e professionisti, che vediamo il nostro lavoro e i nostri investimenti messi a rischio da un cambiamento di cui non si conoscono le regole.
L’uscita di scena di Sullivan, che per anni ha cercato di fare da ponte tra Google e la community SEO, sembra chiudere un capitolo.
Ma quello che si apre è pieno di incognite.
La sensazione è che, mentre Google “sta ancora cercando di capire”, a noi non resti che rimboccarci le maniche e trovare nuovi modi per portare valore, sperando che qualcuno, a Mountain View, si ricordi che senza contenuti di qualità da cui attingere, anche l’intelligenza artificiale più avanzata diventa solo un guscio vuoto.
La mancanza di certezze da parte di Google sulle AI Overviews mina la credibilità. Il modello di business dei contenuti online è in discussione.
Sullivan ammette che Google naviga a vista sull’IA? Immagino che i creator debbano armarsi di bussola e cartina per orientarsi nel futuro.
Il solito cinema. Google improvvisa sull’IA, lasciando i creator al buio. Chi ci rimette sono sempre gli stessi.
Sullivan conferma quello che tutti pensavamo: Google è nel caos con l’IA. Lasciare i creator a navigare in questo mare senza bussola è da irresponsabili. Chi ci rimette? Sempre noi.
La mancanza di risposte chiare da parte di Sullivan è preoccupante. Google sembra procedere senza una visione chiara per i creator. La sostenibilità dei contenuti online è in discussione.
La difficoltà di Google nel dare risposte concrete ai creator preoccupa. Forse è ora che anche loro comprendano davvero il valore del lavoro di chi crea contenuti.
La dichiarazione di Sullivan evidenzia la reale posta in gioco per i creator con le nuove funzionalità di Google. Se l’IA continuerà a “mangiare” il traffico, il modello di business per molti potrebbe cessare di esistere.
Bene, il buon Danny ammette che si sta ancora “capendo”. Diciamo che Google ha l’abitudine di lanciare novità senza guardare chi ci finisce sotto. Speriamo che i creator non debbano imparare a fare i giocolieri con le parole per sopravvivere.
Nicolò, la tua osservazione è pertinente. L’ammissione di Google di essere ancora in fase di “comprensione” indica una mancanza di preparazione sull’impatto delle AI Overviews. Questo approccio “lancia e spera” è rischioso per l’affidabilità della piattaforma e per la sostenibilità dei creator.
La mancanza di risposte chiare da Sullivan solleva dubbi sulla sostenibilità dei contenuti online. Come pensano di gestire questo impatto sui creator?
La situazione di Sullivan riflette l’incertezza generale. Google sembra navigare a vista con l’IA, lasciando i creator in sospeso. Mi chiedo se abbiano un piano B.
Allora, Sullivan che ammette di “non sapere” è un classico. Google lancia le sue novità AI senza un piano chiaro, e poi si stupisce se i creator si lamentano. Chi ci rimette, come al solito, sono quelli che producono i contenuti. Ma chi l’avrebbe detto?
Ma come, proprio lui che doveva spiegare? Sembra che pure Google sia persa con queste novità AI. Ci stanno togliendo il lavoro e non danno risposte. Che futuro ci aspetta?
Dire che Google “ci sta provando” suona un po’ debole. Se la nuova direzione crea problemi ai creator, allora dovrebbero ammetterlo apertamente e proporre soluzioni concrete, non solo vaghe promesse. Non è così che si costruisce fiducia.
Sullivan confessa l’incertezza di Google sull’AI? Bene, significa che la mia visione da marketer outsider è più lucida della loro. Chi ci rimette sono quelli che producono contenuti, non chi pensa a come riempire gli spazi.
Ma che sorpresa, Sullivan è muto come un pesce! Google lancia le sue genialate senza pensare alle conseguenze, lasciando i creator a raccogliere i cocci. Ma il problema non è solo di Sullivan, è di chi ha permesso questo caos. Non è forse ora di pretendere trasparenza?
Ma guarda un po’, il grande Sullivan non sa cosa dire. Come sempre, Google crea scompiglio e poi se ne lava le mani. Io ormai non mi fido più di nulla che esce da quella casa.