Gemini Live arriva su iPhone: la magia di Google sbarca su iOS tra promesse, dubbi e la sfida con Apple

Anita Innocenti

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Gemini Live arriva su iPhone, promettendo di interpretare il mondo attraverso la fotocamera e lo schermo, ma restano i dubbi su consumi, privacy e sulla risposta di Apple.

Finalmente Gemini Live di Google è disponibile per iPhone. Annunciato a Google I/O 2025, promette un'IA che "vede" e interagisce con il mondo reale e lo schermo in tempo reale. Non mancano però dubbi su prestazioni, batteria e privacy, mentre Apple prepara la sua contromossa per non restare indietro nella corsa all'IA.

Ma alla fine, cosa ci fai con questo Gemini Live sul tuo iPhone?

Beh, sulla carta le promesse sono tante, forse troppe. Immagina di poter puntare la fotocamera del tuo iPhone su un oggetto e Gemini ti dice cos’è, oppure, come descritto qui, ti aiuta a montare quel mobile dell’IKEA che ti sta facendo impazzire, analizzando l’ambiente e guidandoti passo passo.

E se sei in viaggio?

Potrebbe tradurti al volo un testo in lingua straniera semplicemente inquadrandolo, una funzionalità già vista ma che Google promette più integrata. Non solo, perché se condividi lo schermo, Gemini potrebbe spiegarti quel grafico complicatissimo che ti ha mandato il capo o quel documento illeggibile, come dettagliato anche da 9to5Google.

Roba da far girare la testa, no?

Ma funzionerà davvero così liscio come ce la raccontano o ci ritroveremo a urlare contro un’IA che non capisce un tubo, consumando batteria come se non ci fosse un domani? E a proposito di batteria e prestazioni, qui casca l’asino, o almeno, si spera di no. Perché se queste magie richiedono al tuo iPhone di fare gli straordinari, sai già come va a finire…

Dietro le quinte: la solita corsa all’ottimizzazione (e qualche dubbio lecito)

Certo, quelli di Google non sono mica sprovveduti. Giurano e spergiurano che con l’arrivo su iOS hanno anche tirato a lucido il loro modello Gemini 2.5 Flash. Pare che ora consumi il 25% in meno di risorse – come riportato da AppleInsider – il che dovrebbe placare un po’ le lamentele sulla batteria che cola a picco dopo due minuti di chiacchierata con l’IA.

Una bella notizia, se fosse confermata dall’uso quotidiano, perché tra il dire e il fare c’è di mezzo… beh, lo sappiamo tutti. E non si può negare che, almeno sulla carta, l’impatto sull’accessibilità potrebbe essere enorme: pensa a Gemini che aiuta una persona ipovedente a riconoscere le medicine o a evitare un ostacolo per strada.

MacRumors racconta di demo impressionanti, con tanto di plauso dall’American Council of the Blind durante i test. Tutto questo, ci dicono, nasce da quel famoso Project Astra del 2024, l’idea di Google di un’IA che “vede” il mondo. Certo, su iOS hanno dovuto sudare sette camicie per aggirare le restrizioni di Apple, usando un mix di elaborazione sul dispositivo e cloud.

Ma la domanda sorge spontanea, no?

Quanta di questa “magia” avviene davvero sul nostro telefono e quanti dei nostri dati, delle nostre immagini, delle nostre conversazioni finiscono dritti sui server di Google, con buona pace della nostra privacy?

Siamo sicuri di voler dare un altro pezzetto della nostra vita in pasto a questi algoritmi?

E mentre Google si autocelebra per aver portato la sua creatura anche sui melafonini, sorge spontanea una domanda:

cosa bolle in pentola dalle parti di Cupertino?

Non staranno mica a guardare, vero?

E la concorrenza? Apple sta a guardare o prepara il contrattacco?

Mentre Google gonfia il petto, promettendo future integrazioni mirabolanti con Calendar, Maps e Gmail – con l’IA che ti crea eventi da una chiacchierata o ti aggiusta la navigazione in tempo reale, stando a quanto anticipato da 9to5Google – c’è da chiedersi cosa stia combinando Apple.

Non penserai mica che a Cupertino stiano dormendo sonni tranquilli, vero?

Le voci di corridoio, come quelle raccolte da TechCrunch, parlano di un “AI Lens” in arrivo con iOS 19, che potrebbe dare parecchio filo da torcere a Google. Certo, Big G ora ha il vantaggio di essere arrivato prima su più piattaforme, ma la vera partita si giocherà sulla qualità, sull’integrazione con l’ecosistema e, soprattutto, sulla fiducia degli utenti.

Perché, diciamocelo chiaramente, questa corsa all’IA è entusiasmante, non c’è dubbio, ma ci lascia con un sacco di domande appese:

Quanto siamo disposti a delegare a queste intelligenze artificiali, per quanto “smart” possano sembrare?

E chi controllerà davvero il flusso di informazioni, spesso sensibilissime, che gli stiamo consegnando su un piatto d’argento?

Meditiamo gente, meditiamo.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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