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La pubblicità si fonderà nelle risposte dell’IA: un’integrazione totale che promette di superare il vecchio schema basato sulle parole chiave, ma solleva interrogativi sui costi per gli inserzionisti
Google rassicura: la pubblicità non sparirà, ma si integrerà con l'IA diventando il cuore pulsante delle nuove esperienze di ricerca. Gli annunci si trasformeranno in soluzioni contestuali, non più link a lato. Una mossa che promette efficienza, ma nasconde il dubbio sui costi: meno click, stessi ricavi per Google. Gli inserzionisti dovranno prepararsi a pagare di più per ogni preziosa interazione?
La promessa di Google: la pubblicità non scompare, si trasforma
La dichiarazione è arrivata forte e chiara da Robby Stein, uno dei vicepresidenti di Google, che ha liquidato i dubbi sul futuro degli annunci con un secco “Non li vediamo andare da nessuna parte”.
Una frase che, come riportato su Search Engine Roundtable, suona come un sospiro di sollievo per molti, ma che nasconde una trasformazione ben più profonda di quanto sembri.
L’azienda, infatti, non sta semplicemente mantenendo gli annunci, ma li sta reinventando da zero per fonderli direttamente nelle risposte generate dall’intelligenza artificiale.
Non si tratta più di avere uno spazio “sponsorizzato” a lato o sopra i risultati di ricerca. Qui parliamo di un’integrazione totale, in cui l’annuncio diventa parte della conversazione che l’utente ha con l’IA.
Una promessa rassicurante, certo.
Ma la vera domanda è un’altra: come cambierà concretamente il nostro lavoro?
Come funzioneranno davvero gli annunci nell’era dell’IA?
Dimentica il vecchio schema basato solo sulle parole chiave. Il nuovo approccio è interamente contestuale. Se un utente chiede all’IA come pulire una piscina verde, l’algoritmo potrebbe spiegare il problema delle alghe e l’uso del cloro. Subito dopo, in modo quasi naturale, potrebbe suggerire prodotti specifici come aspiratori per piscine.
Quello è l’annuncio.
Non è più un link sponsorizzato, ma una soluzione integrata nel flusso del discorso. L’intelligenza artificiale diventa, di fatto, il mediatore che decide quale prodotto o servizio è più pertinente in quel preciso momento della conversazione.
Questo significa che l’ottimizzazione non si baserà più solo sulla corrispondenza secca di una keyword, ma sulla capacità di intercettare l’intento reale e il passo successivo nel percorso logico dell’utente.
Tutto questo ridisegna completamente le regole del gioco.
Ma c’è da fidarsi ciecamente di questa narrazione apparentemente perfetta?
Miliardi di dollari e qualche dubbio: cosa c’è dietro la facciata?
Guardiamo i numeri, perché alla fine sono quelli che contano. Nel secondo trimestre del 2025, la pubblicità legata alla ricerca ha generato per Google la bellezza di 54,2 miliardi di dollari, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente.
È evidente che l’azienda non ha alcuna intenzione di smantellare la sua macchina da soldi più potente. Anzi, l’obiettivo sembra essere quello di renderla ancora più efficiente e, probabilmente, più costosa per gli inserzionisti.
Liz Reid, un’altra figura di spicco di Google, ha ammesso in un’intervista che, sebbene con le nuove risposte IA si registrino meno click complessivi, i ricavi pubblicitari rimangono stabili.
Leggendo tra le righe, questo solleva un dubbio legittimo: se i click diminuiscono ma i guadagni di Google no, significa forse che il costo di quel singolo, prezioso click contestuale è destinato ad aumentare?
La sensazione è che la transizione verso l’IA non sia solo una rivoluzione tecnologica, ma anche un’abile manovra per consolidare una posizione dominante e massimizzare il valore di ogni singola interazione a pagamento.

La pubblicità nell’IA, un’evoluzione promettente. 🤖 Ma chi pagherà il prezzo di questa trasformazione? 💰 Dubito che i costi scenderanno. 🤔
L’IA integra la pubblicità. Soluzioni contestuali, meno click. Il prezzo per noi salirà? La ricerca del profitto è un mare tempestoso.
La pubblicità “integrata” da Google, con l’IA, è solo un nuovo modo per spremere liquidità. Chi controlla l’algoritmo, controlla il mercato. E noi, poveri inserzionisti, siamo sempre i pollo da spennare.
La pubblicità si fonde con l’IA, ma i costi per gli inserzionisti? Un enigma da risolvere.
Google svuota tasche inserzionisti. Prezzi alle stelle, solo chi c’è dentro tira. Chi paga il conto alla fine?
L’IA trasforma la ricerca. Il costo per noi salirà? Speriamo di no.
Ah, la pubblicità, quella cara vecchia amica, ora si veste d’IA. Chissà se il prezzo sarà in linea con la trasparenza promessa.