Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Google stravolge la homepage e introduce l’AI Mode, un’esperienza di ricerca interattiva che punta a trasformare l’apprendimento e l’interazione con le informazioni, ma con interrogativi sulla privacy.
Dal settembre 2025, Google rivoluziona la sua homepage con Doodle interattivi che introducono l'AI Mode. Potenziata da Gemini 2.5, offre ricerca conversazionale e strumenti di apprendimento avanzati come Canvas e analisi PDF. L'iniziativa trasforma la ricerca in un'aula virtuale, sollevando questioni importanti sulla privacy.
Un doodle per amico: Google trasforma la ricerca in un’aula virtuale
L’iniziativa, come annunciato direttamente sul suo blog ufficiale, è il culmine di un percorso iniziato a luglio 2025 con il lancio di AI Mode, un’esperienza di ricerca potenziata dal modello di intelligenza artificiale Gemini 2.5.
L’idea di fondo è semplice: superare la classica lista di link blu per offrire risposte conversazionali, contestualizzate e multimodali.
Puoi scrivere, parlare o mostrare un’immagine alla ricerca, e lei ti risponderà come farebbe un assistente esperto.
Ma non si tratta solo di un restyling della homepage, anzi.
Dietro a questa mossa c’è una strategia molto più profonda che ridefinisce il concetto stesso di ricerca.
Oltre la semplice ricerca: ecco cosa sa fare la nuova IA
La vera svolta sta nelle funzionalità pensate appositamente per chi studia e lavora. La nuova AI Mode introduce strumenti come Canvas, una sorta di lavagna virtuale dove puoi pianificare progetti e l’IA ti aiuta a organizzarli, popolando schemi e scalette che si aggiornano in tempo reale.
La vera bomba, però, è la possibilità di caricare documenti PDF: puoi dare in pasto alla ricerca le slide di una lezione o un paper universitario e farle domande specifiche, ottenendo spiegazioni che mettono in relazione il tuo documento con le informazioni presenti sul web.
A questo si aggiunge Search Live, che tramite la fotocamera del tuo smartphone ti offre aiuto in tempo reale su problemi visivi, come risolvere un’equazione scritta su un foglio.
Tutto molto potente, senza dubbio.
Ma questa spinta verso un’assistenza così personalizzata solleva una domanda che non possiamo ignorare:
A quale prezzo?
Il gigante buono? privacy e dati nell’era dell’apprendimento assistito
Diciamocelo chiaramente: ogni volta che carichi un documento o fai una domanda, stai fornendo a Google dati preziosi. Sebbene l’azienda segua le sue policy standard sulla gestione dei dati, il confine tra un aiuto genuino e una raccolta dati capillare diventa sempre più sottile.
I file che processi vengono analizzati sui server di Google e, con il tuo consenso, possono essere usati per addestrare i futuri modelli di IA. Non è un caso che il servizio sia attualmente disponibile solo negli Stati Uniti (con test in India) e limitato agli utenti maggiorenni.
Le implicazioni sulla privacy, specialmente in ambito educativo, sono un terreno minato e Google ci sta camminando con i piedi di piombo.
La domanda sorge spontanea: ci stiamo muovendo verso un futuro in cui l’accesso a un’istruzione potenziata dipenderà dalla nostra disponibilità a cedere frammenti sempre più grandi della nostra vita digitale?
Ma figurati se si preoccupano della privacy. Vogliono solo più dati. A noi cosa cambia, alla fine?
Benedetta, la questione della privacy è uno specchietto per le allodole. Alla fine, è solo un altro modo per raccogliere informazioni, niente di nuovo sotto il sole.
Sinceramente, questa nuova interfaccia mi lascia perplesso. Tanta interattività, ma a quale prezzo per i nostri dati? Temo che la ricerca del sapere diventi un dialogo con un’ombra.
Certo, Renato, la privacy è la vera palla al piede. Google parla di “aula virtuale”, ma sembra più un occhio che osserva costantemente. Se l’apprendimento passa per la cessione di ogni dettaglio, allora siamo sulla strada sbagliata.