AI Mode di Google snobbata dagli utenti: la ricerca svela il flop dell’AI nella ricerca

Anita Innocenti

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L’AI di Google non decolla: utenti preferiscono la ricerca tradizionale e ChatGPT

La AI Mode di Google, nonostante le aspettative, non convince gli utenti. Una ricerca indipendente di Farrah Bostic e iPullRank rivela che oltre la metà l'ha provata una sola volta per poi tornare alla ricerca tradizionale. Gli utenti preferiscono metodi consolidati o altre AI, evidenziando un disallineamento tra la tecnologia avanzata di Google e le reali esigenze di ricerca delle persone.

Gli utenti bocciano l’AI di Google: la ricerca svela il flop

Diciamocelo, i dati sono piuttosto chiari. L’indagine ha rivelato che, messi di fronte a compiti reali – dal cercare informazioni su un prodotto al trovare un servizio locale – gli utenti preferiscono ancora affidarsi a metodi collaudati: la ricerca classica, i forum come Reddit o persino un’altra AI come ChatGPT.

L’AI Mode di Google? Per ora, sembra essere l’ultima ruota del carro.

Come descritto nel dettaglio da iPullRank, questo non è un capriccio, ma un comportamento costante osservato in diverse tipologie di ricerca. Garrett Sussman di iPullRank l’ha messa giù semplice: “O la gente ottiene esattamente quello che cerca al primo colpo, oppure pensa semplicemente che l’AI Mode sia spazzatura rispetto agli altri modi in cui può cercare”.

Ma c’è un paradosso ancora più grande.

Perché questa freddezza di fronte a una tecnologia che, sulla carta, dovrebbe essere rivoluzionaria?

Tecnologia da fantascienza, adozione da mercatino dell’usato

Il punto è che l’architettura dietro l’AI Mode è tutt’altro che banale. Parliamo di sistemi di “chat stateful”, che si ricordano di te e delle tue ricerche passate per adattare le risposte in modo dinamico.

Un meccanismo sofisticato, progettato per imparare e migliorare.

Eppure, tutto questo ben di Dio tecnologico sembra non interessare a nessuno. Lo studio evidenzia che le persone trattano gli assistenti AI come dei compagni di ricerca, non come il punto di partenza.

Un aiuto, magari, ma non la fonte primaria.

E questo solleva un dubbio enorme: Google ha investito milioni in una soluzione che nessuno aveva veramente chiesto?

La faccenda si fa ancora più interessante quando si scopre il vero motivo di questo scollamento tra le intenzioni di Google e il comportamento degli utenti.

Cercare non è fare ricerca: l’errore di fondo di Big G

Ecco il cuore del problema, emerso con forza durante l’analisi: per le persone, “cercare” un’informazione e “fare una ricerca” sono due attività completamente diverse. Quando devi trovare un’informazione al volo (cercare), usi un metodo rapido e diretto. Quando devi approfondire un argomento, confrontare opzioni, farti un’opinione (fare ricerca), ne usi un altro.

L’AI Mode, nel tentativo di fare entrambe le cose, sembra non eccellere in nessuna delle due, finendo in una sorta di terra di nessuno. Gli utenti, istintivamente, continuano a usare gli strumenti che percepiscono come più adatti a ogni specifico compito.

La lezione?

La tecnologia, da sola, non basta se non risolve un problema reale nel modo in cui le persone vogliono che sia risolto. E per ora, l’imponente macchina da guerra AI di Google sembra aver fatto cilecca proprio su questo punto fondamentale.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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