Google, la pubblicità in AI Mode presto in Europa?

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Mentre Google parla di test negli USA, l’ombra del Digital Services Act e le accuse degli editori europei complicano l’introduzione della pubblicità nell’AI Mode, aprendo un nuovo fronte nella battaglia per il traffico e i ricavi online

Google si prepara a portare pubblicità nella sua AI Mode anche in Europa. A oggi i test sono ancora limitati agli USA, a causa delle rigide normative europee e delle preoccupazioni degli editori. Questi ultimi temono una significativa perdita di traffico, mettendo in discussione il futuro dei contenuti online.

Cosa sta succedendo davvero? Facciamo chiarezza

Diciamocelo chiaramente: la pubblicità nella AI Mode europea sta per arrivare. A oggi, però, siamo “ancora in fase di test” come descritto da Search Engine Roundtable.

Un approccio guardingo, quasi timido, che la dice lunga su quanto il terreno normativo europeo sia minato per l’azienda di Mountain View.

È fondamentale capire la differenza tra i due strumenti.

Le AI Overviews sono quelle sintesi generate dall’IA che compaiono in cima ai risultati di ricerca tradizionali per domande specifiche. La AI Mode, invece, è un’esperienza completamente diversa: trasforma l’intera interfaccia di ricerca in una conversazione, dove tu chiedi e l’IA risponde attingendo da più fonti web per creare un riassunto completo.

In pratica, Google non ti indica più solo la strada, ma ti racconta direttamente la destinazione.

E proprio questo cambio di paradigma spiega perché l’Europa abbia dovuto aspettare così tanto per avere queste funzioni, lanciate negli USA già a maggio 2024.

L’Europa, la solita cenerentola digitale (e i veri motivi del ritardo)

Il ritardo con cui la AI Mode è arrivata da noi non è certo un caso. Mentre Google parlava di “comprendere le sfumature culturali locali”, la verità è che le rigide normative europee come l’AI Act e il Digital Services Act hanno costretto l’azienda a muoversi con i piedi di piombo.

Le regole su come vengono gestiti i dati e sulla trasparenza dei contenuti generati dall’AI in Europa non sono uno scherzo.

Non a caso, quando è stato chiesto a Hema Budaraju, VP di Google Search, se con la AI Mode l’azienda diventasse di fatto un “editore” responsabile dei contenuti, la risposta è stata una schivata da manuale, limitandosi a dire che la funzione mostra “un’istantanea AI insieme a link al web”.

Una risposta che non ha affatto tranquillizzato gli editori indipendenti, i quali, già il 30 giugno 2025, avevano presentato una denuncia formale all’antitrust europeo accusando Google di causare “danni significativi in termini di traffico, lettori e perdite di ricavi”, secondo quanto documentato da PPC Land.

E questo ci porta dritti al cuore del problema: la battaglia, nemmeno troppo silenziosa, tra Google e chi, come te, vive di contenuti.

Google si prende tutto: la vera minaccia per chi crea contenuti

Il timore, più che fondato, è che con la AI Mode gli utenti non sentiranno più il bisogno di cliccare sui link per visitare i siti web.

Perché dovrebbero, se Google ha già servito loro la pappa pronta, un riassunto completo e ben confezionato?

Il passaggio è epocale: Google smette di essere un motore di ricerca per diventare un motore di risposte.

E chi ci rimette in tutto questo?

Aziende, professionisti, editori, tutti coloro che hanno costruito il proprio business sulla visibilità organica.

Google si affretta a dire che i numeri del traffico complessivo sono stabili, ma l’aria che si respirava durante un incontro tra manager dei media a Vienna, alla vigilia del lancio, era tutt’altro che serena. L’attesa è tutta per i dati di traffico di novembre, che saranno il primo, vero banco di prova per misurare l’impatto reale di questa rivoluzione. Intanto, la Francia è stata esclusa dal lancio per “incertezze normative”, un segnale che dimostra quanto la situazione sia ancora fluida e complessa.

L’eventuale arrivo degli annunci in questo nuovo contesto non è solo un nuovo modo per Google di monetizzare. È la tessera finale di un puzzle che potrebbe ridisegnare completamente le regole del gioco digitale, lasciando a molti solo le briciole.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “Google, la pubblicità in AI Mode presto in Europa?”

  1. Luciano D’Angelo

    L’Europa, con le sue normative, pone un freno naturale. Il timore degli editori per la perdita di traffico è legittimo. La sfida sarà bilanciare l’esigenza di profitto con la sostenibilità del contenuto.

    1. Walter Benedetti

      L’introduzione della pubblicità in AI Mode pone un dilemma: come garantire la sostenibilità degli editori nel futuro digitale?

    2. Alessandro Lombardi

      Il ritardo europeo mi pare legato più a questioni di ricavi che a salvaguardia editoriale. Bisognerà vedere se i modelli di guadagno AI cambieranno il gioco.

  2. Certo che la pubblicità in AI Mode sbarcherà anche da noi. Google non si ferma di fronte a qualche norma. Si tratta di un’evoluzione quasi naturale, direi. Resta da vedere quale sarà l’impatto sul mercato editoriale.

    1. Davvero un tema scottante! Questa mossa di Google sembra una progressione logica, ma mi preoccupa l’equilibrio per chi crea contenuti. Come pensate che cambierà il nostro modo di scoprire informazioni?

  3. Solita storia: mettono le mani avanti con i test, ma poi arrivano. L’Europa è un boccone troppo succulento per rinunciarci, nonostante le lamentele degli editori che vedono il loro lavoro svalutato. Almeno che ci pensino bene prima di stravolgere tutto.

    1. Nicola Caprioli

      Già lo si intuiva, no? Quest’aria di incertezza normativa sembra solo un velo sottile su un piano già definito. Chissà cosa ci aspetta davvero.

  4. Andrea Cattaneo

    Che sorpresa. Sembra che anche da noi arriverà la pubblicità in AI, nonostante le avvisaglie. L’idea che si possa perdere traffico è concreta. Mi chiedo se questo significhi davvero la fine per molti siti.

    1. Gabriele Caruso

      Ma figurati se l’Europa si fa scappare un mercato così. Solo che qui ci pensano bene prima di far passare certe cose. Vedremo se ‘sto modello AI riuscirà a soddisfare le voglie di tutti, editori inclusi.

    2. Vanessa De Rosa

      Questi nuovi modi di comunicare sono così affascinanti, vero? Mi chiedo se questa nuova frontiera pubblicitaria saprà creare connessioni autentiche, o se rimarrà solo un sussurro nel vento digitale.

      1. Sognando scenari futuri, mi immagino questo cambiamento come un nuovo capitolo nella narrazione digitale. Le pubblicità AI in Europa potrebbero davvero trasformare il modo in cui interagiamo con i contenuti, creando un flusso quasi onirico di informazioni e offerte. Ma quale sarà l’eco di questa trasformazione nei cuori degli utenti?

  5. Certo, ci mancherebbe. La pubblicità in AI Mode arriverà anche da noi, basta attendere. Forse gli editori dovrebbero considerare alternative prima che sia troppo tardi.

      1. Certo, *ovviamente* arriverà anche da noi, ci mancherebbe. È solo una questione di tempo prima che si decidano a farcelo assaggiare. Ci penseranno poi i nostri editori a lamentarsi della solita manfrina. Mi chiedo solo chi ci cascherà stavolta.

    1. Logico, l’Europa è il mercato che si lasciano sfuggire? La vera domanda è quanto tempo ci metteranno a farci abituare.

      1. Certo, un po’ di pazienza e vedremo anche qui le inserzioni. Pare che le normative europee siano un ostacolo non da poco, a quanto pare. Speriamo solo che non ci si ritrovi poi a fare i conti con un’altra scocciatura, che ne dite?

        1. Ovviamente arriverà. L’Europa è un mercato troppo redditizio per lasciarlo a chi non paga le inserzioni. Chissà se i contenuti di qualità avranno ancora un senso.

  6. Alberto Parisi

    Ma certo, ci mancherebbe. Arriverà anche qua la pubblicità in AI. Tanto poi i soldi li fanno sempre loro, noi ci guardiamo il risultato.

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