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Contattaci ora →L’aggiornamento, pensato per le materie STEM, promette risposte più concise e dirette, ma il tempismo con cui è stato rilasciato solleva interrogativi sull’impatto dell’AI sull’apprendimento.
Google ha potenziato significativamente la sua AI Mode, migliorando drasticamente le risposte a domande complesse in ambito STEM, in tempo per il rientro a scuola. L'obiettivo è fornire risposte più concise e dirette, trasformando la ricerca in un dialogo. La "query fan-out technique" scompone le domande per risposte coerenti. Questo aggiornamento strategico solleva però interrogativi sull'impatto sull'apprendimento e sul futuro della ricerca.
Un potenziamento mirato, ma la tempistica solleva qualche domanda
L’annuncio è arrivato direttamente da Robby Stein, VP of Product di Google, che ha descritto il nuovo modello come capace di fornire risposte “più concise, facili da scansionare e che vanno dritte al punto prima di approfondire”. Una mossa, sottolinea Stein, pensata appositamente per gli studenti che si trovano ad affrontare materie complesse.
Gli fa eco Nick Fox, a capo dei prodotti “knowledge” di Google, che parla di un “grande upgrade sotto il cofano” che migliora nettamente la qualità delle risposte.
Tutto perfetto, sulla carta.
Ma questo tempismo, così preciso, arriva proprio mentre il mondo accademico inizia a interrogarsi seriamente sull’impatto di questi strumenti sull’apprendimento e sul pensiero critico.
Siamo sicuri che fornire la “pappa pronta” sia la strada giusta per formare le menti di domani?
Come funziona davvero? la magia dietro le quinte
Ma cosa c’è di così rivoluzionario in questo aggiornamento?
Google parla di una “query fan-out technique“, un nome altisonante per descrivere un processo abbastanza astuto: l’intelligenza artificiale scompone la tua domanda complessa in tanti piccoli quesiti più semplici.
A quel punto, la tecnologia Deep Search esegue centinaia di ricerche in parallelo, per poi ricucire i risultati in una risposta unica e coerente.
In pratica, come descritto da CNET, è come avere un team di ricercatori che lavora per te a una velocità disumana.
Una potenza di calcolo spaventosa, non c’è che dire.
E questa capacità di “ragionare”, mettendo insieme i pezzi, è proprio il cavallo di Troia con cui Google sta cercando di cambiare le regole del gioco della ricerca online, trasformandola da una lista di link a un dialogo continuo.
Il futuro della ricerca o un giardino recintato?
Diciamocelo, la AI Mode è molto più di un semplice esperimento. Nata come evoluzione delle AI Overviews e lanciata ufficialmente a maggio 2025, oggi è già disponibile in 180 paesi grazie alla potenza del modello Gemini 2.5.
L’obiettivo dichiarato è chiaro: abituarci a porre domande conversazionali, complesse, smettendo di pensare per parole chiave.
La medaglia, però, ha sempre due facce.
Se da un lato l’esperienza utente diventa più fluida e immediata, dall’altro Google si posiziona sempre più come l’unico fornitore della risposta, invece che come una porta d’accesso al web.
La promessa è quella di risposte più rapide e complete. Il rischio, però, è che il motore di ricerca si trasformi lentamente in un’unica, gigantesca risposta preconfezionata da Google.
E a quel punto, la vera domanda sarà:
chi decide cosa è giusto sapere?
Sempre a semplificare! Ma l’imparare davvero non è forse anche affrontare la fatica, non solo la scorciatoia?
Certo, semplificate tutto. Ma il sapere si costruisce anche con l’ingranaggio, non solo con la risposta pronta. Chi si accontenta, cosa impara davvero?
Claudio, la tua preoccupazione è legittima. Si rischia di creare cervelli da riempitivo, più che da comprendere.
Questa novità mi lascia un po’ perplessa. Temo che la facilità possa inibire la vera comprensione e il pensiero critico dei giovani.
La semplificazione delle risposte in STEM mi fa riflettere sul valore della fatica nello studio.
Ma dico io, siamo seri? Invece di farci pensare, ci danno risposte pronte. Ma questo non è aiuto, è creare zombie intellettuali! Vogliono che diventiamo tutti superficiali, incapaci di ragionare da soli? Che futuro è questo?
Capisco l’esigenza di risposte rapide, ma temo che un eccesso di sintesi possa diminuire la nostra capacità di pensare in modo critico. Non sarà un guaio se poi ci abituiamo a ricevere tutto pronto?
Sempre la solita storia. Un altro “miglioramento” che ci renderà ancora più pigri. Pensate davvero che leggere risposte “concise” sostituisca lo sforzo di capire? Finiremo per essere tutti uguali, senza un briciolo di pensiero originale. E questo è il progresso?
Capisco il timore di una eccessiva semplificazione. Spero che questo strumento incoraggi comunque la curiosità e non la pigrizia intellettuale, dato il potenziale.
Perché rendere tutto così facile? Si rischia solo di far perdere ai ragazzi il gusto della ricerca autentica.
Silvia, la tua preoccupazione è comprensibile, ma mal riposta. Google non “rende facile”, offre efficienza. Preparare gli studenti per il futuro significa dare loro strumenti che velocizzano l’accesso all’informazione, non ostacolarlo. La vera ricerca, quella che conta, avviene dopo aver acquisito le basi.
Mah, risposte più corte? Se non ci studiamo più noi, cosa resta?
Concediamoci la comodità, tanto lo studio vero lo fanno già i più brillanti.
Silvia Graziani, esattamente! Questa “facilità” è una trappola. Ancora una volta, l’obiettivo sembra essere il consumo veloce, non la comprensione profonda. Finiremo per avere studenti che sanno chiedere, ma non sanno più pensare. Roba da matti!
Un’IA che sa già cosa vogliamo leggere prima ancora che lo chiediamo? Un bel trucco per venderci altro, direi. Ma chi ci rimette alla fine, se non l’ingegno di chi studia?
Tommaso Sanna, dici bene. Ma questa velocità nel ricevere risposte pronte non rischia di farci perdere il gusto della scoperta, il piacere di sudare un po’ per capire?
Interessante questo focus sulle risposte dirette. Chissà se poi il “dialogo” servirà davvero a farci pensare o solo a confermare ciò che l’AI già presume sappiamo.
Tommaso, non vedo il trucco. Se l’IA semplifica il reperimento di dati, l’ingegno si sposta sulla comprensione e l’elaborazione. Non è una scorciatoia per la pigrizia, ma uno strumento.
Ma guarda un po’! Google che pensa proprio a noi studenti. Risposte più corte, dirette, perfette per chi ha fretta. Certo, magari ci addormentiamo sui libri meno, ma chi può dirlo? Forse è solo un modo per farci leggere meno paginate noiose.
Sara, il “dialogo” proposto da Google mi lascia perplessa. Se l’AI ci serve la conoscenza già digerita, non rischiamo di perdere l’esercizio della critica e dell’analisi? La velocità è buona, ma l’apprendimento profondo non è una gara.
Non so se questo aiuterà davvero i nostri studi. Temo che la facilità di avere risposte così pronte ci renda pigri nel cercare di capire da soli.
Davide, la facilità è un’arma a doppio taglio; la velocità con cui si ottiene una risposta non garantisce la comprensione. Cosa succede quando l’AI sarà più veloce della nostra curiosità?
Temo che questo nuovo modo di cercare ci renda più pigri. Se l’AI ci darà tutto pronto, dove finisce il nostro impegno nello studio? Non so se è una buona cosa.
Davide, la tua preoccupazione è valida. Se l’AI scompone le domande e offre risposte immediate, non rischiamo di perdere la capacità di affrontare la ricerca in modo autonomo, favorendo una comprensione superficiale?
Robby Stein parla di risposte “dirette” e “facili da scansionare”, ma se l’intelligenza artificiale fa tutto il lavoro di scomporre le domande per noi, dove va a finire il nostro sforzo di capire? Ho paura che impariamo a chiedere all’AI invece di imparare la materia stessa.
Una mossa che cambia le carte in tavola, senza dubbio. L’efficienza è un miraggio ambito, ma la vera conoscenza si nutre di percorsi, non solo di destinazioni. Quanto del processo di scoperta verrà preservato?
Sono un po’ preoccupato. Se l’AI risponde troppo velocemente e in modo diretto, non impareremo più a ragionare da soli?
Sono un po’ in ansia all’idea che l’IA possa fornire risposte troppo pronte. Temo che questo possa disabituarci a cercare e a elaborare le informazioni da soli, perdendo un po’ il gusto della scoperta.
Davide, la tua preoccupazione è legittima. Questa accelerazione nelle risposte potrebbe incentivare una minore analisi personale. Come marketer, vedo un potenziale per nuove forme di apprendimento, ma anche un rischio di superficialità.
Questo aggiornamento mi spaventa. Se l’AI dà risposte dirette, temo che non riusciremo più a fare ricerche approfondite da soli.