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L’AI Mode di Google azzera i click: utenti intrappolati in un riassunto che riscrive le regole del traffico organico
La nuova AI Mode di Google minaccia il traffico organico: uno studio rivela che gli utenti non cliccano più sui link esterni, fermandosi ai riassunti AI. Secondo Growth Memo, il 77,6% delle ricerche non genera click, trasformando la SERP in una 'prigione dorata'. Sebbene l'adozione sia ancora bassa (1%), questo è un allarme rosso per la SEO e un cambio di paradigma per la visibilità online.
L’utente non esce più dalla “scatola” di Google
Il punto è proprio questo: l’esperienza utente creata da Google è così avvolgente, così completa, che di fatto annulla la necessità di approfondire. L’utente trova tutto lì, pronto all’uso.
Nello studio di Growth Memo, si è visto come la prima interazione dell’utente, nell’88% dei casi, avvenga direttamente con il testo generato dall’AI, ignorando i risultati organici tradizionali. Le persone passano quasi un minuto all’interno della risposta, un tempo più che sufficiente per farsi un’idea, giudicare un brand e passare ad altro, senza mai aver visitato il sito di quel brand.
Stiamo assistendo a un cambio di paradigma radicale. La moneta di scambio non è più il “traffico”, ma la semplice “visibilità” all’interno di un riassunto che non controlliamo.
Se prima l’obiettivo era portare l’utente sul nostro sito, ora la partita si gioca per essere una delle poche, pochissime fonti citate dall’AI.
E se non sei tra quelle?
Semplice, sei invisibile.
Ma se questo è il nuovo campo di battaglia, quali armi abbiamo per combattere?
O meglio, Google ci sta almeno fornendo una mappa?
La fine del traffico organico come lo conosciamo
Le conseguenze per la SEO sono devastanti, diciamocelo senza giri di parole. Molti professionisti stanno già vedendo cali di traffico tra il 20% e il 60% sui siti dove gli AI Overviews sono più presenti.
Con AI Mode, questo massacro è destinato a peggiorare, perché la funzione è progettata proprio per eliminare i clic. È un sistema chiuso, dove Google diventa l’inizio e la fine del viaggio dell’utente, come ti ho scritto qui.
Mentre prima avevamo dieci link blu a disposizione, ora ci sono solo 1-3 fonti in bella vista, e le altre sono nascoste dietro un ulteriore clic su “Mostra tutto”. Una barriera che, sappiamo bene, quasi nessuno supererà.
Google, dal canto suo, ha concesso una magra consolazione: un filtro dedicato in Search Console per monitorare impressioni e clic provenienti da AI Mode. Un contentino che, però, solleva più domande che risposte.
Come possiamo fidarci di dati aggregati che non ci permettono di distinguere chiaramente tra ricerca tradizionale e interazioni con l’AI?
Sembra quasi che il gigante di Mountain View ci stia dando uno strumento opaco per misurare un futuro che ha deciso lui, senza darci il potere di cambiarlo.
Eppure, in questo quadro così definito, c’è un elemento che stona, un dato che sembra contraddire la marcia trionfale dell’intelligenza artificiale.
Un gigante con i piedi d’argilla?
Per quanto rivoluzionaria, l’adozione di AI Mode da parte degli utenti è ancora sorprendentemente bassa. Nonostante il rumore mediatico, i dati parlano chiaro: l’utilizzo è cresciuto, ma si attesta appena sopra l’1% delle sessioni di ricerca totali, come descritto da Semrush.
Addirittura, più della metà di chi prova la funzione una volta, poi non torna più.
Sembra che la maggior parte delle persone, per ora, preferisca ancora il vecchio e caro motore di ricerca.
Questo ci dice due cose.
La prima è che Google sta procedendo con i piedi di piombo, forse per non cannibalizzare troppo in fretta il suo business pubblicitario. AI Mode, non a caso, è ancora nascosta dietro un tab e ha pochissimi annunci.
La seconda è che c’è ancora tempo.
Tempo per capire, adattarsi e, forse, trovare nuove strategie per sopravvivere in un mondo dove essere citati da una macchina conterà più di accogliere una persona sul proprio sito.
La battaglia non è persa, ma il campo è minato e le regole le ha scritte qualcun altro.

Una riflessione su questo punto mi porta a pensare: se l’utente è soddisfatto del riassunto, forse il contenuto di nicchia o molto specifico potrebbe soffrire di più?
Certo che ci credo, Google fa sempre i suoi interessi. Se gli utenti non escono più dalla SERP, chi ci rimette siamo noi che facciamo il lavoro. Mi aspetto più protezionismo da parte di chi crea contenuti, non solo lamentarsi.
Ah, la solita musica. Ci vorrebbe un pizzico di creatività in più, non solo riassunti. Alla fine, chi ci perde è chi vende fumo negli occhi, non chi offre sostanza.
L’essenza del web si dissolve nei suoi stessi specchi. Cosa resta quando l’informazione diventa autoreferenziale?
Capisco la preoccupazione per l’impatto sui siti web. Se l’utente trova la risposta direttamente nella SERP, viene a mancare lo stimolo a esplorare altre fonti. Questo potrebbe ridefinire il valore della presenza online.
Questa nuova modalità di Google cambia completamente la dinamica. L’utente ottiene risposte immediate, ma questo potrebbe significare meno visite ai siti esterni. È una trasformazione che merita attenzione.
Quindi Google si trasforma in un gigantesco riassunto vivente? Ottimo, così non dovrò più studiare per l’esame di storia. Mi sa che il futuro della ricerca è un po’ troppo pigro per i miei gusti.
Ancora un modo per fregare noi che creiamo contenuti. Google pensa solo a sé, come al solito. Quando cambieranno le regole per l’ennesima volta, pagheremo noi.
Già si sapeva che Google avrebbe trovato il modo di “trattenere” l’utente. Che poi questo significhi sacrificare intere professionalità, beh, non è certo una novità per loro. Mi chiedo cosa si aspettino i creatori di contenuti, sinceramente.
Mi preoccupa un po’ quest’AI Mode. Se le risposte sono tutte lì, cosa succederà ai siti web che dipendono dai click? Forse dovremo ripensare come creare contenuti.
Capisco il timore per i siti web. Per noi studenti, avere risposte immediate è comodo, ma mi chiedo se questa facilità non ci renda meno inclini a confrontare prospettive diverse e a sviluppare un pensiero critico autonomo.
Un riassunto che annulla il viaggio. Mi chiedo dove finiranno le nostre strade, un tempo così battute.
La ricerca diretta nella SERP tramite AI sembra eliminare la necessità di esplorare diverse fonti, il che mi preoccupa. Come potremo noi studenti sviluppare un pensiero critico se le risposte sono già confezionate?
Ecco, l’ennesima mossa per tenere gli utenti incollati alla propria piattaforma. La SEO rischia di diventare un ricordo del passato, lasciando siti web svuotati. Che senso ha creare contenuti se poi nessuno li legge?
Questa IA cambia tutto per noi studenti, semplificando ricerche ma riducendo l’esplorazione.
Capisco le preoccupazioni riguardo all’AI Mode. Se gli utenti trovano le risposte dirette nella SERP, il rischio per il traffico organico è reale. Mi chiedo se questo sposterà l’attenzione verso contenuti ancora più concisi e diretti.