Google spinge la sua AI ovunque: Nano Banana arriva su Lens e AI Mode

Anita Innocenti

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L’AI di Google si insinua ovunque, da Lens alla ricerca, promettendo editing immediato ma sollevando interrogativi sulla privacy e il controllo dei dati

Google integra ufficialmente Nano Banana, il suo strumento di editing AI, in Google Lens e AI Mode. L'annuncio del 13 ottobre avvia il rollout in USA e India. L'AI, che ha già generato miliardi di immagini, diventa pervasiva su Android, inclusa "Cerchia e Cerca". Google punta a rendere la sua intelligenza artificiale una componente fondamentale e sempre presente nell'esperienza utente.

Google spinge la sua AI ovunque: Nano Banana arriva su Lens e AI Mode

Sembra che Google abbia deciso che non puoi più fare a meno della sua ultima creazione, Nano Banana. Con una mossa che sa tanto di “o la ami, o impari ad amarla”, l’azienda ha ufficializzato l’integrazione del suo strumento di editing di immagini AI direttamente dentro Google Lens e AI Mode.

L’annuncio è arrivato il 13 Ottobre e il rilascio è già partito negli Stati Uniti e in India, con la promessa di raggiungere presto anche altri paesi.

La mossa, diciamocelo, non è una sorpresa.

Google sta semplicemente cavalcando un’onda di successo che ha quasi dell’incredibile, e ora sta cercando di capitalizzarla al massimo, inserendo questo strumento in ogni angolo del suo mondo digitale.

Ma la vera domanda è:

Questo renderà davvero la nostra vita più facile o è solo un altro modo per legarci ancora più stretti a un unico fornitore?

Numeri da capogiro, ma la strategia è chiara

Parliamoci chiaro: i numeri di Nano Banana sono impressionanti. Dopo il suo debutto a fine agosto, lo strumento ha generato oltre 200 milioni di modifiche nelle prime settimane. Un dato ancora più forte è che, all’interno della sola app Gemini, sono state create più di 5 miliardi di immagini.

Cifre che farebbero gola a chiunque.

Il suo successo sta nella semplicità: puoi modificare sfondi, aggiungere oggetti, restaurare vecchie foto o creare composizioni da zero con un semplice comando testuale, senza essere un mago di Photoshop.

È evidente che Google abbia visto in questi dati un segnale inequivocabile: gli utenti vogliono creare, modificare e giocare con le immagini in modo semplice e immediato.

E quale modo migliore per accontentarli se non integrare questo “giocattolo” direttamente negli strumenti che usano ogni giorno?

La vera mossa di Google, però, non è tanto il cosa, quanto il come sta portando questo strumento nelle mani di tutti.

Come te lo ritroverai sul telefono (che tu lo voglia o no)

L’integrazione è tutt’altro che discreta.

All’interno di Google Lens, ora trovi una nuova scheda chiamata “Crea”, posizionata accanto a funzioni storiche come Cerca e Traduci. Una volta dentro, la modalità si avvia di default con la fotocamera frontale. Una scelta che, diciamocelo, punta dritto al pubblico dei selfie e della creatività social “mordi e fuggi”.

Ogni immagine creata, inoltre, viene marchiata con il watermark di Gemini: un piccolo logo a forma di scintilla nell’angolo, un marchio digitale per ricordare a tutti chi comanda il gioco.

Ma non è solo una questione di editing al volo.

Dentro la AI Mode della ricerca Google, Nano Banana appare con una nuova icona “+” che permette di generare immagini da zero o caricare foto dalla galleria per modificarle. L’integrazione, però, non si ferma qui e diventa ancora più pervasiva, arrivando a toccare il cuore del sistema operativo Android.

Un’integrazione a tappeto: l’obiettivo finale di Google

Per chi usa Android, Nano Banana si fa strada anche in “Cerchia e Cerca”, la funzione che permette di avviare una ricerca semplicemente disegnando un cerchio su qualsiasi elemento dello schermo. Questo significa che l’editing AI non è più confinato in un’app, ma diventa un’azione contestuale che puoi attivare ovunque.

Il tutto si lega alla recente espansione della stessa AI Mode, ora disponibile in 200 mercati. Il quadro è chiaro: Google sta creando una rete fittissima dove le sue soluzioni AI non sono opzioni, ma parte integrante dell’esperienza d’uso.

L’obiettivo sembra essere quello di rendere l’intelligenza artificiale di Google non uno strumento da cercare, ma una presenza costante, quasi ambientale.

Una comodità, certo.

Ma a quale prezzo?

Ogni immagine creata o modificata è un’altra informazione che diamo in pasto ai loro sistemi, un altro pezzo della nostra creatività che alimenta i loro modelli.

Lo strumento è potente, non c’è dubbio. Resta da vedere se questa spinta aggressiva renderà la nostra vita digitale più creativa o semplicemente più controllata.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

25 commenti su “Google spinge la sua AI ovunque: Nano Banana arriva su Lens e AI Mode”

  1. Giovanni Battaglia

    Questa AI onnipresente mi preoccupa. Speravo in qualcosa di meno invasivo. Dove va a finire la nostra autonomia?

  2. Danilo Graziani

    Ma cosa si inventano adesso? Mi spaventa questa cosa. Vogliono che ogni cosa sia filtrata da un computer? Che fine faremo?

    1. Come tecnico, osservo questa integrazione con un misto di interesse e cautela. L’efficienza che l’AI può portare è innegabile, ma il controllo sui dati diventa un aspetto da non sottovalutare. Mi chiedo quanto siamo disposti a cedere in nome della comodità.

      1. Danilo Graziani

        Ma siamo sicuri che questa “comodità” non ci costi la libertà? Mi mette un’ansia questa onnipresenza, non mi fido.

    2. Giuseppina Negri

      Certo, Danilo, è quello che mi chiedo anch’io. Sembra che ormai ogni aspetto della vita debba passare per queste macchine. E poi, si sa dove vanno a finire tutte queste informazioni che raccattano? È un po’ come dare le chiavi di casa a uno sconosciuto.

    1. Giorgio Martinelli

      Melissa Negri, più che le mutande, temo che sia già in atto un qualche tipo di “controllo mentale digitale” in background.

    2. Melissa, la tua preoccupazione è legittima. Ma la vera domanda è: siamo davvero così disposti a cedere tutto per la comodità? Io sono scettico.

  3. Ennesima dimostrazione che la creatività viene soffocata da algoritmi. Si punta all’immediatezza a discapito della riflessione. E questo dovrebbe essere un progresso? Non credo proprio.

  4. Ancora questa invasione di AI, ora anche per le foto. Google pensa che siamo tutti deficienti e dipendenti dalle sue ultime trovate. Chissà quali altri dati ci ruberanno con Nano Banana.

    1. Isabella Sorrentino

      La pervasività dell’IA non mi sorprende. Ciò che mi incuriosisce è il reale impatto sul valore del mio tempo.

    2. Renato Martino

      Ma che bella invasione! Ogni volta che apro un’app, mi ritrovo un’AI che decide per me. E la privacy? Un optional, pare. Non capisco questa corsa a mettere intelligenze dappertutto, forse è solo per venderci altro?

    1. Alessandro Lombardi

      Ancora a preoccuparsi per la privacy? Ma chi vi credete di essere, degli eroi? Google fa quello che deve, voi usate quel che vi offrono. Nano Banana è solo l’ennesima dimostrazione di chi comanda. Il resto sono chiacchiere da bar.

  5. Raffaele Graziani

    Ma dai, ancora questa storia dell’IA ovunque. Meno male che la privacy è un dettaglio per Google. Non se ne può più di questa invasione.

    1. Ancora questa storia. Non si capisce cosa ci sia di rivoluzionario in un’AI che edita foto. Speriamo solo che i nostri dati non finiscano nel minestrone.

    2. Greta Silvestri

      Raffaele, la tua indignazione è prevedibile. Ma se ti fermassi a pensare, capiresti che l’efficienza ha un prezzo. Questa pervasività è il futuro, che ti piaccia o no.

  6. Antonio Romano

    Non capisco bene questo “Nano Banana”. Se Google mette l’AI ovunque, mi chiedo se poi le foto che faccio con il telefono saranno ancora davvero le mie, o se saranno un prodotto dell’IA. Speriamo ci sia ancora spazio per la creatività umana, no?

  7. Giorgio Martinelli

    Ma certo, Google ci vizia con Nano Banana ovunque. Ormai le foto le farà l’IA e noi saremo solo a guardare. Chissà se si pagherà pure l’aria che respiriamo coi dati…

    1. Nicola Caprioli

      Capisco il timore riguardo alla pervasività dell’IA. La comodità offerta da Nano Banana su Lens è innegabile per l’editing rapido. Tuttavia, la questione del controllo dei dati personali rimane centrale in questo tipo di integrazioni. Bisogna chiedersi quale sia il reale bilanciamento tra utilità e tutela della nostra sfera privata.

    2. Vedo che si parla di Nano Banana, un bel nome per un’IA che, a quanto pare, vuole proprio entrare nelle nostre vite digitali. Mi chiedo solo se questo “aiutino” continuo non rischi di farci dimenticare come fare le cose da soli, no?

  8. Walter Benedetti

    Ancora AI ovunque! Google mette Nano Banana pure su Lens. Solita fretta, ma la privacy? Spero non ci facciano diventare tutti dei robot senza controllo.

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