Gli errori dell’IA di Google: non sa che anno è

Anita Innocenti

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Tra errori grossolani e silenzi assordanti, l’affidabilità dell’IA di Google vacilla, sollevando dubbi sul futuro della ricerca online e sulla fiducia degli utenti.

La nuova funzione AI Overview di Google sta suscitando perplessità a causa di errori grossolani, tra cui l'incapacità di identificare l'anno corrente e suggerimenti bizzarri. Questi scivoloni mettono in discussione la reale affidabilità dei sistemi di intelligenza artificiale, sollevando dubbi sulla fiducia degli utenti nel futuro della ricerca online.

Ma che anno è? chiedilo a Google… a tuo rischio e pericolo!

Sembra quasi uno scherzo, ma la realtà, caro mio, supera spesso la fantasia, soprattutto quando si parla di Intelligenza Artificiale. La nuova creatura di Google, AI Overview, quella che dovrebbe rivoluzionare le nostre ricerche – o almeno così ce la vendono – sta inciampando su una domanda che persino un bambino delle elementari saprebbe rispondere.

che anno è?

Ebbene sì, se glielo chiedi, ti dirà candidamente che siamo nel 2024, non nel 2025.

Un dettaglio, dirai tu?

Forse.

Ma quando metti questo “dettaglio” insieme a una sfilza di altri scivoloni, come vedremo tra poco, la faccenda inizia a farsi seria e a sollevare qualche sopracciglio, bello grosso, sulla reale affidabilità di questi sistemi. Questo è solo l’ultimo, imbarazzante capitolo di una saga che vede le “allucinazioni” dell’IA di Big G tenere banco, come riportato dettagliatamente da Android Authority.

E la cosa più incredibile è che non si tratta di un caso isolato, anzi…

Non è la prima volta, dicevamo.

Anzi, sembra quasi che Google ci stia abituando a questi “fuoriprogramma” che fanno più sorridere (amaramente) che altro.

Ti ricordi la storia della colla sulla pizza?

Sì, hai capito bene.

A maggio di quest’anno, come descritto da CBS News, l’AI Mode di Google ha ben pensato di suggerire di aggiungere colla all’impasto della pizza.

Roba da non credere!

E non finisce qui: a marzo, sempre secondo la stessa fonte, gli utenti hanno scoperto che l’IA riscriveva la storia a modo suo, con cronologie di eventi completamente sballate. Per non parlare dei primi test di AI Overview nel 2024, quando dispensava consigli sulla salute a dir poco fantasiosi, talvolta pericolosi, come evidenziato da Virtualization Review.

Insomma, un curriculum di “perle” che inizia a pesare come un macigno.

Ma come reagisce il gigante di Mountain View a tutto questo?

E soprattutto, possiamo davvero fidarci di queste tecnologie così tanto sbandierate?

Google tra proclami e silenzi imbarazzanti: ci possiamo fidare?

Di fronte a questa figuraccia sull’anno corrente – un errore che, diciamocelo francamente, è piuttosto elementare – uno si aspetterebbe una risposta rapida, magari delle scuse, un “ops, ci è scappato”.

E invece?

Silenzio tombale da Mountain View, almeno fino al momento in cui scrivo queste righe.

Ed è qui che sorge il dubbio, bello grosso:

possibile che un colosso come Google, che sta puntando l’intera sua strategia futura sull’IA, presentando i suoi modelli Gemini 2.5 come la nuova frontiera dell’accuratezza (come annunciato con enfasi sul loro blog ufficiale), cada su una buccia di banana così banale e poi faccia orecchie da mercante?

Non sono solo io a farmi queste domande, sai?

Esperti del settore, come la scienziata cognitiva Dr. Emily Thompson (che, sia chiaro, non lavora per Google), sottolineano come questi inciampi mettano a nudo le difficoltà intrinseche nell’addestrare i modelli linguistici sui dati temporali. In pratica, sembra che queste IA facciano una gran fatica con il concetto di “tempo”, specialmente nei periodi di transizione come il cambio d’anno. E non è un’opinione isolata: una ricerca di Princeton, citata da Cognitive Today, ha mostrato un tasso di errore del 23% nel ragionamento temporale delle principali piattaforme AI.

Un dato che fa riflettere, no?

Certo, ci raccontano meraviglie di “Deep Search” per le ricerche complesse e di “AI Mode Labs” per raccogliere feedback preziosi dagli utenti (ne parlano qui, sempre sul loro blog), ma se poi l’affidabilità di base viene meno, a che serve tutta questa potenza di fuoco sbandierata ai quattro venti?

La domanda, caro lettore, sorge spontanea:

stiamo assistendo a una vera rivoluzione o a un gigantesco esperimento fatto un po’ a casaccio, con risultati che, per ora, lasciano parecchio a desiderare?

E mentre gli “addetti ai lavori” si interrogano e Google tace, gli utenti come te e me cosa dovrebbero pensare?

L’IA in cerca di sé stessa: che impatto su di noi e sul futuro del web?

Mentre Google continua la sua corsa all’oro dell’IA, sfornando persino guide per i developer su come “avere successo” in questo nuovo scenario dorato, la fiducia degli utenti sembra vacillare.

E non lo dico io, eh.

Un sondaggio di Pew Research di maggio 2025 ha rivelato che ben il 42% dei partecipanti ha meno fiducia nei risultati di ricerca generati dall’IA.

E come dargli torto, dopo aver visto l’IA suggerire ricette creative a base di colla o sbagliare l’anno corrente?

Pare che persino i siti di fact-checking stiano vedendo un aumento di traffico, quasi a dire: “Ok Google, bello il tuo giocattolo, ma per le cose serie preferisco ancora verificare altrove, grazie”.

Certo, puoi sempre disattivare queste AI Overviews dalle impostazioni di ricerca, anche se, come al solito quando si tratta di queste grandi aziende, l’opzione non è proprio messa lì in bella vista, facile facile da trovare.

Ma la vera questione è un’altra, ben più profonda:

se il 63% delle ricerche, stando ai dati interni di Google, utilizza già funzionalità IA (come confermano loro stessi su developers.google.com e come ribadito con orgoglio da Google Research durante l’evento I/O 2025), quanto tempo passerà prima che queste “allucinazioni” diventino la norma, o peggio, vengano prese per oro colato da chi non ha tempo o voglia di approfondire?

Stiamo forse barattando la velocità e la presunta “intelligenza” con la buona vecchia, e a quanto pare sempre più preziosa, accuratezza?

Il futuro della ricerca è senza dubbio legato all’IA, nessuno lo nega, ma la strada per renderla davvero affidabile e, soprattutto, utile senza farci fare figuracce, sembra ancora lunga e piena di… sorprese.

E non sempre piacevoli, a quanto pare.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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