Le AI Overviews di Google premiano ampiamente le pagine in top 10?

Anita Innocenti

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Così l’AI di Google premia i siti già in vetta, ma un 24% di “ribelli” suggerisce che la qualità paga, anche se il traffico è a rischio

Le AI Overviews di Google premiano ampiamente le pagine in top 10, ma riducono il traffico organico ai siti. Un 24% di eccezioni mostra che per query specifiche l'AI "pesca" anche da posizioni inferiori. Questo modello trasforma i siti in fornitori di dati per Google, sollevando interrogativi sul futuro della visibilità online e sul valore dei contenuti originali.

La nuova normalità di Google: se non sei in prima pagina, per l’AI quasi non esisti

Google ha svelato le sue carte, o almeno così sembra. Con l’introduzione delle AI Overviews, molti si sono chiesti se le vecchie regole della SEO fossero state gettate dalla finestra.

La risposta, a quanto pare, è un sonoro “ni”.

Un’analisi approfondita condotta su quasi due milioni di citazioni ha rivelato un dato che fa riflettere: come riportato in uno studio di Ahrefs, un massiccio 76% delle fonti utilizzate dall’intelligenza artificiale di Google proviene da pagine che si trovano già nella top 10 dei risultati di ricerca.

In pratica, la nuova intelligenza artificiale di Big G sembra avere una forte preferenza per i “soliti noti”, pescando a piene mani da chi ha già faticato per conquistarsi le prime posizioni.

Questo legame tra visibilità tradizionale e citazioni AI non è una semplice coincidenza. I dati mostrano una correlazione diretta: più in alto ti trovi, più è probabile che l’AI ti scelga come fonte autorevole. La prima fonte citata in una AI Overview, infatti, ha una posizione media di classifica pari a 2.

Questo significa che, nonostante la facciata innovativa, il motore di ricerca continua a basarsi pesantemente sui segnali di ranking che conosciamo da anni.

Ma se pensi che questo sia un vantaggio netto per chi è in cima, la storia si complica. La stessa Google che ti premia con una citazione, infatti, potrebbe presentare al suo utente una risposta così completa da non spingerlo più a cliccare sul tuo sito.

E i dati parlano chiaro: la presenza delle AI Overviews può portare a una riduzione dei click fino al 34.5% per le prime posizioni.

Insomma, una pacca sulla spalla che rischia di costare cara in termini di traffico.

Eppure, c’è un 24% di casi che sfugge a questa logica ferrea.

Se il posizionamento è così determinante, perché quasi un quarto delle fonti proviene da pagine nascoste ben oltre la prima pagina, a volte addirittura fuori dai primi 100 risultati?

Perché Google a volte “pesca” fuori dalla mischia

Qui la faccenda si fa interessante.

Quel 24% di citazioni “anomale” ci dice che l’algoritmo di Google non è un semplice esecutore che premia i primi della classe e basta. Quando si tratta di domande molto specifiche, le cosiddette long-tail keyword, o di argomenti di nicchia, l’intelligenza artificiale dimostra di saper guardare oltre.

In questi frangenti, come descritto in un’analisi di iPullRank, l’algoritmo va a caccia della risposta più precisa e pertinente, anche se si trova su un sito meno blasonato o in una pagina con un ranking inferiore. Questo succede perché per certe query non esiste una risposta “da manuale” nelle prime posizioni, e l’AI è costretta a scavare più a fondo, cercando contenuti verticali, paper accademici o discussioni su forum specializzati che contengono l’informazione esatta.

Questo comportamento, per quanto minoritario, apre uno spiraglio.

Suggerisce che la qualità e la specificità del contenuto contano ancora, e che essere l’unica fonte a rispondere in modo esaustivo a una domanda complessa può farti “scavalcare la fila” ed essere citato direttamente dall’AI. Si tratta di una dinamica che premia la vera esperienza e l’autorità su un micro-argomento.

D’altro canto, però, solleva un dubbio sulla coerenza di Google: da un lato si affida ai segnali di ranking consolidati, dall’altro li ignora quando le fa comodo.

Tutto questo ci porta dritti a una domanda scomoda: con un gigante come Google che si fa sempre più “risponditore” invece che “indicizzatore”, che ne sarà del nostro traffico organico e del valore dei nostri contenuti?

L’impatto sul traffico: un futuro pilotato dalle big tech?

La direzione sembra chiara e non è esattamente rassicurante per chi vive di visibilità online. La tendenza è quella di un mondo con sempre meno click, dove l’utente ottiene la sua risposta direttamente nella pagina di ricerca, senza bisogno di visitare altri siti.

Questa non è fantascienza, ma una realtà che sta spingendo gli operatori del settore a reagire. Non a caso, le principali piattaforme SEO si stanno già attrezzando. Ahrefs, per esempio, ha introdotto una funzione specifica per tracciare le citazioni ottenute nelle AI Overviews, come annunciato dal suo CMO Tim Soulo.

Un segnale inequivocabile che la battaglia per la visibilità si sta spostando su un nuovo campo di gioco.

Il punto critico è che questo nuovo campo è di proprietà di Google, che ne detta le regole e ne raccoglie i frutti. Fornendo risposte dirette, si posiziona come la destinazione finale, non più come un semplice intermediario. Questo modello rischia di trasformare i siti web, che faticosamente creano contenuti di valore, in semplici fornitori di materia prima per l’intelligenza artificiale di qualcun altro.

La domanda che dovremmo porci non è tanto “come facciamo a finire nelle AI Overviews?”, quanto piuttosto “a quali condizioni siamo disposti a partecipare a questo nuovo sistema?”.

La visibilità offerta da una citazione potrebbe non compensare la perdita di traffico diretto, di lead e di relazione con l’utente, elementi che da sempre costituiscono il vero valore di una presenza online solida.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

14 commenti su “Le AI Overviews di Google premiano ampiamente le pagine in top 10?”

  1. Massimo Martino

    Google gioca d’astuzia. Noi? Fornitori di dati.

    Un futuro incerto, per chi naviga a vista. La qualità, un faro nella nebbia digitale.

    1. Chiara Barbieri

      Il dato è chiaro. Chi è già in cima, beneficia. Il resto lotta per briciole. La qualità, una scommessa persa. Google detta legge, il resto è rumore.

  2. Angela Ferrari

    ‘Sta roba delle AI Overviews è una botta e via. Se non sei già in cima, l’AI ti ignora. Roba da matti. Poi ci lamentiamo se il traffico cala.

        1. L’algoritmo, un tiranno digitale, monopolizza la conoscenza, mentre noi contribuiamo al suo impero con la nostra stessa sostanza. Un’ironia amara.

  3. Figata sta roba delle AI Overviews! Mix di vecchio e nuovo, ci sta. Vedere che il 24% di siti fuori dalla top 10 tira comunque? Super! Mostra che la qualità ha sempre il suo peso, anche se bisogna stare svegli sul traffico.

    1. Simone Ferretti

      La qualità conta, certo. Ma il traffico lo gestisce Google. Non è una novità. Le AI Overviews sono solo un altro modo per fare cassa. Chi ha contenuti buoni finisce sempre per trovare la sua nicchia.

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