Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →L’avvento dell’IA generativa nei risultati di ricerca sta penalizzando le attività locali, con un calo medio del 35% del traffico verso i siti web
L'Intelligenza Artificiale di Google sta ridefinendo la ricerca locale, rendendo invisibili molte attività. Con i riassunti IA che catturano l'attenzione degli utenti, il traffico diretto crolla. Il paradigma è "essere scelti", non solo trovati, basato su autorevolezza, interazione e recensioni. Le recensioni non sono più un contorno, ma il piatto principale per la visibilità aziendale.
L’IA di Google sta riscrivendo le regole del gioco locale, e potresti già essere invisibile
Il mondo della ricerca locale sta vivendo uno scossone epocale, e molte agenzie digitali, diciamocelo, non sanno ancora bene che pesci pigliare.
Quello che fino a ieri era un processo consolidato – curare la scheda Google Business, raccogliere qualche recensione – oggi si è trasformato in una sfida ben più complessa: evitare che i propri clienti diventino dei fantasmi digitali in un panorama dominato dall’IA.
Il cambiamento è di quelli che non si possono ignorare.
Quando nei risultati di ricerca compare un riassunto generato dall’IA, appena l’8% degli utenti si prende la briga di cliccare sui link tradizionali. Tradotto: la stragrande maggioranza dei potenziali clienti prende decisioni d’acquisto senza mai abbandonare la risposta preconfezionata di Google, stravolgendo completamente le logiche con cui un’attività locale deve pensare alla propria visibilità.
Ma la domanda da un milione di dollari è: come decidono queste intelligenze artificiali chi merita di essere “scelto”?
Da “essere trovati” a “essere scelti”: un cambio di paradigma non da poco
Questo passaggio da “essere trovati” a “essere scelti” non è un semplice gioco di parole. I motori di ricerca potenziati da IA, come Gemini di Google, non si limitano più a fornire una lista di link, ma generano risposte immediate e discorsive.
Per le attività locali, questo solleva un dubbio amletico: come si fa a finire in quel riassunto?
La risposta ruota attorno a due pilastri: autorevolezza e interazione. Da un lato, i segnali di autorevolezza, come la completezza e la coerenza delle informazioni aziendali su tutte le piattaforme. Dall’altro, i segnali di interazione, che includono le recensioni, le risposte dei proprietari e i contenuti freschi.
Un’azienda con schede incomplete o dati discordanti, di fatto, parte svantaggiata. E questo è un problema serio, se pensi che più di quattro persone su cinque usano i motori di ricerca per trovare attività commerciali in zona.
Il punto critico, però, è un altro. Mentre Google presenta questa evoluzione come un servizio all’utente, è difficile non notare come, ancora una volta, l’obiettivo sia quello di trattenere le persone all’interno del proprio recinto digitale, riducendo il traffico diretto verso i siti web delle aziende.
In pratica, il motore di ricerca si sta trasformando da intermediario a destinazione finale.
E i dati confermano che questa trasformazione non è un’ipotesi futura, ma una realtà già consolidata.
I numeri che nessuno voleva vedere
Le ricerche più recenti dipingono un quadro inequivocabile. Le “AI Overviews” di Google compaiono ormai per una media del 92% delle ricerche con intento informativo.
La cosa ancora più interessante è che i cosiddetti local pack, i riquadri con la mappa e le tre attività in evidenza, continuano a comparire nel 93% delle ricerche puramente locali.
Questo significa che le aziende si trovano a combattere su due fronti: mantenere un buon posizionamento tradizionale e, allo stesso tempo, guadagnarsi un posto nelle risposte dell’IA.
Ma il dato che dovrebbe far riflettere più di tutti è la caduta verticale del traffico. La presenza di un riassunto IA nei risultati di Google provoca un crollo medio del 35% nei click verso i siti web.
Meno visite, meno contatti diretti, meno controllo sul messaggio.
Una bella gatta da pelare per chi ha investito per anni nel costruire la propria presenza online.
E in questo nuovo assetto, c’è un elemento che più di ogni altro sta diventando il vero ago della bilancia.
Le recensioni: da contorno a piatto principale
In questo nuovo mondo guidato dall’IA, le recensioni hanno smesso di essere un semplice segnale di credibilità per diventare l’elemento centrale.
Quando un utente chiede all’assistente IA di Google cosa dicono le persone di una certa attività, il sistema va a pescare e citare direttamente i commenti lasciati su piattaforme come Yelp, TripAdvisor e Google stesso.
L’IA arriva a menzionare per nome e cognome gli utenti e a linkare i profili delle Guide Locali che hanno lasciato una valutazione.
Questa mossa trasforma radicalmente il valore delle recensioni.
Non sono più un contorno, ma il piatto principale.
Le aziende che hanno sempre puntato su un servizio clienti impeccabile e hanno incentivato attivamente le recensioni si trovano ora con un vantaggio competitivo enorme.
Non si tratta più solo di avere tante stelle, ma di avere commenti dettagliati e positivi che l’IA possa usare per “raccontare” l’azienda.
Certo, questo pone anche un interrogativo sulla manipolazione.
Se le recensioni diventano così potenti, quanto tempo passerà prima che il sistema venga inondato da feedback falsi, scritti appositamente per compiacere gli algoritmi?
E Google, sarà davvero in grado di distinguere un’esperienza autentica da una costruita a tavolino?
Il dubbio, francamente, resta.
Il calo del traffico diretto causato dall’IA è un problema serio. Le recensioni diventano centrali, ma basare tutto su di esse mi sembra rischioso. Come si garantisce l’autenticità?
Altra diavoleria che promette miracoli e poi complica tutto. Come se le recensioni fossero la panacea di tutti i mali. Vedremo quanto durerà questa farsa.
Non capisco bene come gestire questa nuova IA. Le recensioni sembrano avere più peso ora, ma è sufficiente?
Capisco le preoccupazioni. Se il traffico diretto cala, resta da vedere se le recensioni da sole basteranno per mantenere un’attività a galla.
Ma io non ci capisco più niente. Sembra che quello che facevamo prima non serva a nulla. Se le persone non cliccano più, come facciamo a farci conoscere? Forse dovrei solo concentrarmi a far scrivere recensioni ai clienti?
Luciano, la tua preoccupazione è condivisibile. L’IA ridefinisce la visibilità; le recensioni sono un indicatore primario, ma l’autorevolezza complessiva del brand resta il vero discrimine.
Ma certo, le vecchie tattiche non servono più. Bisogna puntare tutto sull’autorevolezza e le recensioni. Altrimenti, sei già fuori gioco!
Ma che storia è questa? Dobbiamo fare i contorsionisti per essere visibili? La mia facoltà è già un incubo, adesso pure la ricerca locale è diventata una giungla. Ci stanno mettendo in difficoltà, è una vergogna.
Ma che caos! Se le attività locali spariscono dai risultati, dove andremo a comprare? Sinceramente, mi aspetto un aggiustamento rapido da parte di Google, altrimenti è il caos totale per tutti.
Certo, il traffico diretto in calo è un dato di fatto. Ma sinceramente, pensare che bastasse una scheda Google per farsi trovare era un po’ ingenuo, no? Ora si capisce che contano davvero le interazioni, non solo le parole chiave. Resta da vedere quanto tempo ci vorrà perché tutti si adeguino.
Vanessa, capisco la tua frustrazione. Forse era un po’ semplicistico pensare bastasse la scheda. Ora si capisce che contano le interazioni, non solo le parole chiave. Resta da vedere quanto tempo ci vorrà perché tutti si adeguino.
Sembra che i sogni di visibilità si dissolvano nell’aria digitale. Forse la vera arte sarà ora quella di incantare gli algoritmi con storie autentiche.
Questa IA sembra davvero mettere in difficoltà le attività locali. Se il traffico diretto crolla, come si fa a rimanere visibili senza un nuovo approccio?
Siamo un po’ persi con questa IA, sembra che l’autorevolezza sia la chiave ora. Cosa ne pensate?
Riccardo, il tuo punto sul “nuovo approccio” è centrato. Sembra che Google voglia che diventiamo influencer da recensione, non semplici esercenti. Chi ha tempo di fare il copywriter di sé stesso, oltre a gestire tutto il resto?
L’IA di Google penalizza le piccole imprese. Il traffico cala, la visibilità è un miraggio. Chi ci guadagna?
Ecco, un altro stravolgimento. Pensavano di aver capito tutto con le schede, e ora l’IA rende tutto più oscuro. Sembra che nessuno abbia il controllo. Di questo passo, ci sarà solo da sperare che i clienti ci trovino per caso.
Il calo di traffico verso i siti locali è preoccupante. L’IA di Google cambia le dinamiche, rendendo la pura presenza online insufficiente. Dobbiamo puntare su interazione e recensioni. Ma questo significa che le piccole imprese senza grandi risorse di gestione dati saranno sempre più svantaggiate?
Capisco benissimo la situazione. L’IA cambia tutto, e chi non si adatta rischia di sparire. Le recensioni, dici bene, diventano il vero biglietto da visita. Mi chiedo se questa corsa all’autorevolezza digitale non finisca per premiare solo i più grandi, lasciando indietro i piccoli.
Quest’IA mi confonde, sembra che le recensioni siano tutto ora. Ma come si misura l’autorevolezza digitale per un piccolo negozio?
Ma insomma, Google decide tutto adesso? Le piccole attività locali diventano fantasma? Che senso ha avere un sito se poi ti ignorano?