Essere primi su Google non garantisce visibilità AI: l’autorevolezza è la nuova classifica

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Essere primi su Google non basta più: l’IA pesca risposte anche nel “nulla digitale”, riscrivendo le regole del gioco SEO.

Essere primi su Google non garantisce più visibilità nelle risposte generate dall'IA. Uno studio Ahrefs mostra come l'IA di Google peschi contenuti anche oltre la top 100, suggerendo che l'autorevolezza e la capacità di fornire risposte complete siano ora più cruciali del semplice posizionamento SEO. Il paradigma sta cambiando.

Essere primi su Google non basta più per farsi notare dall’IA

Se pensavi che sudare sette camicie per raggiungere la prima posizione su Google fosse il traguardo finale, ho una notizia che potrebbe non piacerti. Essere lì in cima, a quanto pare, non ti garantisce affatto un posto nelle risposte generate dall’intelligenza artificiale, le cosiddette AI Overviews.

Anzi, la probabilità che il tuo contenuto venga citato, anche se sei il numero uno, è paragonabile al lancio di una moneta: una possibilità su due.

Ti sembra un buon affare dopo tutta la fatica fatta?

Andiamo a vedere cosa ci dicono i numeri, quelli veri, che smontano un po’ di certezze.

I numeri che Google non ti racconta

Un recente e approfondito studio di Ahrefs ha messo sotto la lente d’ingrandimento quasi due milioni di citazioni, e quello che è emerso è piuttosto rivelatore. Certo, c’è una correlazione: il 76% delle fonti usate dall’IA di Google proviene da pagine che si trovano nella top 10 dei risultati di ricerca. Fin qui, nessuna sorpresa.

La vera notizia, quella che dovrebbe farti drizzare le antenne, è un’altra: il restante 14,4% delle citazioni arriva da pagine che non compaiono nemmeno tra i primi 100 risultati.

Hai capito bene.

L’IA sta pescando contenuti da quello che molti SEO considererebbero il nulla digitale.

Cosa significa?

Che la classifica tradizionale, quella per cui lottiamo ogni giorno, non è più il Vangelo. L’intelligenza artificiale di Google sta chiaramente usando un metro di giudizio diverso, uno che va oltre il semplice posizionamento.

Questo ci porta a una domanda ancora più grande: se non è solo una questione di classifica, cosa diavolo sta cercando l’algoritmo di Big G quando costruisce le sue risposte?

Il vero gioco: non la classifica, ma l’autorevolezza

Qui le cose si fanno interessanti. L’impressione è che Google stia cercando di premiare non solo chi è bravo a fare SEO, ma chi offre la risposta più diretta, completa e, soprattutto, autentica a una domanda specifica.

Quel 14,4% di “sconosciuti” citati dall’IA potrebbe essere la prova che un contenuto di altissima qualità, magari sepolto nelle retrovie della SERP, può scavalcare tutti se considerato la risorsa migliore per l’utente.

E questa è una dinamica che cambia completamente le regole del gioco.

Da un lato, è una critica silenziosa a tutti quei contenuti costruiti a tavolino solo per i motori di ricerca, magari perfetti dal punto di vista tecnico ma poveri di sostanza.

Dall’altro, è un segnale potente: l’autorevolezza e la capacità di rispondere in modo genuino a un bisogno stanno forse diventando più importanti del posizionamento puro.

La vera domanda che devi porti, quindi, non è più come faccio ad arrivare primo?, ma il mio contenuto merita davvero di essere la risposta definitiva che l’IA sta cercando?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

8 commenti su “Essere primi su Google non garantisce visibilità AI: l’autorevolezza è la nuova classifica”

  1. Alessandro Lombardi

    Ah, ecco. Pensare che bastasse spremere qualche keyword per avere visibilità. Adesso l’IA decide chi menzionare, e pare che la solita vecchia gavetta sul posizionamento conti meno di zero. Geniale.

  2. Ottimo, cambiano le regole, mica ci si ferma. L’IA ci porta altrove. Diciamo che Google sta facendo il botox. Tutto cambia, tranne la parano… ehm, la lungimiranza. 😉

  3. Veronica Napolitano

    Ma certo. L’IA pesca pure nel cesso, dice bene. Pensare che bastasse la prima posizione. Roba da matti. L’autorevolezza. Chi ci crede ancora?

  4. Elisa Marchetti

    Ah, il miracolo della trasformazione digitale! Si pensava di aver domato la bestia del posizionamento, e ora scopriamo che l’IA, con la sua saggezza inaffidabile, preferisce le chiacchiere nel vuoto digitale alla solida autorevolezza. Che commedia!

    1. Sebastiano Caputo

      E quindi? 🤷‍♂️ Ci hanno sempre detto che la SEO era tutto. Ora scopriamo che è aria fritta. 🙄 #AI #Fregatura

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