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Contattaci ora →Ma cosa significa veramente questa “comprensione” della realtà promessa da Google, e quali sono le implicazioni per il futuro del business e della società?
Google, tramite il CEO di DeepMind Demis Hassabis, ha annunciato che le sue IA stanno imparando a 'capire la realtà' con i 'world models'. Questa tecnologia permette simulazioni interne del mondo. Promettendo innovazioni, solleva però interrogativi sulle reali implicazioni per aziende e individui, e sull'uso che Google farà di questo straordinario potere di comprensione.
Demis Hassabis, il visionario con un piede in due scarpe
Demis Hassabis non è il classico informatico cresciuto a pane e codice. La sua storia è un mix strano e affascinante: un passato da prodigio degli scacchi, poi game designer di successo e infine un dottorato in neuroscienze cognitive.
In pratica, ha passato la vita a studiare due tipi di intelligenza: quella artificiale dei giochi e quella biologica del nostro cervello.
Quando nel 2010 ha fondato DeepMind, l’obiettivo era già scritto nel suo DNA: creare un’intelligenza artificiale generale (AGI), una tecnologia in grado di “risolvere l’intelligenza per poi usare l’intelligenza per risolvere tutto il resto”, come ha dichiarato in una recente intervista a CBS News.
L’acquisizione da parte di Google per 400 milioni di sterline ha dato a Hassabis le risorse per trasformare le sue ambizioni in realtà.
Ma un curriculum impressionante e una montagna di soldi non bastano a spiegare cosa stiano costruendo davvero dentro i laboratori di Mountain View.
Per capirlo, dobbiamo decifrare il loro ultimo mantra: i “world models”.
Cosa sono questi “world models”? ti spiego il trucco
Lascia perdere le definizioni tecniche.
Pensa a un “world model” come a una simulazione interna del mondo che l’IA si costruisce nella sua “mente”.
Non è solo una raccolta di dati, ma un meccanismo che le permette di capire le relazioni di causa-effetto, di prevedere cosa potrebbe succedere se compie un’azione e di ragionare su situazioni complesse. È un po’ come avere un navigatore GPS che non solo ti mostra la mappa, ma prevede il traffico in base all’ora, al meteo e persino al tuo stile di guida.
Un sistema che non si limita a “vedere” la strada, ma la “comprende”.
DeepMind ha già dimostrato di saper fare qualcosa di simile in contesti più ristretti. Con AlphaGo, ha creato un modello del gioco del Go così profondo da battere i campioni mondiali. Con AlphaFold, ha modellato le leggi della fisica per predire la struttura delle proteine, un problema che teneva in scacco i biologi da 50 anni.
Ora, l’obiettivo è fare lo stesso, ma con la realtà intera.
E qui, permettimi di dirtelo, le cose si fanno decisamente più complesse e scivolose.
La grande promessa di Google: ma a chi giova davvero?
Ed eccoci al punto. Google ci racconta che un’IA capace di comprendere la realtà potrà accelerare la scoperta scientifica, trovare cure per le malattie e risolvere problemi enormi. Una narrazione potente, quasi altruistica. Ma non dobbiamo dimenticare chi sta pagando il conto.
Google è un’azienda che vive di dati e profilazione. Un’intelligenza artificiale che non si limita a processare informazioni, ma che “comprende” il funzionamento del mondo, è lo strumento di marketing e di controllo definitivo.
Che garanzie abbiamo che questa profonda comprensione della realtà venga usata solo per il bene comune?
Chi decide quali parti della realtà l’IA deve “comprendere” e quali ignorare?
E cosa succede quando una singola multinazionale detiene una tecnologia così potente, capace di simulare e prevedere non solo fenomeni fisici, ma forse anche comportamenti sociali ed economici?
La prossima volta che senti parlare di un’IA che “capisce il mondo”, la domanda giusta da farsi non è “cosa può fare?”, ma “per chi lo sta facendo?”.
Intrigante. 🤔 Il potere di simulare la realtà solleva interrogativi sul controllo. 🧐
Interessante la “comprensione”. 💡 Ma come useranno questo potere? 😟 Speriamo sia per il bene. 🙏
La capacità di creare simulazioni della realtà apre scenari affascinanti, ma anche qualche dubbio su chi avrà le chiavi di questo nuovo “mondo”.
Simulazioni? Certo, e noi ingenui pensavamo che bastasse un buon algoritmo per “capire” qualcosa. Occhio a chi gioca con le chiavi di questa “realtà”.
Capire la realtà? Un’altra scatola nera. La fiducia non si regala.