Google: la nuova “sicurezza” al volante o un altro modo per ingozzarci di servizi?

Anita Innocenti

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Tra sicurezza stradale e nuove “esperienze immersive”, Google introduce la modalità solo audio per le app video e fa discutere, tra chi plaude e chi rimpiange un semplice orologio sul display

Google introduce una modalità solo audio per le app video su Android Automotive OS, presentandola come soluzione per la sicurezza e le transizioni audio. L'annuncio, poco prima del Google I/O 2025, solleva dubbi sulle reali motivazioni: tutela dell'utente o spinta ai propri servizi? Le reazioni spaziano tra chi apprezza l'audio continuo e chi teme nuove distrazioni e la raccolta dati.

Ma davvero Google pensa solo alla nostra sicurezza al volante?

Sembra che Google stia per lanciare l’ennesima “rivoluzione” per le nostre auto con Android Automotive OS: una modalità solo audio per le app video. Ce la vendono come una manna dal cielo per la sicurezza, per non farci distrarre mentre guidiamo e per eliminare quegli odiosi tagli all’audio quando si passa da un’app all’altra. L’annuncio, fatto un po’ sottobanco prima del Google I/O 2025, ci dice che, mentre sei in movimento, potrai solo ascoltare YouTube o i tuoi servizi di streaming preferiti; il video, quello te lo scordi finché non parcheggi, come puoi leggere qui.

Bello, no?

O forse è solo un altro modo per ingozzarci dei loro servizi, anche quando dovremmo solo… beh, guidare?

E poi, questa decantata transizione “senza interruzioni” dall’audio del video da fermo a quello in movimento, risolverà davvero i casini che abbiamo visto in passato o è solo l’ennesima pezza colorata messa lì per calmare le acque e farci ingoiare il rospo?

Parliamoci chiaro: l’idea di non avere più l’audio che salta di netto mentre stai ascoltando qualcosa di interessante, magari proprio mentre cambi app per un attimo, è allettante. Quante volte ti è capitato, soprattutto dopo uno di quegli aggiornamenti “miracolosi” di fine 2024 che, diciamocelo, sembravano più un disastro che una vera soluzione, come descritto nelle discussioni di supporto Google?

Google ci dice che questa nuova modalità è pensata proprio per questo, e che gli sviluppatori dovranno adeguarsi a nuove, stringenti linee guida per garantire che tutto fili liscio e, soprattutto, sicuro.

Ma la domanda, quella che ti ronza in testa, è: queste “linee guida” saranno davvero scritte sulla pietra per tutelare noi poveri utenti o finiranno per essere il solito comodo recinto dorato per favorire le app del gigante di Mountain View e dei suoi soliti noti?

E siamo sicuri che limitare il video ma permettere comunque un flusso continuo di stimoli audio da app pensate primariamente per il video sia davvero la quintessenza della sicurezza stradale?

Il solito ritornello: “è per il vostro bene”, ma la gente che dice?

Ovviamente, come ogni volta che Google mette mano a qualcosa di così diffuso – parliamo di Android Auto che, stando ai loro stessi dati, gira su oltre 250 milioni di veicoli, e di Android Automotive OS che si sta facendo strada su più di 50 modelli di auto secondo l’Android Developers Blog – le reazioni sono un bel minestrone. Da un lato c’è chi, come certi analisti del settore tech, plaude all’iniziativa definendola un “equilibrio pragmatico tra connettività e sicurezza”. Frasi fatte che sentiamo rigurgitare spesso dagli addetti ai lavori, sempre pronti a benedire ogni nuova uscita del colosso di turno.

Ma se poi vai a leggere cosa ne pensa la gente comune, quella che l’auto la usa tutti i giorni per andare al lavoro o portare i figli a scuola, il quadro si fa più interessante e, diciamocelo, molto più veritiero. C’è chi è contento di poter continuare ad ascoltare podcast o notiziari da piattaforme video senza quelle fastidiose interruzioni, ma c’è anche un bel gruppo di scettici che si chiede se tutto questo non finisca per incentivare comportamenti rischiosi al volante.

E poi ci sono loro, i miei preferiti, quelli che, con una schiettezza disarmante che adoro, ti sbattono in faccia la realtà, (come si legge su ArenaEV):

“Ma io volevo solo un orologio più grande sul display!”

Come dargli torto, a volte?

E il futuro? Ancora più schermi, ancora più “esperienze immersive” (e dati per loro)

Quindi, questa modalità solo audio è solo la punta dell’iceberg.

Google, insieme ai produttori di auto che ormai vedono le “digital cabins” come il nuovo optional di lusso, sta spingendo come un treno per trasformare le nostre macchine in veri e propri hub digitali ambulanti.

E cosa c’è dietro l’angolo, pronto a saltar fuori?

L’integrazione con Gemini AI, l’intelligenza artificiale di Google, che promette di rendere tutto ancora più “intelligente” e “personalizzato”. Tradotto dal politichese tech: ancora più dati nostri che finiscono nel loro frullatore digitale, ancora più modi per profilarci e per provare a venderci pure l’aria che respiriamo.

Nuove categorie di app, come quelle per prenotare il parcheggio (ma davvero?), si affacceranno sui nostri cruscotti.

Tutto molto bello, tutto molto connesso, non c’è che dire.

Ma la domanda che mi faccio, e che dovresti farti anche tu, è: a che prezzo?

Davvero abbiamo bisogno di trasformare ogni singolo momento della nostra vita, incluso il tempo passato in auto – magari l’ultimo scampolo di tranquillità – in un’esperienza digitale continua, gestita e monitorata da una manciata di colossi tecnologici che sanno tutto di noi? Forse, ogni tanto, un po’ di sano “silenzio digitale” e un bell’orologio grande e chiaro sul cruscotto non sarebbero poi così male.

Che ne pensi?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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