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Contattaci ora →La decisione di Google di integrare annunci pubblicitari nelle AI Overviews si espande oltre gli Stati Uniti, trasformando la ricerca in un’esperienza sempre più mediata dalla pubblicità e sollevando interrogativi sull’equilibrio tra informazione e promozione.
Google ha ufficializzato l'espansione globale degli annunci pubblicitari nelle sue AI Overviews entro la fine del 2025. Questa strategia integra contenuti sponsorizzati direttamente nei riassunti generati dall'IA, segnando un punto di non ritorno nella monetizzazione della ricerca AI. La mossa è essenziale per coprire gli ingenti costi dell'intelligenza artificiale e salvaguardare il modello di business di Google.
Da esperimento a invasione globale
Partiamo dall’inizio.
Gli annunci nelle AI Overviews hanno fatto la loro prima comparsa durante il Google Marketing Live 2025, presentati come un modo innovativo per raggiungere gli utenti durante le loro ricerche più complesse. Dopo un primo lancio solo su mobile negli Stati Uniti nell’ottobre 2024, la funzione è stata estesa anche ai desktop a maggio 2025.
In pratica, gli annunci Search e Shopping possono apparire sopra, sotto o, e qui sta il punto, persino all’interno del testo generato dall’AI.
Questo significa che un annuncio non è più solo una risposta a una domanda, ma diventa parte della risposta stessa, come si evince da questo pezzo di Search Engine Land.
Un’evoluzione che, da un lato, apre le porte a nuovi spazi pubblicitari di grande valore, ma dall’altro solleva più di un interrogativo sull’equilibrio tra informazione e promozione.
La domanda vera è: chi paga il conto per questa tecnologia così potente?
Il conto (salato) dell’intelligenza artificiale
Non giriamoci intorno: far funzionare l’intelligenza artificiale generativa ha dei costi enormi.
Google, che solo nel primo trimestre del 2025 ha incassato quasi 67 miliardi di dollari in pubblicità, sa bene che il suo modello di business va protetto.
Se gli utenti si abituano a ricevere risposte complete senza cliccare sui link, il vecchio sistema basato sui click rischia di crollare. Ecco perché monetizzare le AI Overviews non è un’opzione, ma una necessità.
Stando ai dati interni di Google, le persone che usano queste risposte potenziate sono più soddisfatte e cercano più spesso, con un aumento del volume di ricerche commerciali.
Certo, tutto molto interessante.
Ma questa spinta verso la monetizzazione nasconde una realtà meno scintillante: la ricerca sta diventando un dialogo sempre più mediato dalla pubblicità, dove la pertinenza di un annuncio è decisa da un algoritmo che deve, prima di tutto, far tornare i conti.
E per chi investe in pubblicità, cosa significa davvero tutto questo?
Un biglietto d’ingresso non per tutti
L’accesso a questi spazi, però, non è aperto a chiunque.
Non c’è un pulsante per “attivare” gli annunci nelle AI Overviews.
La possibilità di apparire in queste posizioni privilegiate, infatti, è legata all’utilizzo di campagne specifiche come Performance Max, Shopping e campagne Search con corrispondenza generica.
In altre parole, la visibilità è sempre più legata all’adozione degli strumenti automatizzati di Google, dove l’inserzionista cede una parte significativa del controllo all’algoritmo.
Questo nuovo approccio, dove la pertinenza di un annuncio dipende sia dalla ricerca dell’utente sia dal contenuto della risposta dell’IA, crea un legame apparentemente più naturale tra domanda e offerta.
Ma siamo sicuri che sia sempre un vantaggio?
Mentre gli utenti si interrogano sull’accuratezza di risposte IA che a volte contengono informazioni datate o palesemente sbagliate, gli imprenditori si trovano di fronte a un bivio: affidarsi completamente all’automazione di Google, sperando di comparire nel posto giusto al momento giusto, o rischiare di essere tagliati fuori da una fetta sempre più grande della visibilità online.
La sensazione è che il futuro della ricerca stia prendendo una direzione molto precisa, una direzione che forse non tutti avevano chiesto.
Un’altra porta si chiude? O forse solo un nuovo cartello è stato appeso. La linea sottile tra aiutare e vendere si assottiglia ulteriormente.
Certo, perché mai dovrebbero offrirci risposte gratis quando possono farcele pagare con la nostra attenzione? La ricerca era già un luna park di pubblicità, ora la versione “intelligente” è ancora più brillante. Mi chiedo solo se l’IA capirà la differenza tra una “soluzione” e un prodotto da vendere.
Antonio, la tua osservazione sulla monetizzazione tramite attenzione calza a pennello. Stiamo passando da un motore di ricerca a una vetrina. Resta da vedere se l’IA riuscirà a mantenere una parvenza di obiettività quando il profitto è così palesemente in gioco.
Antonio, l’attenzione non è valuta, sono i clic. Adesso con queste riposte AI piene di link sponsorizzati, mi aspetto un bel po’ di disinformazione mirata. Un tecnico dovrebbe avere dati puliti, non pubblicità camuffata.
Bene, ora ogni risposta è un cartellone pubblicitario. Chissà quanto varrà la prossima “verità” generata.
L’espansione degli annunci nelle AI Overviews è una mossa commerciale prevedibile. Google deve giustificare gli investimenti AI. La vera domanda è se gli utenti accetteranno questa invasione pubblicitaria nelle risposte.
Ma certo, devono pur coprire i costi dell’IA, no? Tanto, siamo solo noi che ci dobbiamo sorbire la pubblicità in ogni dove. Mica loro!
Ormai è un flusso inarrestabile. La ricerca è diventata un centro commerciale, mi chiedo solo dove finiremo.
Mah, se devono coprire i costi, ci sta. Però mi chiedo se le risposte generate dall’IA saranno ancora attendibili con tanta pubblicità.
E siamo a un altro passo verso la ricerca perfetta: quella dove ogni risposta ti ricorda che c’è sempre qualcosa da comprare. Ma certo, l’IA costa, no? Che poi si paghi con la nostra pazienza, quello è un dettaglio. Io mi chiedo solo: quando inizieranno a venderci direttamente le risposte?
L’IA come veicolo promozionale? Un nuovo capitolo si apre, ma a quale prezzo per la genuinità dell’informazione?
L’integrazione di annunci negli AI Overviews globalmente mi lascia perplessa. Da un lato, comprendo la necessità di sostenere i costi dell’IA. Dall’altro, temo che questo snaturi l’esperienza di ricerca. Quanto valore perderemo in termini di neutralità?
Ormai è chiaro: la pubblicità è ovunque. Non mi stupisce che sia finita pure nei riassunti AI. Forse, a questo punto, la ricerca è solo un pretesto.
La mossa di Google mi preoccupa, temo che la qualità delle risposte diminuirà a favore degli inserzionisti. Sarà sempre più difficile trovare informazioni genuine?
Ma figurati. Un altro modo per intasare i risultati con banner. La ricerca è diventata una vetrina, chi ci guadagna non sono gli utenti.
La monetizzazione diretta negli AI Overviews mi preoccupa. Temo che il focus si sposti sulla vendita piuttosto che sull’aiuto genuino. Come possiamo garantire che le risposte rimangano affidabili?
Capisco la preoccupazione per la qualità. La pubblicità è il motore di Google, ma se le risposte diventano troppo orientate agli sponsor, l’utilità della ricerca ne risente. Come bilanciamo questo?
Ma dai, ancora pubblicità pure nei riassunti? Google sta trasformando la ricerca in un carrello della spesa digitale. E noi dobbiamo pure ringraziarli per l’informazione pagata?
La monetizzazione tramite annunci nelle AI Overviews sembra una inevitabile evoluzione commerciale. Resta da misurare l’impatto sulla qualità dell’informazione offerta.
L’integrazione degli annunci nelle AI Overviews è una diretta conseguenza della necessità di sostenere i costi elevati dell’IA. La monetizzazione diventa pertanto un imperativo per la sostenibilità del servizio. Rimane da valutare l’impatto sulla qualità e neutralità delle informazioni fornite.
Ma figurati, ci mancherebbe. Altri soldi da buttare in un algoritmo che poi ti spara pubblicità in faccia. Ma si rendono conto? Sembra una corsa a chi fa più rumore. E poi chi ci capisce qualcosa? Mi sembra che vogliano solo venderci cose.
Ma davvero? Già avevo i miei dubbi su queste riposte automatiche, ora pure la pubblicità in mezzo? Temo che la ricerca stia perdendo la sua genuinità. Quando si parlerà di fatti e non di vendite?