Google e il protocollo AP2: l’IA ora può usare la tua carta di credito

Anita Innocenti

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L’assistente AI di Google potrà effettuare acquisti per te, ma restano i dubbi su quanto sarà davvero “indipendente” dalle logiche commerciali dell’azienda

Google ha introdotto il Protocollo AP2, consentendo alle IA di effettuare acquisti autonomamente per conto degli utenti. L'iniziativa mira a delegare all'AI la ricerca e l'acquisto, promettendo comodità ma sollevando interrogativi su fiducia e controllo finanziario. Con oltre 60 aziende partner, tra cui Mastercard e PayPal, questo segna un'evoluzione verso l'AI che non solo consiglia, ma compra attivamente per noi.

L’IA di Google ora può usare la tua carta di credito

Google ha appena sganciato una notizia che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui facciamo acquisti online. Martedì ha presentato un nuovo sistema, il cosiddetto Agent Payments Protocol (AP2), pensato per dare alle intelligenze artificiali il potere di comprare cose per conto nostro, in totale autonomia.

Hai capito bene: l’idea è che tu possa dire al tuo assistente AI “trovami e comprami un buon portatile per montare video a meno di 1.500 euro”, e lui non solo farà la ricerca, ma completerà l’acquisto senza più chiederti nulla.

Un cambiamento epocale, non c’è che dire.

Ma dietro questa promessa di comodità assoluta, la vera domanda è un’altra:

cosa stiamo dando in cambio?

Il grande gioco della fiducia: come Google prova a rassicurarci

Diciamocelo, l’idea di un’intelligenza artificiale che maneggia i nostri soldi fa venire qualche brivido.

Google lo sa bene, e per questo ha messo in piedi un sistema che, sulla carta, dovrebbe garantire il pieno controllo all’utente. Il protocollo AP2 si basa su dei “mandati” specifici: in pratica, prima che l’agente AI possa spendere un solo centesimo, tu dovrai dargli un’autorizzazione esplicita, con limiti di prezzo, di tempo e regole precise.

Un tentativo di mettere delle redini a una tecnologia che altrimenti potrebbe galoppare senza controllo.

L’obiettivo, secondo Stavan Parikh, Vice Presidente dei Pagamenti di Google, è “catturare l’intenzione dell’acquirente” anche quando l’acquirente non è fisicamente lì a cliccare “paga ora”.

Il punto però è che, al di là delle rassicurazioni, stiamo delegando una decisione di acquisto a un algoritmo. Un algoritmo che, per quanto sofisticato, appartiene a un’azienda che ha tutto l’interesse a farci spendere.

Siamo sicuri che questi “mandati” basteranno a proteggerci da acquisti “suggeriti” con un po’ troppa insistenza o da errori che potrebbero costarci caro?

Non solo Google: la corsa all’oro degli acquisti automatizzati

Se pensi che questa sia solo un’iniziativa isolata di Google, ti sbagli di grosso.

Dietro al progetto AP2 c’è una coalizione di oltre 60 aziende, tra cui colossi come Mastercard, American Express, PayPal e Coinbase. Questo non è un esperimento, è un’intera industria che si sta muovendo nella stessa direzione.

Amazon sta già testando una funzione simile chiamata “Buy for Me” e PayPal ha lanciato strumenti appositi per gli agenti IA.

La verità è che stiamo passando da un’era in cui l’IA ci aiutava a scegliere, a una in cui sceglierà e comprerà per noi.

Il vantaggio è evidente: un risparmio di tempo enorme.

Ma la domanda resta aperta: un’IA programmata da aziende con precisi obiettivi commerciali farà davvero i nostri interessi o finirà per fare quelli di chi l’ha creata?

La comodità ha un prezzo, e forse è il caso di iniziare a chiederci se siamo disposti a pagarlo.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

22 commenti su “Google e il protocollo AP2: l’IA ora può usare la tua carta di credito”

  1. Ma che si credono? Che possiamo fidarci ciecamente di un algoritmo per gestire il nostro conto? Mi sembra che vogliano solo venderci di più, a tutti i costi. Non mi piace per niente.

  2. Pensare che un’intelligenza artificiale possa maneggiare le nostre finanze, mi fa sentire un po’ persa. Quanto davvero ci guadagniamo in comodità, rispetto alla tranquillità di sapere dove va ogni euro?

  3. Alessandro Lombardi

    Siamo seri? Delegare le nostre finanze a un’IA per farle comprare cose? È un passo pericoloso. Dove finiscono i nostri risparmi una volta che gli algoritmi prendono il controllo? Non sono sereno.

  4. La possibilità per le IA di gestire transazioni finanziarie solleva quesiti sulla trasparenza degli algoritmi di acquisto. La delega dell’acquisto all’IA implica un trasferimento di responsabilità che merita attenta valutazione. Personalmente, ritengo che il controllo debba rimanere fermo nelle mani dell’utente.

  5. Quindi ora anche i nostri soldi finiranno nelle grinfie di algoritmi pilotati da interessi commerciali. Chi ci protegge da questo?

    1. Benedetta Donati

      Mamma mia, questa cosa mi mette una paura tremenda! Pensare che un’IA possa spendere i miei soldi senza che io me ne accorga… e se sbaglia? O peggio, se viene usata per farmi comprare cose che non mi servono? Mi preoccupa molto la mancanza di trasparenza su chi controlla davvero questi acquisti.

    2. Simone, la questione è: l’algoritmo è uno strumento, la sua indipendenza è un’illusione se dietro ci sono logiche aziendali. Mi chiedo chi sorveglierà le scelte di acquisto.

    1. Chiara De Angelis

      Da tecnico, la prospettiva di delegare acquisti all’IA mi porta a riflettere sul bilanciamento tra automazione e vigilanza. È un’evoluzione che solleva interrogativi sulla nostra capacità di mantenere un controllo consapevole sui nostri soldi.

  6. Luciano D’Angelo

    Comodità o rischio? Delegare acquisti all’IA è un passo audace, ma la vera sfida sarà garantire che le sue decisioni non siano solo efficienti, ma anche nell’interesse reale dell’utente, senza derive commerciali occulte.

    1. Luciano, il punto è proprio quello. Comodità sì, ma a quale prezzo? Se l’IA è programmata per vendere, finisce che compriamo cose che non ci servono. Sarà la nostra banconota a pagare il suo “apprendimento”.

      1. Luciano D’Angelo

        Enrico, il tuo punto è valido. La questione non è se l’IA compra, ma **chi** la fa comprare. Se i suoi incentivi sono allineati ai nostri, bene. Altrimenti, è il nostro portafoglio a pagare il suo addestramento. Bisogna stare attenti a non delegare troppo il nostro giudizio.

  7. Clarissa Graziani

    Ma davvero, questo AP2 suona come un’arma a doppio taglio. Delegare gli acquisti all’IA è una cosa, ma fidarsi ciecamente con la propria carta? Mah.

  8. Ma è pazzesco! L’IA che usa la mia carta… ho paura che si possa perdere il controllo, cosa succederebbe se comprasse cose che non voglio?

    1. Claudio Ruggiero

      L’idea di delegare gli acquisti all’IA è audace. Bisognerà capire bene quali limiti verranno posti per evitare spese indesiderate. Il rischio di perdere il filo delle proprie finanze è reale.

  9. E così la nostra carta di credito diventa il bancomat dell’algoritmo. Comodità o mera delega del controllo? Io resto scettica su chi davvero beneficia di questa “autonomia”.

    1. Mi chiedo se questa “comodità” non sia in realtà una forma sottile di persuasione, dove l’IA, guidata da interessi commerciali, ci spingerà verso acquisti che altrimenti non faremmo. La fiducia è un bene prezioso, non trovi?

    2. Ma figurati se mi fido a far usare la carta a un bot. Preferisco gestire i miei soldi da solo, grazie. Questa roba puzza di tracciamento e vendite forzate.

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