Google dichiara guerra alle truffe SMS: il RICO Act contro i cybercriminali di Lighthouse

Anita Innocenti

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Tra accuse di stampo mafioso e nuove tecnologie, Big G cerca di arginare un fenomeno che ha già colpito milioni di persone, ma la soluzione è davvero a portata di mano?

Google ha lanciato un'azione legale sorprendente contro i cybercriminali di Lighthouse, accusandoli di aver orchestrato una vasta campagna di truffe via SMS. Utilizzando il RICO Act, Google mira a creare un precedente contro le frodi online. Tuttavia, sorgono dubbi sull'efficacia della mossa, percepita più come tentativo di lustrare l'immagine che una difesa concreta degli utenti.

Il meccanismo perverso dietro la truffa degli SMS

Ti è mai arrivato quel messaggio fastidioso che ti avvisa di un “pacco bloccato” o di un “pedaggio non pagato”?

Ecco, molto probabilmente dietro c’era Lighthouse, una vera e propria piattaforma di phishing-as-a-service con base in Cina. Il loro metodo è di una semplicità disarmante: ti mandano un SMS con un link, tu ci clicchi sopra e atterri su un sito che sembra identico a quello di un corriere o di un servizio che conosci.

Peccato che sia tutto finto.

Inserisci i tuoi dati e, senza nemmeno accorgertene, hai appena consegnato le chiavi di casa tua ai ladri. Come descritto da The Verge, questa rete avrebbe compromesso tra i 12 e i 115 milioni di carte di credito solo negli Stati Uniti. Numeri da capogiro che dimostrano quanto sia facile cadere in trappola.

Ma se la truffa è così diffusa, perché Google interviene solo ora e con una mossa così plateale?

L’asso nella manica di Google: una legge contro la mafia

Qui la storia si fa interessante. Per fermare questi criminali, Google non si è limitata a una semplice denuncia. Ha tirato fuori dal cilindro il RICO Act, una legge americana del 1970 pensata per combattere le organizzazioni mafiose.

In pratica, sta accusando questo gruppo di essere un’associazione a delinquere organizzata. È una mossa audace, quasi teatrale, che mira a creare un precedente.

L’idea è quella di spaventare non solo Lighthouse, ma chiunque pensi di poter fare affari con truffe simili.

Eppure, resta un dubbio:

Quanto può essere efficace una legge americana contro un gruppo che opera dalla Cina, un paese non esattamente noto per la sua collaborazione in questi ambiti?

Il rischio è che tutto questo si trasformi in una battaglia legale infinita, combattuta più nelle aule di tribunale che sul campo, lasciando gli utenti esposti come prima.

Nuove protezioni e proposte di legge: la soluzione è davvero questa?

Accanto all’azione legale, Google ha annunciato di sostenere nuove proposte di legge e di aver implementato nuove funzionalità di protezione basate sull’intelligenza artificiale per scovare i messaggi-truffa.

Tutto molto bello, certo.

Ma non possiamo fare a meno di chiederci se queste “soluzioni” non siano solo una pezza messa su una falla enorme. Le nuove leggi richiederanno anni per essere approvate e implementate, e nel frattempo i truffatori avranno già cambiato tattica dieci volte. Le nuove protezioni tecnologiche, d’altro canto, suonano come l’ennesima promessa di sicurezza da parte di un’azienda che, diciamocelo, ha già accesso a una quantità spropositata dei nostri dati.

Alla fine, mentre i colossi della tecnologia giocano la loro partita a scacchi contro il cybercrime, la sensazione è che a pagare il conto, come sempre, siano gli utenti.

La vera domanda non è se Google vincerà questa battaglia, ma quante persone ancora cadranno nella rete prima che si trovi una soluzione che funzioni davvero.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

26 commenti su “Google dichiara guerra alle truffe SMS: il RICO Act contro i cybercriminali di Lighthouse”

  1. Interessante questa mossa di Google, quasi come se i clienti fossero persone e non semplici dati. Speriamo che questo approccio più “militare” funzioni, anche se sospetto sia più un’operazione di facciata. Voglio dire, a chi altro dovrebbero dare la colpa se non ai cattivi?

  2. Un’arma legale affilata, ma il vero antidoto contro le truffe resta l’occhio vigile. Bisogna navigare attenti nel mare digitale.

  3. L’intento di Google, benché lodevole nell’intento, appare come un tentativo di rattoppare un tessuto ormai lacerato, piuttosto che una soluzione risolutiva. Ci si aspetta un fiume di truffe, ma ci viene offerta una goccia.

      1. Mi sembra un po’ teatrale, ma chissà, magari funziona. Voglio dire, pulire l’immagine con un pizzico di dramma legale? Tipico di certe aziende.

    1. Isabella Sorrentino

      Miriam, cara, è proprio questa la questione: puntano a un singolo bersaglio con un’arma che sembra più uno spot pubblicitario che una vera difesa. La loro “soluzione” è solo un palliativo, un tentativo di lavarsi la coscienza. Ma quanto durerà questo piccolo passo?

    1. Tanta enfasi su un singolo atto legale. Si accusano, certo, ma le truffe continueranno a fiorire finché gli utenti cliccano senza pensare. Una soluzione è educare, non solo fare causa.

      1. Sabrina Coppola

        L’azione di Google è un passo avanti, ma il RICO Act da solo non basta. L’educazione degli utenti rimane la chiave per arginare queste truffe. Ci vorrebbe più prevenzione attiva.

  4. Ma davvero pensano di arginare un mare di truffe con una singola causa legale? Sembra più una dimostrazione di forza per le gallerie che una soluzione concreta. Spero solo che questo non sia l’ennesimo specchietto per le allodole.

    1. Paola, solita fuffa! 🙄 Pensano di fermare la marea con un secchiello? 🤦‍♂️ Poi si stupiscono se ci caschiamo tutti! 🤷‍♂️

  5. Ah, Google e il suo “RICO Act” contro i truffatori? Bel tentativo di apparire paladini della giustizia, ma tra il dire e il fare, ci vorrà un bel po’ prima che questo pantano digitale si asciughi. Vedremo se il fango dei cybercriminali non laverà via anche questa nobile intenzione.

  6. Roberta De Rosa

    Google punta il dito contro i truffatori, ma mi chiedo se non sia più una mossa di facciata che una soluzione reale a questo mare di fregature digitali.

    1. Andrea Ruggiero

      Roberta, un’azione legale è una rete. Ma se i pesci sono troppi e i buchi nel mezzo, cosa resta? Google pulisce il giardino, ma le erbacce digitali germogliano altrove. Non è la fine del gioco.

  7. Google, che paranoia. RICO Act contro truffatori? Benissimo. Ma l’IA che monitora chi clicca su link di m… che mi dice?

  8. La legge, questo cappio legale, viene brandita come una clava contro chi semina zizzania digitale. Ma sarà sufficiente a diserbare il campo dalle erbacce? O è solo un’altra mossa per lucidare la corazza, mentre i veri parassiti continuano a proliferare nell’ombra?

  9. Beatrice Benedetti

    Certo che Google interviene, ma la vera soluzione sta nel far capire alla gente che non deve cliccare su link strani. Semplice, no?

    1. Francesco De Angelis

      Un’azione legale contro le truffe? 🤔 Interessante approccio. Sarà sufficiente per proteggere gli utenti dai criminali online? 🛡️ Dobbiamo assicurarci che la tecnologia serva davvero noi.

  10. Patrizia Bellucci

    L’idea di una “guerra” legale contro le truffe è suggestiva, ma mi chiedo quanto sia efficace un’azione legale contro entità quasi fantasma. Spero solo che non sia l’ennesimo tentativo di Google di lavarsi la coscienza, mentre noi continuiamo a ricevere messaggi sospetti.

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