Un weekend di fuoco: il caos del Google June 2025 Core Update e il silenzio di Mountain View

Anita Innocenti

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Un aggiornamento di routine che ha scosso le classifiche, lasciando dietro di sé siti penalizzati e una comunità SEO in cerca di risposte.

Il Google June 2025 Core Update ha scosso il mondo digitale a fine giugno, causando fluttuazioni senza precedenti nelle classifiche di ricerca. Google lo ha etichettato come routine, ma la comunità SEO ha ipotizzato un'applicazione più rigida dell'E-E-A-T e test dell'algoritmo MUVERA. Nonostante la conclusione ufficiale, gli effetti destabilizzanti persistono, lasciando molti professionisti senza risposte chiare.

Un weekend di fuoco e il solito ‘tutto sotto controllo’ di Google

Tutto è cominciato durante l’ultimo fine settimana di giugno, un periodo che per molti professionisti del digitale si è trasformato in un vero e proprio incubo. Mentre tanti si preparavano al relax, le classifiche di ricerca di Google hanno iniziato a tremare come mai prima, con siti che schizzavano in alto o sprofondavano nel nulla senza un apparente perché.

A lanciare l’allarme, come spesso accade, è stato l’occhio attento di Barry Schwartz che, come scritto su Search Engine Roundtable, ha segnalato le prime, violente fluttuazioni.

Da parte di Google, inizialmente, solo un assordante silenzio.

Poi, lunedì 30 giugno, è arrivata la conferma ufficiale tramite la sua Search Status Dashboard: era in corso il “June 2025 Core Update“.

La motivazione?

La solita, quasi un disco rotto: un aggiornamento di routine per migliorare la qualità e la pertinenza dei risultati.

Una spiegazione che, diciamocelo, suona un po’ come una pacca sulla spalla mentre la tua casa sta andando a fuoco, specialmente per chi ha visto il proprio traffico dimezzato da un giorno all’altro.

Ma mentre Google si limitava a un comunicato di routine, la comunità SEO ha iniziato a scavare per capire cosa diavolo stesse succedendo davvero dietro le quinte.

Ma cosa sta succedendo davvero nelle segrete stanze di Mountain View?

La domanda che tutti si sono posti è stata: cosa c’è di diverso questa volta?

Le teorie, ovviamente, non sono mancate. Molti esperti hanno subito puntato il dito verso un’applicazione ancora più rigida del famoso concetto di E-E-A-T (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità). In pratica, Google sembra aver alzato ulteriormente l’asticella, premiando i contenuti che dimostrano un’esperienza reale e penalizzando quelli più superficiali, magari creati in serie con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Non è un caso che settori delicati come salute, finanza e news siano stati tra i più colpiti, come descritto da Coalition Technologies.

Altri, invece, guardano a cambiamenti tecnologici più profondi. Si è parlato molto, ad esempio, del nuovo algoritmo MUVERA, un sistema di recupero delle informazioni che Google starebbe testando per migliorare la precisione delle sue risposte.

Che questo aggiornamento sia stato il primo vero banco di prova su larga scala?

Google non lo ammetterà mai apertamente, lasciando che siano le analisi e i dati a parlare. Dati che, nel frattempo, mostravano una volatilità che non si vedeva da tempo.

Eppure, anche con queste ipotesi sul tavolo, qualcosa continuava a non tornare.

Perché, anche dopo la fine ufficiale dell’aggiornamento, il caos non si è placato?

Concluso l’aggiornamento? Non ditelo a chi ha perso il traffico

Il 17 luglio, Google ha annunciato la conclusione del rollout.

Fine della storia?

Nemmeno per sogno.

Molti siti che avevano perso posizioni non solo non le hanno recuperate, ma hanno assistito a ulteriori, inspiegabili fluttuazioni. Le discussioni online, come quelle animate presenti su YouTube, sono piene di testimonianze di professionisti che si sentono presi in giro, costretti a navigare a vista senza una direzione chiara.

La sensazione diffusa è che questi “core update” stiano diventando sempre più una sorta di scatola nera. Google dichiara un inizio e una fine, ma gli effetti sembrano propagarsi per settimane, con continui assestamenti che rendono quasi impossibile capire se una strategia di recupero stia funzionando o meno.

La verità è che l’impatto di questo aggiornamento, presentato come routine, è stato tutt’altro che ordinario e le sue conseguenze si faranno sentire ancora a lungo.

E questo solleva un dubbio legittimo: siamo di fronte a semplici aggiornamenti per “migliorare il web” o a manovre sempre più aggressive per consolidare un monopolio informativo, dove le regole del gioco possono cambiare da un momento all’altro senza preavviso né spiegazioni reali?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

7 commenti su “Un weekend di fuoco: il caos del Google June 2025 Core Update e il silenzio di Mountain View”

  1. Simone De Rosa

    Certamente, un “aggiornamento di routine” che produce questo livello di disagiocerca davvero la perfezione nella sua esecuzione, non trovi? Una sinfonia di incertezza per chi, poi, deve far quadrare i conti.

  2. La narrativa “di routine” di Mountain View, un capolavoro di eufemismo, dimostra ancora una volta la loro maestria nel gestire le aspettative altrui. Un vero spettacolo.

  3. Filippo Villa

    Sempre la solita farsa. “Aggiornamento di routine”, certo. Mentre le nostre metriche vanno a puttane, loro se la ridono. Avoja a fidarsi di ‘sta gente.

  4. Andrea Cattaneo

    Ma dai, ‘routine’ un bel niente. Ci stanno trollando con ‘sta storia dell’E-E-A-T, mentre noi dobbiamo ripulire il casino. ‘Sta gente di Mountain View se ne frega dei nostri sforzi.

  5. Paola Caprioli

    Il solito caos mascherato da “aggiornamento di routine”. Mentre loro giocano con gli algoritmi, noi siamo quelli che dovranno rimettere insieme i pezzi, come sempre. Chissà se un giorno impareranno a comunicare senza mandarci nel panico.

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