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Un tool open-source che si integra nel terminale per automatizzare compiti e generare codice, ma la “generosità” di Google nasconde strategie di mercato e dubbi sulla fiducia nell’IA
Google ha rilasciato Gemini CLI, uno strumento AI open-source per il terminale, basato sui modelli Gemini. Offre accesso gratuito a Gemini 2.5 Pro per sviluppatori, promettendo assistenza per codice, automazione e contenuti. Nonostante le funzionalità avanzate, sorgono interrogativi sulla gratuità e la fiducia nella IA per la programmazione.
Google ha appena tirato fuori dal cilindro Gemini CLI, un nuovo strumento di intelligenza artificiale open-source che promette di ficcarsi direttamente nel tuo terminale di sviluppo. Presentato il 25 giugno 2025, questo aggeggio si basa sui potenti modelli Gemini di Google e, sulla carta, dovrebbe darti una mano con il codice, la creazione di contenuti e l’automazione di un sacco di compiti noiosi, tutto senza farti uscire dalla tua amata riga di comando.
La grande promessa?
Accesso gratuito a Gemini 2.5 Pro, con la sua spaventosa finestra di contesto da 1 milione di token, e limiti di utilizzo che, dicono loro, sono i migliori sul mercato, come descritto sul blog ufficiale di Google. Ma quando un gigante come Google ti offre qualcosa di così potente “gratis”, qualche domanda sorge spontanea.
Non trovi?
Ma cosa ci fai davvero con questo Gemini CLI, e quanto “gratis” è questo regalo?
Allora, mettiamoci comodi e vediamo cosa questo Gemini CLI dice di saper fare.
Non si tratta solo di scrivere codice, perché pare che possa comprendere e modificare codebase che vanno ben oltre quel famoso milione di token di contesto.
Addirittura, si parla della capacità di generare applicazioni partendo da input multimodali, tipo un PDF o uno schizzo fatto al volo, come se fosse fantascienza.
E poi c’è l’automazione di operazioni complesse, dalla gestione delle pull request ai rebase più ostici.
Per far girare tutta questa giostra, Gemini CLI si appoggia a strumenti integrati come Google Search, Imagen, Veo e Lyria per la creazione di media, e utilizza un meccanismo chiamato ReAct (Reason and Act) con server locali o remoti per affrontare compiti intricati, tipo scovare bug o migliorare la copertura dei test, stando alla documentazione su Google Cloud.
E la parte “gratuita”?
Puoi autenticarti con il tuo account Google personale e ottenere 60 richieste al minuto (fino a 1.000 al giorno) con Gemini 2.5 Pro.
Se poi hai esigenze più spinte, ci sono le opzioni a pagamento tramite chiavi API di Google AI Studio/Vertex o le licenze Gemini Code Assist per modelli personalizzati o limiti superiori, come specificato nel repository GitHub del progetto.
E sì, se usi VS Code, sappi che questo Gemini CLI è il motore dietro la modalità “agente” di Gemini Code Assist.
Bello, vero?
Ma siamo sicuri che questa generosità non abbia un secondo fine, magari legato ai dati che tu, sviluppatore, gli fornisci usandolo?
Un campo di battaglia affollato: gli sviluppatori si fideranno di un altro aiutante AI?
Gemini CLI non arriva certo in un mercato deserto. Deve vedersela con nomi già noti come Codex CLI di OpenAI e Claude Code di Anthropic. Il punto è che, secondo un’indagine citata da TechCrunch, solo il 43% degli sviluppatori si fida dell’accuratezza del codice generato dall’IA.
Una percentuale che non fa dormire sonni tranquilli.
Pare che Gemini 2.5 Pro sia diventato uno dei preferiti dagli sviluppatori, spingendo la nascita di strumenti di terze parti, e forse è proprio per questo che Google ha deciso di scendere in campo direttamente, per costruire un rapporto più stretto con chi il codice lo scrive ogni giorno.
D’altronde, chi non vorrebbe un alleato così potente?
Peccato che, come fanno notare i più critici, questi strumenti non sono esenti da rischi: studi hanno mostrato come l’IA applicata alla programmazione possa introdurre errori subdoli o, peggio ancora, fallire nel correggere vulnerabilità di sicurezza.
Davvero vogliamo affidarci a un copilota che ogni tanto ci porta fuori strada?
### Strategia, open source e il solito “bene della community”: cosa bolle davvero in pentola?
Questo lancio non è casuale, ma segue a ruota quello di Gemini 2.5 Pro ad aprile 2025, che aveva già acceso l’interesse degli sviluppatori verso la programmazione assistita dall’IA. Gemini CLI è chiaramente una mossa strategica di Google per presidiare il terminale, un territorio dove GitHub Copilot e Cursor, ad esempio, hanno già costruito business di tutto rispetto.
E la scelta dell’open source?
Certo, da un lato favorisce i miglioramenti guidati dalla community e va incontro alla crescente domanda di utility AI personalizzabili e locali. Ma non sarà anche un modo elegante per Google di attingere al lavoro (gratuito) di migliaia di sviluppatori e, magari, raccogliere dati preziosissimi su come usano questi strumenti?
Insomma, Gemini CLI è disponibile, puoi installarlo con un semplice comando NPM o eseguirlo con NPX. La documentazione c’è, sia su Google Cloud che su GitHub.
La domanda vera, però, resta: quanto di questa innovazione è un reale passo avanti per chi lavora e quanto è l’ennesima mossa di un colosso per consolidare la sua posizione dominante, mascherata da regalo alla community?
Staremo a vedere… Ti terrò aggiornato, promesso!