Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Disattivare la cronologia delle attività per usare le estensioni sembra un passo avanti, ma Google conserva comunque i dati per 72 ore adducendo motivi di sicurezza.
Google annuncia modifiche alla gestione della privacy per Gemini: a partire dal 7 luglio, non sarà più necessario mantenere attiva la "Gemini Apps Activity" (la cronologia delle conversazioni) per poter utilizzare le estensioni che interagiscono con altre app come Telefono o WhatsApp. Sebbene questo conceda maggiore libertà agli utenti sulla conservazione a lungo termine, Google manterrà comunque le interazioni per 72 ore per motivi di sicurezza.
Gemini e la privacy: Google fa un passo indietro o ci prende un po’ in giro?
Te ne sarai accorto anche tu: ogni volta che Google annuncia qualche novità, specialmente se riguarda l’Intelligenza Artificiale e i nostri dati, scatta subito l’allarme rosso. E con le recenti email su Gemini, la sua IA di punta, non è stato diverso. Si è parlato di cambiamenti preoccupanti per la nostra privacy, con il timore che Gemini potesse ficcare il naso nei nostri dati personali senza troppi complimenti.
Ma, come spesso accade quando si tratta di comunicazioni aziendali un po’ arzigogolate, la verità potrebbe essere diversa da come appare a una prima, frettolosa lettura. Forse, dico forse, questa volta Google non sta cercando di fregarci, ma di darci effettivamente un po’ più di controllo, come ipotizzato anche su Android Authority.
Sarà vero?
O è solo un altro modo per farci abbassare la guardia?
Cosa cambia davvero con queste nuove regole per Gemini?
Andiamo al sodo.
La questione principale gira attorno all’utilizzo delle “estensioni” di Gemini, quelle che permettono all’IA di interagire con app come Telefono, Messaggi, WhatsApp e altre utility. Prima, se volevi usare queste comode funzioni, eri praticamente costretto ad attivare la “Gemini Apps Activity”. Tradotto: dovevi accettare che Google conservasse le tue chat e interazioni con Gemini per un periodo che poteva andare dai 3 ai ben 36 mesi.
Una bella scocciatura per chi tiene alla propria riservatezza, diciamocelo.
Ebbene, la novità, che dovrebbe entrare in vigore dal 7 luglio, è che non sarà più necessario tenere attiva questa cronologia per usare le estensioni, come spiegato chiaramente su 9to5Google. In pratica, potrai disabilitare la registrazione delle attività e continuare a usare le estensioni.
Sembra un bel passo avanti, no?
Da una parte ti tolgo un obbligo, dall’altra ti lascio la funzionalità.
Ma c’è sempre un “ma” quando si parla di questi colossi.
Più controllo per te, o solo un contentino ben confezionato?
Attenzione, però, a non cantare vittoria troppo presto.
Anche se disattivi la cronologia delle attività, Google si riserva comunque il diritto di conservare le tue interazioni con Gemini per 72 ore.
La giustificazione ufficiale?
Motivi di “sicurezza e per migliorare il servizio”.
Questa, a dire il vero, non è una novità introdotta ora, ma una pratica che esiste da quando Bard è stato ribattezzato Gemini, come specificato nella documentazione di supporto Google. Quindi, da un lato ci danno un po’ più di respiro sulla conservazione a lungo termine, ma dall’altro una “sbirciatina” temporanea ai nostri dati se la concedono comunque.
E per gli utenti aziendali, quelli che usano Google Workspace?
Lì Google assicura che le interazioni con Gemini restano confinate all’interno dell’organizzazione e non vengono usate per addestrare i modelli IA pubblici senza un esplicito consenso, una posizione ribadita anche nelle note sull’integrazione di Gemini in Workspace. Suona rassicurante, ma la fiducia, si sa, è merce rara.
La stessa testata Android Police, che inizialmente aveva sollevato dubbi, ha poi corretto il tiro ammettendo che questo cambiamento, tutto sommato, è un miglioramento per la privacy degli utenti.
Ma la domanda resta: è una vera vittoria per noi o Google sta solo diventando più abile a gestire la propria immagine in un periodo in cui la privacy è un tema caldissimo?
Ai posteri, e forse alle prossime policy, l’ardua sentenza.
72 ore. ⏳ Non un gran che. Ma proteggere i dati è un inizio. 👍
È un piccolo passo. Google apre le porte, ma controlla ancora l’entrata. Bisogna tenere gli occhi aperti.
Un’altra magata da Silicon Valley: ci danno briciole di privacy dopo averci chiesto il pedigree. Il gioco delle 72 ore, un’arte raffinata per noi, un’ossessione per loro.
Le 72 ore sono solo il tempo necessario a Google per fare un backup, il resto è fumo negli occhi per la privacy.
Quelle 72 ore, un’arguta dilazione per un’analisi più capillare. La sicurezza, un pretesto così finemente intessuto.
Un passo avanti, certamente, ma la vera danza della fiducia si gioca su dettagli ancor più sottili, non credete?
Che bello! Nuove opzioni per noi. ✨ Certo, 72 ore sono tante. Ma almeno possiamo usare le estensioni! 😊 Un piccolo progresso, no? 💪
Le 72 ore sono il tempo standard per il backup, ma un passo avanti è sempre un passo.
Ah, le 72 ore “di sicurezza”, giusto il tempo di decidere cosa farci dei nostri dati prima che il velo della privacy cali. Geniale.