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Contattaci ora →Tra condivisione di assistenti AI, controllo degli amministratori e dubbi sulla dipendenza, Google promette di rivoluzionare la collaborazione aziendale, ma non mancano le zone d’ombra
Google ha aperto la condivisione dei "Gems", assistenti AI personalizzati su Gemini, per spingere la collaborazione e la produttività. Il sistema, con controlli IT simili a Google Drive, impone però restrizioni agli account Enterprise. L'iniziativa, pur efficiente, solleva dubbi sulla potenziale dipendenza aziendale da Google e le sue future conseguenze.
Gems condivise: la grande promessa di Google per la collaborazione
Google ha aperto le porte alla condivisione dei “Gems“, i suoi assistenti AI personalizzati su Gemini. In pratica, da oggi puoi creare un assistente addestrato per un compito specifico, che so, per scrivere le tue newsletter con un certo stile, e poi passarlo a un tuo collega con un semplice click.
L’idea è quella di smettere di reinventare la ruota ogni volta, creando degli strumenti su misura che tutto il team può utilizzare.
Il meccanismo è identico a quello di Google Drive: decidi tu chi può solo visualizzare il tuo Gem e chi può metterci mano e modificarlo. Un sistema di condivisione che già conosci, integrato in strumenti che usi ogni giorno.
Sembra tutto perfetto, vero?
Eppure, non è tutto così semplice come Google vorrebbe farci credere.
Tutto sotto controllo? Il ruolo degli amministratori e le prime esclusioni
Per le aziende, Google ha previsto una serie di controlli amministrativi. In teoria, i responsabili IT possono decidere chi può condividere cosa, e con chi, evitando che informazioni sensibili finiscano nelle mani sbagliate.
Come descritto sul blog ufficiale di Google, questa funzionalità è attiva di default, ma può essere disattivata.
E qui iniziano i primi dubbi.
Viene da chiedersi perché, in un mondo che va verso la massima collaborazione, un’azienda dovrebbe limitare uno strumento del genere.
Ma la vera anomalia è un’altra: gli account Enterprise, quelli che pagano di più per avere il massimo della sicurezza e delle funzionalità, sono stati volutamente limitati.
Google parla di “restrizioni intenzionali” per garantire maggiore protezione.
Ma è davvero così?
O forse la tecnologia non è ancora così matura e si preferisce testarla su larga scala prima di darla in pasto ai clienti più esigenti e strutturati?
Tra efficienza e dipendenza: cosa significa davvero per il tuo lavoro
L’obiettivo dichiarato è nobile: aumentare la produttività, standardizzare i processi e permettere a tutti di sfruttare l’esperienza dei colleghi più bravi a “dialogare” con l’intelligenza artificiale.
Se un membro del team crea un Gem fenomenale per analizzare i dati di vendita, perché non dovrebbero usarlo tutti?
Il vantaggio in termini di tempo e risorse è evidente.
Ma la domanda che dobbiamo porci è un’altra.
Affidare la creazione di strumenti così specifici e proprietari a una piattaforma esterna non rischia di aumentare a dismisura la nostra dipendenza da Google?
Stiamo costruendo il nostro know-how aziendale su un’infrastruttura che non controlliamo, legandoci mani e piedi a un unico fornitore.
Certo, oggi l’efficienza aumenta, ma domani, quale sarà il prezzo di questa comodità?
La funzionalità promette di razionalizzare i flussi di lavoro, ma la concentrazione di dati in un’unica piattaforma solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’autonomia a lungo termine.
Altra trovata per legare le aziende al proprio orticello. Creare una dipendenza da assistenti personalizzati sembra un modo per garantirsi clienti fedeli, o perlomeno bloccati. Vedremo quanto durerà questa “rivoluzione”.
La possibilità di condividere assistenti AI personalizzati è un passo avanti notevole per la produttività. Tuttavia, la gestione della sicurezza e la prevenzione di un eccessivo affidamento su un unico fornitore richiederanno attenzione. Come si bilancerà la praticità con il controllo?
La possibilità di scambiare assistenti AI addestrati per scopi precisi semplifica parecchio le cose in azienda. Mi chiedo se questo faciliterà davvero la crescita di nuove competenze o consoliderà quelle esistenti, rendendole meno flessibili.
Condividere le competenze AI mi sembra un modo per replicare l’esperienza, ma quale sarà il costo della standardizzazione?
Ottima mossa per Google, ma la dipendenza da un unico provider è un rischio concreto. Alla lunga, ci costerà caro.
Questa condivisione di Gems sembra un’altra tessera nel mosaico della dipendenza tecnologica. Si promette efficienza, ma a quale prezzo per la nostra autonomia intellettuale? Temo che finiremo per delegare troppo, perdendo il gusto della scoperta.
L’idea di creare e distribuire assistenti IA mirati per compiti specifici mi pare una svolta. Mi chiedo però quanto autonomia rimanga nel processo creativo una volta delegato all’intelligenza artificiale.
Interessante questa cosa dei “Gems”. Certo che se poi si finisce per dipendere da questi assistenti per ogni cosa, dove finisce la nostra capacità di pensare?
Non so, questa condivisione di Gems mi lascia un po’ perplessa. Speriamo non diventi un obbligo.
L’idea di condividere assistenti AI personalizzati è un approccio pratico per aumentare l’efficienza. Mi chiedo quale sarà l’impatto a lungo termine sulla capacità di problem-solving individuale.
La possibilità di condividere Gems addestrati su Gemini è una progressione logica per la produttività aziendale. Riduce la duplicazione degli sforzi di personalizzazione dell’IA. Rimane da valutare l’impatto sul controllo dei dati e sull’autonomia delle piattaforme.
Questa condivisione di Gems mi pare l’ennesimo passo verso una dipendenza totale da Google. Sebbene utile, temo ci porterà a perdere un po’ di nostra autonomia creativa.
L’introduzione della condivisione dei Gems di Gemini rappresenta un passo logico nell’evoluzione delle piattaforme collaborative basate sull’IA. Sebbene possa incrementare l’efficienza, la valutazione della potenziale dipendenza dagli strumenti di un singolo fornitore richiede un’analisi ponderata dei costi-benefici a lungo termine.
Mah, Google che “rivoluziona” la collaborazione… già vediamo dove porta tutta questa dipendenza da una sola piattaforma. Chi ci assicura che non diventino delle gabbie dorate?
Condividere assistenti AI… così si crea un bel monopolio, non credete?
Ma quindi questi Gems si possono usare anche fuori dall’ambito aziendale, o sono solo per chi lavora con Google? Non capisco bene come funzioneranno poi, se tutti useranno la stessa cosa.
Ancora un altro passo di Google verso il controllo totale. Offrono una “comodità” per poi legarci sempre di più ai loro servizi. Mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima che non si possa più lavorare senza i loro “Gems” pronti all’uso.
Direi che questa mossa di Google è piuttosto prevedibile. Offrire strumenti per la produttività è il loro pane quotidiano, ma la vera questione è se questa comodità non ci renderà meri esecutori al servizio del loro algoritmo. La dipendenza è una trappola sottile.
La condivisione dei Gems di Google? Ovvio. Chiunque punti a dominare il mercato non può non proporre queste cose. La vera domanda è: quanto ci vorrà prima che tutti si affidino ciecamente a queste soluzioni pre-confezionate?
L’idea di condividere assistenti AI personalizzati sembra avere senso per risparmiare tempo. Però, non mi convince del tutto questa spinta verso una dipendenza totale da un unico fornitore. Non è che ci stiamo legando troppo stretti?
Utile per chi non ha tempo, ma occhio alla dipendenza da Google. Meglio diversificare.