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Contattaci ora →Le nuove funzioni di anteprima “intelligente” di Google, basate sull’IA, promettono di rivoluzionare la scoperta dei contenuti, ma rischiano di penalizzare drasticamente il traffico degli editori online.
Google ha lanciato nuove funzionalità IA per Search e Discover, con anteprime intelligenti che riassumono i contenuti. La mossa, pur puntando a migliorare l'esperienza utente, preoccupa fortemente gli editori: temono un calo drastico del traffico, già affetto dalle ricerche "zero-click". Google conferma la sua strategia di profonda integrazione dell'IA, nonostante il malcontento del settore.
Google mette il turbo all’IA: la scoperta di contenuti non sarà più la stessa (e per gli editori sono guai)
Google ha appena premuto l’acceleratore, lanciando due nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale che promettono di cambiare le regole del gioco su come scopriamo i contenuti in Search e Discover. È l’ultima, e forse la più aggressiva, mossa di Mountain View per mettere l’IA al centro di tutto, trasformandola nel vero e proprio portinaio di Internet.
Le novità includono anteprime “intelligenti” ed espandibili per le notizie di tendenza su Discover e un potenziamento dei feed sportivi nella Ricerca, tutto gestito da algoritmi di IA sempre più sofisticati. L’aggiornamento per Discover è già attivo negli Stati Uniti, in Corea del Sud e in India, con il resto del mondo che, c’è da scommetterci, seguirà a breve.
Una mossa che, sulla carta, sembra un vantaggio per tutti.
Ma è davvero così?
Come funzionano le nuove anteprime e perché c’è da preoccuparsi
La nuova funzione di Discover ti presenta delle brevi anteprime sui temi caldi che ti interessano. Se qualcosa attira la tua attenzione, puoi espandere la preview per avere più dettagli e link per approfondire su siti esterni.
Nei loro test interni, come descritto sul blog ufficiale di Google, dicono che questo approccio facilita la vita degli utenti, permettendo loro di farsi un’idea rapida su un argomento attingendo da una vasta gamma di fonti.
Invece di semplici link, Google si posiziona come un intermediario intelligente che ti riassume il mondo.
Parallelamente, la AI Mode nella Ricerca, basata su una versione personalizzata di Gemini 2.5, promette di andare ancora più a fondo, smontando le tue domande in sotto-argomenti per darti risposte che, a loro dire, sono iper-pertinenti.
Sembra quasi un servizio impeccabile, se non fosse per un piccolo, gigantesco dettaglio.
Da dove arrivano tutte queste informazioni?
Il conto salato per gli editori: il traffico che sparisce
Diciamocelo, l’introduzione di questi riassunti generati dall’IA sta mandando nel panico l’intero settore editoriale, e non a torto.
Il problema è semplice: se Google ti dà già la pappa pronta, che motivo hai di cliccare e visitare il sito originale che ha prodotto quel contenuto?
I dati, purtroppo, confermano questi timori.
Il timore, più che fondato, è che le nuove funzionalità accelerino ulteriormente questa emorragia di traffico, mettendo in ginocchio chi vive di contenuti.
E mentre gli editori si leccano le ferite, a Mountain View cosa rispondono?
La strategia di Google: più IA per tutti, costi quel che costi
Sundar Pichai, il CEO di Google, suona una musica ben diversa. Sostiene che l’AI Mode è un successo e con gli AI Overviews, le persone usano di più la ricerca e fanno domande più complesse. Il 2025, secondo lui, sarà “uno dei più grandi anni per l’innovazione nella ricerca”, nonostante i passi falsi iniziali del 2024.
Insomma, per loro si va avanti tutta, e la strategia è chiara: integrare l’IA in modo sempre più profondo, a qualunque costo.
Stanno persino lavorando a “Search Live”, una funzione che permetterà conversazioni vocali interattive con la ricerca, usando la fotocamera del telefono per ottenere assistenza in tempo reale.
Tutto questo ci porta a una domanda fondamentale, che resta sospesa nell’aria:
Come farà Google a tenere in piedi un sistema che, da un lato, migliora (forse) l’esperienza utente e, dall’altro, rischia di segare il ramo su cui è seduta, ovvero quell’ecosistema di editori e creatori che, faticosamente, produce i contenuti che alimentano le sue stesse risposte?
Staremo a vedere, ma la sensazione è che il conto, alla fine, lo pagherà qualcuno.
E probabilmente non sarà Google.
La mossa di Google punta all’efficienza, ma svuota il lavoro dei creatori. Un peccato vedere la qualità soffrire per la velocità.
Sono uno studente e questa situazione mi fa impazzire. Se l’IA riassume tutto, come possiamo davvero imparare qualcosa di nuovo? Ho paura che finiremo per leggere solo riassunti, perdendo la profondità delle argomentazioni.
Queste anteprime intelligenti mi ricordano quando, da bambino, guardavo le stelle cercando di decifrare costellazioni nell’immensità. Forse è un modo per condensare l’universo informativo, ma chissà se l’anima delle storie non si perde un po’ nel processo.
Bene, quindi l’IA decide cosa meritiamo di leggere e lo riassume. Temo che la mia professione si stia trasformando in quella di un venditore di fumo per bot.
Certo, un’altra trovata geniale da parte dei signori di Mountain View. Riassumere tutto con l’IA? Fantastico, così gli utenti non dovranno più nemmeno cliccare. Gli editori, poveracci, si ritroveranno a fare i conti con un traffico che sparirà più velocemente di un gelato al sole. Ma tanto a loro che importa, l’importante è che “l’esperienza utente” sia scintillante, no?
Bene, l’algoritmo si fa furbo, riassume e anticipa. Chi naviga forse apprezza il tempo guadagnato. Ma il flusso di dati verso chi il contenuto lo crea? Un dettaglio trascurabile, immagino.
Un’altra volta si promette un futuro radioso, ma chi ci rimette sono sempre quelli come noi. Ci illudono con le novità, poi ci lasciano soli a raccogliere i cocci. Spero solo che qualcuno si accorga del danno che stanno facendo.
Se l’IA riassume tutto, per chi scrive diventa difficile farsi notare.
La vera sfida per noi marketer sarà adattarci a questo scenario. Se gli utenti otteranno le risposte dirette, il valore del contenuto originale dovrà essere ancora più evidente. Chissà se ne usciremo rafforzati, eh?
Io, come tecnico, sono un po’ preoccupato. Le anteprime intelligenti potrebbero rendere meno necessario cliccare sui link. Non sono sicuro che questo sia il modo migliore per andare avanti per chi crea contenuti. Cosa succederà poi?
Ma figurati se Google pensa a chi crea. Gli interessa solo che noi stiamo lì più tempo, a costo di farci vedere riassunti che ci fanno dimenticare i siti. E poi si lamentano se la gente non legge più niente. Che barzelletta.
Greta, ma che dico, “preoccupato”? Saranno felici di avere il riassuntino pronto, mica devono più leggere! E poi, cosa ci pensano questi editori a farci sbattere gli occhi sui loro siti?
Massimo, io non so… se gli utenti non cliccano più, per noi tecnici che dobbiamo poi dare supporto se succede qualcosa, è un problema. Non so come gestiranno questo traffico ridotto.
Mah, questi di Google… pensano di fare il colpaccio con l’IA, ma poi si ritrovano gli editori in rivolta. È un bel pasticcio, diciamocelo. Che poi, a forza di dare tutto pronto, ci ritroveremo tutti con la testa vuota e senza più sapere cercare qualcosa?
Questa roba è un vero disastro per chi produce. La gente avrà tutto servito senza cliccare, fine della storia.
Ma dai, è ovvio che vogliono tutto gratis. Se vi lamentate ora, immaginate quando vi faranno pagare per respirare.
Emanuele, dici bene. Un bel modo per chiudere la porta in faccia a chi produce. D’altronde, perché faticare a leggere quando l’algoritmo riassume? La qualità del contenuto conta sempre meno, evidentemente.
Interessante come Google prometta un’esperienza utente superiore, ma sembra che il prezzo lo paghino i creatori. Chissà se questa direzione porterà a una reale fruizione o solo a un’illusione di essa.
Siamo di fronte a un nuovo colpo di coda di Big G. Un’ulteriore concentrazione di potere che rischia di lasciare gli editori con le briciole. Ma una cosa è certa: chi non si adatta, sparisce.
Il progresso è una lama a doppio taglio. La comodità per l’utente si paga con il sacrificio di chi la genera. Resta da capire chi ne trarrà il vero guadagno.
Un’altra ombra si allunga sul lavoro di chi crea. Sembra che la rapidità dell’informazione, filtrata da un’intelligenza aliena, ci renda sempre più distanti da ciò che conta davvero. Ci sarà ancora spazio per la riflessione profonda?