Liz Reid spiega perché (e come) Google stia spingendo sull’IA generativa

Anita Innocenti

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Tra minacce esistenziali, ricavi pubblicitari a rischio e editori sul piede di guerra, Google si interroga sul futuro del suo modello di business

Liz Reid, a capo di Google Search, discute la minaccia esistenziale posta dall'intelligenza artificiale generativa, con competitor come ChatGPT. La Search Generative Experience (SGE) di Google, offrendo risposte dirette, mette in discussione i tradizionali ricavi pubblicitari e il ruolo degli editori. È la sfida più grande da decenni per il gigante di Mountain View.

Google trema: la fine di un’era?

Liz Reid, la numero uno di Google Search, si è seduta a chiacchierare con il Wall Street Journal per il loro podcast “Bold Names”. E, diciamocelo, non era una chiacchierata qualunque.

Google sta affrontando quella che molti definiscono una minaccia esistenziale, la più grande da quando è nata.

Per la prima volta dopo decenni, il gigante di Mountain View non dorme sonni tranquilli, con l’intelligenza artificiale generativa di competitor come ChatGPT e Perplexity che sta riscrivendo le regole del gioco su come cerchiamo (e troviamo) le informazioni online.

A guidare la corazzata in questa tempesta c’è proprio lei, Liz Reid, una veterana con oltre 20 anni di servizio in azienda, come descritto sul suo profilo ufficiale Google.

È stata la prima ingegnere donna nell’ufficio di New York e ha messo le mani in pasta su progetti fondamentali come Google Local, il mattone su cui poi è stata costruita buona parte di Google Maps. Insomma, una che ha visto Google cambiare pelle più di una volta.

Ma l’esperienza passata basta per affrontare una rivoluzione che rischia di scardinare il modello di business che ha reso Google… beh, Google?

Ricavi pubblicitari e SGE: la grande scommessa o un gigantesco bluff?

Durante l’intervista, uno dei nodi più spinosi è stato inevitabilmente quello dei soldi. Per anni, il giochino è stato semplice: tu cerchi qualcosa, clicchi su un link (spesso sponsorizzato) e Google incassa.

Facile.

Ma con la Search Generative Experience (SGE), l’IA di Google che fornisce risposte complete direttamente nella pagina dei risultati, perché mai dovresti cliccare altrove? La Reid ha provato a rassicurare tutti, parlando di nuove opportunità e formati pubblicitari integrati nell’esperienza AI.

Le promesse sono tante, come ti ho scritto qui, ma la domanda che ronza in testa a chiunque viva di contenuti online è sempre la stessa: se Google dà la pappa pronta, chi andrà più al “ristorante” (ovvero i siti web esterni)?

Nonostante la SGE, secondo alcune analisi, avesse già gestito miliardi di query prima ancora della nomina ufficiale della Reid a capo della Ricerca, il dubbio rimane. Si parla di un futuro in cui la ricerca sarà più ricca e conversazionale, ma il rischio è che diventi un monologo di Google, dove le voci esterne faticano a trovare spazio.

E qui si apre il vero vaso di Pandora: che ne sarà degli editori e dei creatori di contenuti, la linfa vitale che per anni ha nutrito il motore di ricerca?

Editori sul piede di guerra: alleati o prossime vittime?

Questo è il punto che fa davvero male.

La Reid ha toccato anche il tema della “dead Internet theory”, l’idea un po’ inquietante che il web si stia riempiendo di contenuti generati da bot, soffocando le voci umane.

Un paradosso, se pensi che la stessa Google sta spingendo l’acceleratore su un’IA che impara proprio da quei contenuti umani per poi, di fatto, sostituirli con un riassunto.

E la cosa più interessante?

L’intervista è stata rilasciata al Wall Street Journal, la cui casa madre, NewsCorp, ha un accordo commerciale con Google per fornire contenuti.

Una stretta di mano che sa tanto di patto col diavolo: ti pago per i tuoi contenuti, ma intanto costruisco lo strumento che potrebbe renderti obsoleto.

La Reid predica un futuro di espansione e di nuove scoperte, ma il sospetto che Google stia segando il ramo su cui tutti (compresa lei) sono seduti è più forte che mai.

La vera partita non si gioca su chi ha l’algoritmo più intelligente, ma su chi riuscirà a sopravvivere in un mondo dove le risposte valgono più delle domande.

E, soprattutto, chi pagherà il conto.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

8 commenti su “Liz Reid spiega perché (e come) Google stia spingendo sull’IA generativa”

  1. Claudio Ruggiero

    Ah, Google che trema? 😂 Sembra che anche i giganti abbiano i loro momenti di “crisi esistenziale”, giusto per giustificare i prossimi investimenti. 🤷‍♂️ Chissà se questa “rivoluzione” porterà davvero risultati tangibili o solo nuove grafiche sui report! 📊

    1. IA generativa? 🙄 Google trema? Solita scusa per nuovi investimenti. 💸 Speriamo porti profitto, mica solo grafici! 📊

  2. Raffaele Graziani

    Ma dai, questa “minaccia esistenziale” è solo un’altra bolla, un castello di carte pronto a crollare al primo soffio di vento!

  3. L’IA generativa? Altro giro, altra corsa. Solita melina per nascondere il declino. Vedremo se ‘sto giocattolo durerà più della pubblicità. Dubito.

        1. Se Google trema, vuol dire che sta per crollare tutto. Questa “rivoluzione” è solo il loro modo per non affondare. Prevedibile.

  4. Tutta questa enfasi sull’IA generativa è pura fuffa. Un modo per mascherare l’incapacità di adattarsi. Google si sta affogando da sola, come al solito. I profitti torneranno sempre a galla, ma il vostro orgoglio no.

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