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Meta punta sui chip di Google per l’IA, mettendo in discussione il dominio di Nvidia e aprendo nuove prospettive nel mercato dei processori specializzati
Il quasi-monopolio di Nvidia nel mercato dei chip per l'intelligenza artificiale è seriamente minacciato. Meta sta valutando di abbandonare le GPU di Nvidia per le più specializzate TPU di Google, in una mossa strategica per ridurre i costi e la dipendenza da un unico fornitore. Si profila una guerra tra titani che potrebbe ridisegnare gli equilibri di potere nella Silicon Valley.
Il trono di Nvidia inizia a scricchiolare: Google e Meta preparano il colpo grosso
Diciamocelo chiaramente: fino a ieri mattina sembravano intoccabili. Nvidia, con il suo Jensen Huang e quella giacca di pelle che ormai è diventata un’icona, ha dominato il mercato dei chip per l’intelligenza artificiale come un sovrano assoluto. Parliamo di una quota di mercato vicina al 90%, numeri da monopolio vero, di quelli che ti fanno fare il prezzo che vuoi e quando vuoi.
Ma se pensi che questa festa sia destinata a durare per sempre, ti sbagli di grosso. C’è un movimento sismico in atto e l’epicentro è a Mountain View. La notizia che sta facendo tremare i polsi agli investitori è che Meta, la creatura di Zuckerberg, sta trattando seriamente per scaricare parte della sua dipendenza da Nvidia e abbracciare i chip di Google.
Sì, hai capito bene.
E non è una chiacchiera da bar, ma un cambio di rotta che potrebbe ridisegnare completamente gli equilibri di potere nella Silicon Valley.
La domanda che ti devi fare ora è: perché proprio adesso?
E soprattutto, cosa hanno questi chip di Google di così speciale da convincere un gigante come Meta a rischiare il salto?
Non è solo questione di “muscoli”, ma di specializzazione
Il punto cruciale è tecnico, ma te lo spiego in modo che sia cristallino anche se non sei un ingegnere elettronico. Le GPU di Nvidia sono fantastiche, per carità, ma nascono per la grafica e sono state adattate all’IA. Sono come un coltellino svizzero: fanno tutto e lo fanno bene.
I chip di Google, le famose TPU (Tensor Processing Unit), sono un’altra storia. Sono progettati da zero esclusivamente per l’intelligenza artificiale. Sono dei bisturi, non dei coltellini.
E qui casca l’asino.
Google ha sfornato la sua nuova TPU v7, nome in codice “Ironwood”, che promette un’efficienza mostruosa, soprattutto quando si tratta di far girare i modelli (inferenza) e non solo di addestrarli.
Se sei Zuckerberg e devi far girare l’IA su miliardi di dispositivi, l’efficienza energetica e i costi ridotti non sono un dettaglio: sono l’unica cosa che conta per non bruciare vagonate di dollari.
Ma non è tutto oro quello che luccica, perché dietro questa scelta tecnica c’è una strategia commerciale spietata che sta per esplodere.
La paura fa novanta (e muove i mercati)
Se pensi che sia solo una questione di prestazioni, sei fuori strada. Qui si parla di non voler essere presi per il collo da un unico fornitore. Meta, OpenAI, Apple: tutti si sono svegliati sudati freddi realizzando che il loro destino era interamente nelle mani di Nvidia.
E se Nvidia non consegna?
E se alza ancora i prezzi?
Sei finito.
Ecco perché l’entrata in campo di Google è una boccata d’ossigeno. Morgan Stanley, che di solito non si sbilancia se non ha carte solide in mano, prevede che Alphabet potrebbe vendere tra i 500.000 e un milione di questi chip entro il 2027.
Ti sembra poco?
Appena la voce si è sparsa, il mercato ha reagito con la delicatezza di un elefante in cristalleria: Nvidia ha perso colpi in borsa, mentre Broadcom (che aiuta Google a produrre questi gioiellini) ha fatto un balzo in avanti dell’11%.
Tuttavia, c’è un dettaglio inquietante in tutta questa storia che molti stanno ignorando e che riguarda proprio noi, gli utenti finali.
Una guerra tra titani, ma a noi cosa cambia?
Siamo onesti: che vinca Nvidia o che vinca Google, stiamo sempre parlando di multinazionali che giocano a Monopoli con le infrastrutture del futuro.
Google sta cercando di fare il colpaccio offrendo a Meta non solo i chip, ma tutto il pacchetto cloud, dicendo sostanzialmente: “Vieni da me, che ho l’hardware integrato nel software e ti faccio risparmiare”.
È una mossa intelligente, certo.
Ma attenzione a non cadere nella trappola dell’entusiasmo facile.
Passare da un monopolio (Nvidia) a un duopolio dove l’altro attore è Google (che già controlla i nostri dati, le nostre ricerche e le nostre mail) non è esattamente garanzia di un mercato libero e aperto.
Quello che ci portiamo a casa oggi è che il mito dell’invincibilità di Nvidia è caduto.
La tecnologia sta correndo, le alleanze si rompono e si riformano, e chi pensava di poter dormire sugli allori si è appena svegliato con un incubo.
Per noi che lavoriamo in questo settore, significa solo una cosa: occhi aperti, perché le carte in tavola stanno cambiando velocemente.
E tu, sei pronto a scommettere sul nuovo cavallo o resti fedele al vecchio re?
#avantitutta
