Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →NotebookLM ignora il file robots.txt: cosa significa per chi gestisce un sito web e come proteggere i propri contenuti dall’IA di Google.
Google ha rivelato che il suo strumento di ricerca IA, NotebookLM, ignorerà le direttive del file robots.txt. Classificato come "user-triggered fetcher", questo cambio di rotta mette in discussione i protocolli tradizionali e obbliga i gestori di siti web a trovare nuove soluzioni per proteggere i propri contenuti. La mossa sottolinea una chiara tendenza di Google verso l'estrazione di valore per l'IA.
NotebookLM: il “cavallo di Troia” che ignora le tue regole
Prima di tutto, capiamo cos’è questo NotebookLM.
Non è il solito crawler che scansiona il web per indicizzare pagine. È uno strumento di ricerca e scrittura che tu, utente, puoi “nutrire” con URL di pagine web per poi fargli domande, ottenere riassunti o creare mappe concettuali.
In pratica, è un assistente personale che legge e rielabora contenuti per te.
Ed è proprio qui che sta il trucco.
Google lo classifica come un “user-triggered fetcher”, ovvero un agente che agisce su richiesta specifica di un utente. La logica di Mountain View è disarmante nella sua semplicità: se un utente ti chiede di analizzare una pagina, io agisco per suo conto, e le regole del robots.txt, pensate per i crawler di massa, non si applicano.
Come riportato da Search Engine Journal, questa distinzione è il grimaldello con cui Google scardina le serrature che i publisher hanno messo a protezione dei loro contenuti.
Ma allora siamo completamente disarmati?
C’è un modo per dire a Google-NotebookLM di stare fuori dal nostro giardino digitale?
Il teatrino del llms.txt e i protocolli volontari
Questa mossa di Google non arriva dal nulla, ma si inserisce in un braccio di ferro sempre più teso tra chi crea contenuti e chi costruisce sistemi di IA.
Da mesi si parla di nuovi standard, come il file llms.txt, un protocollo volontario pensato proprio per dire ai modelli linguistici quali contenuti non devono “imparare”.
Grandi nomi dell’editoria come The New York Times, CNN e Reuters lo hanno già implementato, un po’ come a piantare una bandierina per marcare il territorio.
Peccato che, come ha confermato lo stesso John Mueller di Google, al momento nessun sistema di IA lo utilizzi davvero.
È un segnale, certo.
Ma un segnale che per ora cade nel vuoto, ignorato da chi dovrebbe ascoltare.
E così, mentre si discute di standard che nessuno adotta, il vero cambiamento avviene sotto i nostri occhi, con mosse unilaterali che rendono queste discussioni quasi obsolete.
Il vero gioco: non più indicizzare, ma estrarre valore
La verità è che la questione va ben oltre un file di testo. Il punto focale non è più l’indicizzazione per la ricerca pubblica, ma l’estrazione di dati e valore per alimentare strumenti di intelligenza artificiale privati.
La giustificazione di Google, ovvero agire “per conto dell’utente”, apre un bel vaso di Pandora.
Chi decide dove finisce la richiesta dell’utente e dove inizia l’addestramento dei modelli di Google?
Il confine è, a voler essere generosi, molto sfumato.
Per chi vuole davvero proteggersi, l’unica strada sembra essere quella di agire direttamente a livello di server, bloccando lo user-agent specifico, Google-NotebookLM.
Una soluzione più tecnica, certo, ma che diventa l’unica vera linea di difesa quando le vecchie regole di cortesia vengono messe da parte.
Siamo passati da un accordo tra gentiluomini a una partita in cui chi non si attrezza con le giuste contromisure rischia di vedere il proprio lavoro diventare, senza permesso né compenso, semplice carburante per l’intelligenza artificiale di qualcun altro.
Ma sul serio? Ignorano il robots.txt? Mi sembra che vogliano solo accedere a tutto. Non mi piace per niente.
Ah, quindi Google ci fa capire che il robots.txt è solo un suggerimento gentile per le sue IA? In pratica, se ti dice “non entrare”, loro ci entrano lo stesso. Benissimo, la fiducia è salva. Mi chiedo se anche il codice della strada lo ignoreranno per “interesse pubblico”.
Questa mossa di Google apre scenari affascinanti sull’evoluzione dell’IA. Ma è giusto che un assistente personale ignori le nostre preferenze online?
Ma è possibile che debbano fare così? Mi sembra un modo per prendersi quello che vogliono senza chiedere. E noi poi?
Siamo arrivati al punto che le IA di Google decidono loro cosa è lecito e cosa no? Se metto un robots.txt, è una mia dichiarazione. Ignorarla è pura arroganza digitale, un modo per prendersi ciò che non gli spetta, senza rispetto per chi crea. Dobbiamo porre dei limiti, prima che la loro convenienza diventi la nostra oppressione.
Un altro bel modo per fregarsene delle regole. Se metto un robots.txt, è perché non voglio che certe cose vengano prese. Che senso ha farlo, allora? Solo un altro tentativo di prendere quello che vogliono loro.
Certo, Paola, è un fatto che il robots.txt dovrebbe essere rispettato. Forse ci vorrà un po’ per capire le vere implicazioni di questo.
Certo, fanno quello che vogliono. Tanto poi si lamentano se non si fidano più delle loro tecnologie.
Ma davvero pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo?
Se le IA di Google ignorano le nostre direttive, significa che il controllo dei contenuti è un’illusione. E noi chi ci protegge?
Ma figuriamoci se le loro IA possono tranquillamente ignorare le mie regole. Questo approccio mi sembra poco rispettoso verso chi crea contenuti. Davvero non ci pensano alle conseguenze?
Ciao a tutti! Da tecnico, trovo questa mossa di Google piuttosto singolare. Se NotebookLM ignora il robots.txt, significa che i gestori di siti devono ripensare la protezione dei propri contenuti. Mi domando se questa sia la direzione giusta per la libera informazione sul web.
Capisco il punto, è una questione di rispetto delle regole. Mi chiedo come si evolverà questa cosa per noi piccoli creatori.
Ma guarda un po’, Google fa quel che gli pare. Il mio sito è mio, e chi decide chi ci entra.
Se pensano di fare quello che vogliono con i miei dati, si sbagliano di grosso. E chi ci rimette poi?
Ma figuriamoci. Se il mio sito non è un campo libero per tutti, allora che senso ha mettere regole? Si vede che vogliono prendere tutto senza permesso.