Google ridefinisce gli annunci: ‘Risultati sponsorizzati’ e il dubbio sulla chiarezza

Anita Innocenti

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Google raggruppa gli annunci e aggiunge un pulsante per nasconderli, ma l’obiettivo è davvero la chiarezza o un aumento dei click “confusi”?

Google ha introdotto un nuovo design per gli annunci di ricerca, raggruppandoli sotto l'etichetta "Risultati sponsorizzati" e offrendo un pulsante per nasconderli. Questa mossa, ufficialmente per "navigare meglio", solleva dubbi tra gli esperti. Molti ritengono possa generare "click confusi", aumentando i ricavi a discapito della chiarezza per l'utente, come già accaduto in passato con simili modifiche che aumentarono i tassi di click.

La versione di Google contro quella che raccontano i dati

Ufficialmente, la spiegazione di Google è che questo cambiamento “aiuta le persone a navigare più facilmente nella parte superiore della pagina”.

Una dichiarazione che, diciamocelo, suona un po’ come una giustificazione di comodo.

E sai qual è stato il risultato di quella mossa?

Un aumento del tasso di click sugli annunci.

Coincidenza?

Forse.

O forse, rendere meno netta la linea di confine tra ciò che è pubblicità e ciò che è contenuto genuino porta semplicemente più persone a cliccare sugli annunci, a volte anche senza rendersene pienamente conto.

Un aumento dei click può sembrare un’ottima notizia per chi investe in pubblicità.

Ma a quale prezzo stiamo ottenendo questi risultati?

Più chiarezza per l’utente o più click “confusi”?

Qui la faccenda si fa interessante.

Da un lato, Google sventola la bandiera della trasparenza, aggiungendo un pulsante per nascondere la pubblicità. Dall’altro, però, continua sulla strada di un design che uniforma visivamente tutto, rendendo più sottile la distinzione tra un risultato pagato e uno guadagnato.

Molti analisti del settore, infatti, non sono affatto convinti che l’obiettivo sia la chiarezza. L’ipotesi, nemmeno troppo velata, è che questa uniformità possa generare più “click confusi”, ovvero click fatti da utenti che non hanno percepito chiaramente di trovarsi di fronte a un’inserzione.

Brooke Osmundson, un’esperta di marketing che analizza queste dinamiche da anni, ha messo in luce come questi cambiamenti influenzino il comportamento degli utenti e le performance delle campagne.

La questione, quindi, resta aperta: stiamo assistendo a una reale evoluzione dell’interfaccia a nostro favore, oppure a un’ottimizzazione studiata a tavolino per aumentare i ricavi pubblicitari, sfruttando un’ambiguità di fondo?

La prossima volta che farai una ricerca, presta attenzione a dove finisce il tuo click. Potresti scoprire che la distinzione tra ciò che cerchi e ciò che ti viene proposto non è più così netta come credevi.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

15 commenti su “Google ridefinisce gli annunci: ‘Risultati sponsorizzati’ e il dubbio sulla chiarezza”

  1. Mi mette ansia questo continuo nascondere le cose dietro un velo di “miglioramento”. Temo che la nostra capacità di scegliere informati venga sempre più erosa. È un pensiero che mi spaventa per il futuro del commercio online.

    1. Raffaele Graziani

      La logica aziendale prevale sull’astrazione della trasparenza. L’obiettivo è incrementare l’engagement, non necessariamente la comprensione. È un pattern ricorrente nell’interfaccia utente quando gli introiti sono il driver principale.

    2. Luciano, capisco la tua inquietudine. Da tecnico, osservo come la “semplificazione” possa celare manipolazioni sottili. Ogni cambiamento, sebbene presentato come un aiuto, rischia di confondere le acque, allontanandoci da una scelta genuina. Non so dove ci porterà tutto ciò.

  2. Alessandro Lombardi

    Solita melina per gonfiare i ricavi, nascondendo la vera natura delle cose dietro belle parole. A me pare solo un modo per truccare le carte.

  3. Nicola Caprioli

    E siamo ancora qui, a sentirci dire che è tutto per il nostro bene. Più che chiarezza, vedo un tentativo subdolo di ingannare chi cerca informazioni. La storia si ripete: prima il disturbo, poi l’illusione di controllo. Alla fine, i click aumenteranno, come sempre. Siamo solo numeri.

  4. Gabriele Caruso

    La ricerca di profitti spesso oscilla con l’intento dichiarato. Mi chiedo quale sia il reale equilibrio tra utilità per l’utente e guadagno.

  5. Capisco le perplessità. Dal punto di vista tecnico, rendere visivamente distinguibili gli annunci è sempre una sfida. Speriamo che in futuro riescano a trovare un equilibrio tra visibilità e genuina utilità per l’utente.

  6. Comprendo il punto sollevato. Questa strategia di raggruppare gli annunci sotto “Risultati sponsorizzati” mi lascia perplessa. Sebbene l’intento dichiarato sia di facilitare la navigazione, la somiglianza con passate modifiche che hanno aumentato i click involontari fa pensare. Mi chiedo se la vera intenzione sia una maggiore fluidità per l’utente.

  7. Elisa Marchetti

    È come osservare una nuvola, si cerca di darle una forma, ma sfugge. Questa nuova etichetta suona quasi poetica, ma i numeri poi raccontano un’altra storia, vero? Forse il vero obiettivo è farci sognare qualche acquisto impulsivo.

  8. Ma certo, “navigare meglio”. È la solita favola della trasparenza quando si tratta di farci cliccare dove non dovremmo. Se volessero chiarezza, metterebbero gli annunci in fondo, non li ammassano sotto un titolo così generico. Chi ci casca è condannato a finanziare chi non lo è.

    1. Laura, esattamente. La trasparenza è l’ultima delle loro preoccupazioni. “Navigare meglio” significa solo più chance di cliccare per sbaglio. Questa tattica è vecchia come il mondo: confondere per guadagnare. Non mi aspetto altro.

  9. Un velo di nebbia su quei “risultati sponsorizzati”… mi chiedo se l’intenzione sia davvero di guidarci o di incantarci in un gioco di specchi. Resta il fascino di vedere dove ci porterà questo nuovo sentiero digitale.

  10. Francesco De Angelis

    Le modifiche di Google mirano a massimizzare l’engagement. La chiarezza per l’utente è un effetto collaterale, non il fine primario. L’aumento dei click confusi è un modello di business collaudato.

    1. Danilo Graziani

      La solita mossa per gonfiare i numeri. Se l’obiettivo fosse la trasparenza, non metterebbero elementi che inducono in errore. A me sembra solo un altro modo per fregare la gente.

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