Ricatti digitali: Google rilascia una guida per difendere le imprese dalle estorsioni con recensioni negative

Anita Innocenti

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Google scende in campo contro i ricatti online con una guida per gli imprenditori, riconoscendo un problema diffuso ma demandando agli stessi la responsabilità della segnalazione.

Di fronte all'escalation dei ricatti digitali, Google ha pubblicato una guida per aiutare le aziende a difendersi dalle estorsioni basate su recensioni negative. Il documento riconosce ufficialmente un problema che affligge le PMI con attacchi coordinati. La guida consiglia la segnalazione, ma solleva dubbi sull'efficacia dei sistemi automatici e sull'onere a carico degli imprenditori, rendendo la prevenzione una sfida aperta.

La dinamica del ricatto digitale

Il meccanismo è tanto semplice quanto diabolico.

L’attacco parte con una valanga coordinata di recensioni negative, pubblicate in un arco di tempo brevissimo per massimizzare il danno e abbattere il rating della scheda Google Business Profile.

Come riportato in un’analisi di OllyOlly.com, un’azienda di disinfestazione ha visto la sua valutazione crollare da 5 a 4.7 stelle nel giro di una notte, per poi ricevere un messaggio WhatsApp da un numero pakistano con una richiesta di 100 dollari e la minaccia di altre 35 recensioni negative in caso di mancato pagamento.

Non si tratta di iniziative isolate, ma di operazioni spesso orchestrate da vere e proprie reti organizzate. Inchieste hanno fatto emergere profili di presunti “esperti di marketing digitale” che, di fatto, vendono pacchetti di recensioni (positive o negative) come un qualsiasi servizio, sfruttando un esercito di account fasulli creati ad arte per apparire credibili.

Il risultato è un attacco che coglie di sorpresa l’imprenditore, mettendolo di fronte a una scelta apparentemente senza via d’uscita: pagare o vedere la propria reputazione andare in fumo.

Una mossa quasi da manuale del crimine digitale.

E di fronte a un’organizzazione così capillare, come risponde il gigante di Mountain View?

La risposta di Google: mossa decisiva o toppa tardiva?

Nella sua nuova guida, Google traccia una linea netta, sconsigliando categoricamente di cedere al ricatto e pagare i malintenzionati, come scrive Search Engine Roundtable.

Un consiglio di buonsenso, certo, ma che suona quasi beffardo per chi vede il lavoro di anni messo a rischio in poche ore.

La strada indicata da Mountain View è quella della segnalazione, utilizzando un modulo specifico, il “Google Business Profile Redressal Form”, che a detta loro sarebbe lo strumento più efficace per gestire queste situazioni complesse.

Il punto critico, però, è che la stessa Google ammette, tra le righe, i limiti dei propri sistemi automatici nel contrastare queste attività, invitando gli imprenditori a “rimanere vigili”.

Una mezza ammissione che, di fatto, scarica sull’imprenditore l’onere della prova e della segnalazione, trasformandolo da vittima a investigatore del proprio stesso attacco.

Viene da chiedersi se un’azienda con le risorse di Google non potesse sviluppare sistemi proattivi più robusti, invece di affidarsi a un processo di segnalazione che, per quanto potenziato, resta pur sempre una reazione a un danno già avvenuto.

Sulla carta, la procedura è chiara, come riporta Barry Schwartz su X.

Ma per l’imprenditore che vede la sua valutazione crollare e i clienti iniziare a chiamare per chiedere spiegazioni, la realtà è ben diversa.

L’impatto reale e le vulnerabilità del sistema

Le conseguenze di un attacco di questo tipo vanno ben oltre la perdita di qualche stella. C’è un danno economico diretto, legato alla potenziale perdita di clienti spaventati dalle recensioni, e un danno psicologico enorme per l’imprenditore, che si sente impotente e vulnerabile.

Questo tipo di estorsione, infatti, è solo la punta dell’iceberg di un problema più vasto legato alla sicurezza delle schede Google Business Profile, che include telefonate truffa da parte di finti dipendenti Google, schede di attività “dirottate” e richieste di pagamento per servizi che in realtà sono gratuiti.

Gli esperti del settore, di fronte a questi attacchi, hanno messo a punto strategie di difesa che si sono dimostrate efficaci, basate su una combinazione di segnalazioni multiple, documentazione meticolosa e una buona dose di perseveranza nel dialogo con l’assistenza di Google.

Questo, però, conferma un sospetto: la risoluzione del problema dipende ancora troppo dalla tenacia e dalle competenze digitali della singola vittima o dei suoi consulenti.

La nuova guida di Google è senza dubbio un passo avanti, un segnale che l’azienda non può più ignorare il problema.

Tuttavia, lascia aperta una domanda fondamentale: finché la piattaforma resterà così facilmente manipolabile, questa guida non rischia di essere solo un manuale di pronto soccorso per una ferita che, in realtà, andrebbe prevenuta alla radice?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

15 commenti su “Ricatti digitali: Google rilascia una guida per difendere le imprese dalle estorsioni con recensioni negative”

    1. La guida di Google riconosce il problema, ma delegare la segnalazione all’imprenditore pone un onere non indifferente. Mi chiedo se i meccanismi di difesa automatici siano sufficienti, o se sia necessaria una maggiore proattività da parte della piattaforma stessa.

  1. Giovanni Graziani

    La guida di Google è un’ammissione di debolezza. La responsabilità di difendere le imprese ricade ancora sui titolari, mentre i sistemi automatici sembrano inadeguati. È tempo che queste piattaforme assumano un ruolo più proattivo e non demandino tutto agli utenti.

    1. Veronica Valentini

      Ma dai, ancora “segnalate”? È una pacca sulla spalla mentre il locale viene saccheggiato. Si sentono responsabili, ma poi l’onere è sempre nostro. Non si può continuare così.

  2. Melissa Benedetti

    Ritengo che la pubblicazione di questa guida da parte di Google sia un passo necessario, sebbene la sua efficacia dipenda dall’applicazione pratica. La responsabilità di contrastare tali azioni ricade in larga parte sugli imprenditori stessi, il che rappresenta una difficoltà notevole per le piccole e medie imprese.

  3. Certo, ti danno una guida per difenderti. E poi? Dovremmo diventare noi i difensori digitali delle nostre attività?

  4. La guida è un punto di partenza, ma le aziende si trovano comunque a dover gestire la faccenda da sole. Purtroppo, il problema è reale e diffuso.

  5. E quindi Google ci dice “fate voi”? Ottimo. Ci danno una guida, ma poi tocca a noi diventare detective per combattere questi sciacalli. Mi pare che la palla venga rigiocata un po’ troppo, non trovate?

  6. Greta Silvestri

    La guida c’è, certo. Ma poi l’onere è sempre sulle piccole realtà che devono fare le segnalazioni. Chissà quanto servirà nella pratica.

  7. Vanessa De Rosa

    Questa guida di Google è un passo, ma la responsabilità che grava sulle imprese per la segnalazione mi sembra ancora alta. Bisognerebbe pensare a sistemi di supporto più proattivi.

  8. Che bella trovata: dare la colpa alle vittime e lasciarle sole a combattere. Google fa la voce grossa ma poi scarica tutto sugli imprenditori. Chissà quanto durerà questa farsa.

  9. Ma certo,Google ti dà la lista della spesa e tu devi fare tutto da solo. Sinceramente, mi aspettavo più sostanza da un colosso del genere. Pensare che basti una guida per risolvere il problema è pura utopia.

    1. Elisa Marchetti

      La guida c’è, ma la sostanza poca. Mi chiedo se segnalare sia sufficiente o se serva un intervento più diretto da parte di Google.

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