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Contattaci ora →L’ennesima integrazione “forzata” di Google solleva dubbi sulla trasparenza dei dati e sull’effettivo impatto dell’AI Mode sulle strategie SEO, lasciando gli esperti del settore a navigare a vista.
Google ha iniziato a integrare i dati di traffico dall'AI Mode direttamente in Search Console, unendoli al traffico web tradizionale. Non sono previsti filtri dedicati per distinguerli, rendendo l'analisi complessa. Questa mossa genera frustrazione tra gli esperti SEO, che trovano più difficile valutare l'impatto reale dell'AI.
Google mescola le carte (ancora una volta): i dati AI finiscono nel calderone di Search Console
Te lo dico subito, senza troppi giri di parole: Google ha deciso di farci un altro “regalino”. Da adesso, i dati di traffico che arrivano dalla sua AI Mode, quella nuova modalità di ricerca che dovrebbe rivoluzionare tutto, sai dove finiscono? Dritti dritti nei report di Search Console, mescolati insieme a tutto il resto del traffico “Web”.
Sì, hai capito bene: un bel minestrone!
Come riportato da Search Engine Journal, non ci sarà un filtro dedicato per capire cosa arriva dall’AI e cosa dalle ricerche tradizionali.
Comodo, vero?
Soprattutto per chi, come te, cerca di capire da dove arrivano i clienti e come si comportano.
Ma la vera domanda è:
perché questa scelta?
E soprattutto, cosa ci dice Google (oltre i documenti ufficiali) per giustificare questa ennesima mossa che, diciamocelo, non aiuta certo la chiarezza?
E la risposta, o meglio, la non-risposta, arriva direttamente da Mountain View.
John Mueller, uno dei portavoce di Google, ha confermato che i dati dell’AI Mode saranno integrati nelle metriche Web esistenti, come se nulla fosse.
Quindi, se speravi di poter analizzare in modo chirurgico le performance dei tuoi contenuti nell’era dell’AI, beh, mettiti l’anima in pace.
Clic, impressioni, tutto finirà nello stesso calderone.
E se ti stai chiedendo come verranno tracciate le interazioni specifiche, tipo i link nelle risposte AI o le query di approfondimento, da Swipeinsight.app spiegano che un link in una risposta AI conterà come una normale posizione nella SERP.
Semplice, no?
O forse un po’ troppo semplicistico per chi vive di dati precisi.
Viene da chiedersi se questa sia una scelta dettata da una visione di integrazione “fluida” tra AI e ricerca tradizionale, o se, più prosaicamente, ci sia la volontà di non mostrare numeri che potrebbero, chissà, raccontare una storia diversa da quella ufficiale.
E la storia, come ben sai, spesso ha più di una faccia.
La “trasparenza” secondo Google: un déjà-vu che puzza di bruciato
Questa mossa, te lo dico papale papale, non è una novità assoluta.
Ti ricordi quando hanno introdotto gli AI Overviews?
Stessa solfa: dati annegati nel mucchio, senza possibilità di distinguere.
È come se Google ci dicesse: “Fidatevi, va tutto bene, l’AI è il futuro e si integra perfettamente”.
Ma a me, e a tanti colleghi del settore, questa “integrazione forzata” nei report puzza un po’ di bruciato. C’è parecchia frustrazione tra gli addetti ai lavori, perché questa mancanza di dettaglio rende complicato capire il reale impatto dell’AI sulle strategie SEO. E non stiamo parlando di bruscolini: gli stessi dati preliminari indicano che l’AI Mode potrebbe portare a un aumento significativo delle query di follow-up e della durata delle sessioni.
Numeri che meriterebbero un’analisi dedicata, non credi?
E mentre Google ci parla di “esperienza utente migliorata” e di come l’AI Mode sia stata pensata per essere più “prevedibile” – come ha raccontato Claudia Smith di Google a Search Engine Journal in un altro articolo.
La domanda che sorge spontanea è: prevedibile per chi?
Per l’utente o per chi deve poi giustificare investimenti e strategie basandosi su dati sempre più opachi?
La sensazione è che questa “prevedibilità” sia più comoda per loro che per noi.
Navigare a vista sperando nel buon senso (altrui)
Quindi, cosa ci resta da fare?
Ben poco, se non prendere atto dell’ennesima decisione calata dall’alto.
Ci toccherà aguzzare la vista, cercare di interpretare questi dati aggregati come meglio possiamo, un po’ come facevano i marinai di un tempo con le stelle.
Certo, loro non avevano un colosso che decideva quali stelle mostrare e quali nascondere.
Search Engine Land sottolinea proprio questa impossibilità di “spacchettare” i dati, e la cosa, diciamocelo, non è per niente rassicurante.
Ci raccontano che i dati arriveranno “presto” e saranno integrati, come specificato anche da Intelligencygroup.com, ma, guarda caso, senza fornire dettagli succosi.
Viene da pensare: questa “semplificazione” è davvero un aiuto, o è un modo per rendere più difficile valutare l’effettiva efficacia e l’adozione di queste nuove funzionalità AI?
Magari per non far vedere che, forse, l’impatto sul traffico organico tradizionale potrebbe non essere esattamente quello che ci si aspetta, o che ci vogliono far credere.
Chissà.
Quel che è certo è che, ancora una volta, chi lavora sul web dovrà armarsi di santa pazienza e di un’ulteriore dose di scetticismo quando analizza i numeri che arrivano da Big G.
Staremo a vedere se, in futuro, decideranno di concederci un po’ più di luce in questo tunnel di dati aggregati.
Ma, conoscendo il soggetto, non ci conterei troppo.
Tu che dici?
Uff, un’altra complicazione! Distinguere il traffico ora sarà un incubo. Speriamo rilascino presto un filtro.
Già mi vedo a smanettare ore per capire cosa sta succedendo. 🤦♀️
Un’altra mossa che rende il lavoro più difficile. Tocca adattarsi, sperando in tool esterni.
Google ci costringe a reinventarci ogni giorno. Tocca sporcarsi le mani e trovare un modo per decifrare ‘sto casino.
Mamma mia, che casino! Proprio quello che ci voleva per complicare ulteriormente le analisi. Speriamo che qualcuno sviluppi presto una soluzione per filtrare questi dati, altrimenti è la fine.
Ecco, un’altra bella gatta da pelare! Sarà un caos capire cosa funziona e cosa no. Pazienza, ci toccherà inventarci qualcosa.
Temo che complicherà non poco il monitoraggio. Toccherà ingegnarsi per capire l’origine del traffico.
Un bel grattacapo in più per capire cosa sta succedendo realmente.
Ecco, ci mancava solo questa! Sarà un lavoraccio districarsi tra i dati. Google fa di tutto per non renderci la vita facile. Toccherà creare dei filtri ad hoc, altrimenti brancoleremo nel buio.