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Google avverte: se il tuo sito è stato penalizzato per contenuti IA scadenti, ripulirlo potrebbe essere inutile, meglio ripartire con un nuovo dominio.
Una dichiarazione di John Mueller di Google sta scuotendo il mondo SEO: tentare di ripulire un dominio compromesso da contenuti IA di bassa qualità è uno spreco di risorse. Secondo l'esperto, la 'memoria storica' dell'algoritmo rende la ripresa estremamente difficile e costosa, suggerendo che la strategia più sensata sia abbandonare il sito e ricominciare da un nuovo dominio.
Hai presente quella sensazione di frustrazione quando cerchi di raddrizzare una barca che imbarca acqua da tutte le parti?
Ecco, pare che Google abbia finalmente ammesso che, in certi casi, è meglio lasciarla affondare e comprarne una nuova. John Mueller, Search Advocate di Big G, ha sganciato una bomba che sta facendo tremare i polsi a chi ha abusato dell’intelligenza artificiale: se il tuo dominio è in un “cattivo stato” a causa di contenuti spazzatura, provare a ripulirlo potrebbe essere una perdita di tempo colossale.
Non stiamo parlando di piccole penalizzazioni.
Stiamo parlando di una sentenza che cambia radicalmente il modo in cui gestiamo la crisi di un sito web. Fino a ieri, la prassi era rimboccarsi le maniche, fare audit, riscrivere e pregare che l’algoritmo ci perdonasse.
Ma ora, la musica è cambiata.
Quando la “pulizia” non basta più
Tutto nasce da una discussione su Reddit, dove un utente disperato chiedeva se riscrivere i contenuti generati dall’IA o cambiare lingua potesse salvare il suo sito dal baratro della deindicizzazione.
La risposta di Mueller è stata una doccia fredda, o forse una liberazione, dipende da come la guardi.
Mueller ha spiegato chiaramente che per i domini compromessi da una mole massiccia di contenuti non utili, la strada del recupero è talmente ripida da risultare economicamente insensata.
Il punto cruciale è che non basta “aggiustare” i testi.
Se l’algoritmo ha etichettato il tuo intero dominio come una fonte di rumore inutile, convincerlo del contrario richiede uno sforzo immane, molto superiore a quello necessario per lanciare un progetto vergine.
È come cercare di convincere qualcuno che sei cambiato dopo avergli mentito per anni: la sfiducia è radicata.
E qui casca l’asino, perché molti SEO sono convinti che basti un colpo di spugna per tornare vergini.
La memoria di elefante dell’algoritmo
Il problema tecnico, che spesso ignoriamo, è che Google non valuta le pagine nel vuoto. Valuta la storia, i pattern e l’affidabilità complessiva del dominio nel tempo.
Mueller ha sottolineato che i siti in uno stato critico potrebbero richiedere anni per recuperare, mentre un dominio nuovo parte senza questa zavorra storica.
Non è solo una questione di qualità del testo, è una questione di segnali.
Se hai inondato il web con migliaia di pagine generate da ChatGPT senza alcun valore aggiunto, hai addestrato Google a ignorarti.
E diciamocelo, riscrivere a mano migliaia di articoli solo per tentare di recuperare un dominio bruciato è un accanimento terapeutico che nessun business plan sano di mente dovrebbe approvare.
Ma c’è un aspetto ancora più subdolo in questa vicenda che riguarda il tuo portafogli.
La dura realtà del ROI
Siamo onesti: perché hai usato l’IA in quel modo?
Per risparmiare tempo e denaro.
La beffa è che ora, per rimediare, dovresti spendere dieci volte tanto.
Matt G. Southern, che segue le evoluzioni di Google dal 2013, ci mette di fronte a una realtà operativa ineludibile: il costo opportunità.
Mentre tu perdi mesi a cercare di far risalire un dominio che Google ha deciso di odiare, i tuoi competitor partono con un dominio fresco, senza penalizzazioni pregresse, e ti sorpassano a destra.
La lezione che dobbiamo portare a casa è cinica ma preziosa: l’intelligenza artificiale è uno strumento potente, ma se la usi per generare spazzatura, il prezzo da pagare non è solo un calo di traffico, è la distruzione totale dell’asset digitale.
Quindi, la prossima volta che vedi quel grafico del traffico piatto come un encefalogramma, chiediti se vale la pena rianimare il paziente o se è arrivato il momento di staccare la spina e ricominciare altrove.
