Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →
Tra promesse di IA e ricorsi lampo, i dati reali degli inserzionisti svelano un’altra storia fatta di attese lunghe e applicazioni incoerenti delle regole.
Google afferma di aver risolto le sospensioni account con AI e ricorsi in 24 ore. Ma la realtà? Dati esterni mostrano tempi di risoluzione di oltre un mese e regole incoerenti. Sembra più un'operazione di immagine per le precedenti politiche aggressive che una reale svolta per gli inserzionisti.
La promessa di Big G: ricorsi lampo e un’AI quasi perfetta
Google ha annunciato con un certo orgoglio di aver messo a punto il suo sistema di controllo. La promessa è forte: una riduzione di oltre l’80% delle sospensioni errate a danno di inserzionisti onesti.
Non solo, i ricorsi verrebbero ora gestiti con una velocità mai vista prima, con il 99% dei casi risolto entro 24 ore, come descritto da Search Engine Journal.
La magia dietro a tutto questo?
Ovviamente l’intelligenza artificiale, con il modello Gemini messo a lavorare per distinguere i “buoni” dai “cattivi”. In pratica, ci stanno dicendo che il sistema è diventato più intelligente e più veloce, riducendo al minimo i danni collaterali.
Sembra quasi troppo bello per essere vero, no?
E infatti, quando si gratta un po’ la superficie, emerge un quadro un tantino diverso.
La realtà sul campo: i dati che non tornano
Mentre Google sbandiera questi numeri, c’è chi ha fatto i conti sul serio, analizzando cosa succede davvero agli inserzionisti. Un’analisi del 2025 condotta da StubGroup dipinge una realtà ben diversa: il tempo mediano per risolvere una sospensione non è di 24 ore, ma di ben 32 giorni.
Esatto, più di un mese.
Il report evidenzia problemi che chiunque gestisca campagne conosce bene: un’applicazione delle regole a dir poco incoerente, un’intelligenza artificiale che spesso agisce senza logica e problemi tecnici che lasciano gli account nel limbo anche dopo essere stati riattivati.
Questo scontro tra i dati ufficiali e l’esperienza reale solleva una domanda spontanea: Google sta davvero risolvendo il problema o sta solo cercando di ripulire la sua immagine dopo aver esagerato?
Un passo indietro per capire: il pugno di ferro del 2024
Per comprendere la mossa di oggi, bisogna tornare al 2024. Quell’anno, Google ha attuato una politica di tolleranza zero, sospendendo la bellezza di 39 milioni di account pubblicitari, più del triplo rispetto all’anno precedente. Una vera e propria epurazione di massa che, se da un lato mirava a colpire i truffatori, dall’altro ha travolto migliaia di aziende legittime.
L’annuncio di oggi suona quindi più come un tentativo di rimediare ai danni di una strategia fin troppo aggressiva, piuttosto che come una vera e propria rivoluzione. Resta da vedere se questi miglioramenti si tradurranno in un cambiamento tangibile per chi, ogni giorno, investe soldi e fatica sulla piattaforma, o se resteranno solo belle parole scritte su un blog aziendale.

Ah, l’aria fritta dell’IA che promette miracoli in 24 ore… è un’altra favola digitale. Mi aspetto che il prossimo passo sia una promessa di felicità istantanea tramite algoritmi, mentre noi comuni mortali continuiamo a naufragare in attese che sembrano ere geologiche. Chi ci crede più?
Ecco, le solite promesse digitali che svaniscono come nebbia al sole. Io, che di numeri me ne intendo, vedo solo dati che raccontano un’altra storia, fatta di attese che fanno rimpiangere le vecchie poste. Google promette il futuro, ma nel frattempo, ci lascia a navigare nel passato. Paranoie a parte, questa è la realtà dei fatti.
La promessa è un sole splendente, ma la realtà un cielo nuvoloso. I dati sono un fiume, le loro parole una barchetta.
Altro giro, altra corsa con le promesse di Google. Quest’aria di efficienza “lampo” con l’IA è come un miraggio nel deserto, ci illude ma la realtà è una lunga camminata sotto il sole.
Promesse di IA? È un trucco da prestigiatore. Dicono 24 ore, i dati mostrano mesi. Hanno solo cambiato la scenografia.
Google promette fulmini, ma consegna pioggia lenta. L’IA è un velo sottile su processi macchinosi. L’attesa è un tunnel buio, senza fine apparente. Una vera svolta richiederebbe trasparenza, non solo sorrisi di facciata.
Che confusione! 🤯 Google parla di 24 ore, ma i dati dicono altro. Spero che la trasparenza aumenti presto! 🙏
Solita fuffa tech. Promesse di IA per risolvere tutto, poi solo attese infinite. La loro “svolta” è marketing, mica aiuto concreto. Che palle.
Cara Eva, la tua perplessità è più che legittima. L’efficienza promessa da Google con l’IA sembra più un’abile mossa di marketing che una concreta soluzione. Continuiamo a navigare in acque agitate, sperando in una svolta che vada oltre le dichiarazioni.
L’IA di Google per le sospensioni? Un altro miraggio per noi inserzionisti. La loro “velocità” è solo marketing.
La loro “svolta” tecnologica è solo un’altra favola per noi poveri inserzionisti.
La pretesa di efficienza con l’IA è patetica. Le loro “migliorie” sono solo un velo sulle loro vere intenzioni.
La velocità, eh? Più che lampo, direi una lumaca con la protesi.
Ah, l’IA di Google che promette soluzioni rapide. Immagino che “lampo” sia relativo, come la loro trasparenza. Chissà se i tempi di attesa siano inversamente proporzionali all’entusiasmo con cui annunciano queste “migliorie”.
Promesse di IA, realtà di attese. Un cavallo di Troia digitale. La velocità del ricorso è un’illusione ottica?