Google Gemini Storybook: favole su misura o nuova profilazione per i nostri figli?

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Un cantastorie digitale che profila i gusti dei bambini: comodità o rischio per la loro immaginazione?

Google lancia 'Storybook' con Gemini, un'app che crea favole illustrate e narrate su misura per bambini. L'iniziativa, sebbene comoda, solleva seri interrogativi sulla raccolta dati e la normalizzazione dell'intelligenza artificiale fin dalla tenera età. Molti temono sia una strategia di Google per profilare i futuri consumatori, trasformando le interazioni dei figli in dati preziosi, malgrado le imperfezioni iniziali riscontrate nel servizio.

Favole su misura o un nuovo modo per profilare?

Google bussa alla porta della cameretta dei tuoi figli. E non lo fa in punta di piedi. Lo fa con una promessa allettante: creare favole della buonanotte illustrate e narrate, su misura, in un minuto. Si chiama “Storybook” ed è l’ultima mossa di Gemini per entrare nelle nostre vite, partendo dai più piccoli.

L’idea è semplice e, diciamocelo, geniale nella sua apparente innocenza: tu fornisci un’idea, come “un piccolo riccio timido che diventa amico di una volpe coraggiosa”, e l’algoritmo sforna una storia completa. Sulla carta, il funzionamento è disarmante. Puoi persino, come descritto da Android Police, caricare disegni fatti dai tuoi figli o foto di famiglia per renderli protagonisti della favola.

Un modo per creare un legame unico, dice Google.

O forse un modo incredibilmente efficace per raccogliere dati ancora più personali e intimi?

La comodità di avere un cantastorie digitale sempre a disposizione è innegabile, soprattutto dopo una lunga giornata di lavoro. Ma mentre deleghiamo all’intelligenza artificiale anche questo momento, ci stiamo chiedendo cosa stia imparando lei da noi e, soprattutto, cosa stiano imparando i nostri figli da lei?

Il vero gioco di Google: normalizzare l’IA fin dall’infanzia

Non illudiamoci, questa non è un’operazione di beneficenza. “Storybook” è un pezzo di una strategia molto più ampia, un cavallo di Troia mascherato da favola.

L’obiettivo non è solo offrire un servizio, ma creare un’abitudine.

Abituare i bambini, fin da piccolissimi, a interagire con un’IA, a vederla come un’amica, una creatrice, una compagna di giochi. È il modo più astuto per far sì che la prossima generazione consideri Gemini non come uno strumento, ma come una presenza indispensabile nella propria vita.

Ogni prompt, ogni personaggio inventato, ogni storia richiesta diventa un’informazione preziosa che, come spiega The Verge, non solo allena l’algoritmo ma profila i gusti e l’immaginazione dei futuri consumatori.

E mentre Google affina i suoi modelli con le fantasie dei nostri figli, la qualità di queste storie “sintetiche” è davvero all’altezza delle aspettative?

Quando l’algoritmo inciampa sulla fantasia

La realtà, come spesso accade, è meno patinata della presentazione. I primi utenti, infatti, stanno già segnalando le prime crepe in questo quadro apparentemente perfetto. Non è raro imbattersi in illustrazioni che non c’entrano nulla con il testo o in personaggi che cambiano aspetto da una pagina all’altra.

Piccoli errori, certo, che magari un bambino neanche nota. Ma sono il sintomo di una tecnologia ancora imperfetta, a cui stiamo pensando di affidare la delicata arte del racconto.

Se l’IA non riesce a mantenere la coerenza visiva di un semplice drago, possiamo davvero fidarci del messaggio e della morale che trasmette nelle sue storie?

La domanda, alla fine, non è se questa tecnologia sia utile.

La vera domanda è se, per risparmiare dieci minuti la sera, valga la pena di aprire la porta della fantasia dei nostri figli a un algoritmo di cui non conosciamo le reali intenzioni.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

10 commenti su “Google Gemini Storybook: favole su misura o nuova profilazione per i nostri figli?”

  1. Melissa Romano

    La creatività dei bambini merita storie non profilate. 😟
    Un futuro fatto di dati, non di sogni. ☁️🤖

  2. Simone De Rosa

    L’idea di favole personalizzate è accattivante, non si può negare. Resta da vedere se questa comodità avrà un prezzo più alto del previsto per la privacy infantile, trasformando i sogni in potenziali campagne mirate.

  3. Ecco, la fiaba della buonanotte diventa uno strumento di profilazione. Chissà che la prossima favola non sia un coupon per un nuovo gadget. 🤦‍♂️📱

    1. Ah, certo, le favole per “vendere biscotti”. Non vedo l’ora che mi profili il mio gatto per capire quando chiedermi croccantini. 😼🍪

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