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Contattaci ora →La disattivazione del parametro “&num=100” manda in tilt i tool di tracciamento, ma il problema potrebbe essere più ampio con anomalie anche nella Google Search Console.
Google ha disabilitato il parametro `&num=100`, mandando in crisi il rank tracking SEO e aumentando i costi di monitoraggio. Anche Google Search Console mostra anomalie. Questa mossa, che coincide con l'importante update "Perspective", suggerisce un intento di Google di spingere il settore a concentrarsi sulla qualità dell'esperienza utente e sulla piena soddisfazione dell'intento di ricerca, ridefinendo le metriche di successo nella SEO.
Il tracciamento SEO è rotto: Google spegne un interruttore e manda in tilt il settore
Da qualche settimana, se hai notato che i report sul posizionamento del tuo sito sembrano impazziti, non sei solo.
L’intera comunità SEO è in subbuglio a causa di una mossa, apparentemente piccola ma dagli effetti devastanti, fatta da Google. Hanno disattivato una funzione che per anni è stata la spina dorsale di quasi tutti gli strumenti di monitoraggio del ranking, gettando nel caos agenzie, consulenti e aziende.
La domanda che tutti si pongono è: si tratta di un semplice bug o di una mossa calcolata per rendere la vita più difficile a chi cerca di decifrare i suoi algoritmi?
Cosa diavolo è successo al parametro “&num=100”?
Per farla semplice, fino a poco tempo fa esisteva un trucchetto: aggiungendo un piccolo codice (&num=100
) all’URL di una ricerca su Google, si potevano visualizzare 100 risultati in una sola pagina anziché i soliti 10. Gli strumenti di rank tracking che usi ogni giorno si basavano proprio su questo per raccogliere i dati in modo rapido ed efficiente. Ora, come riportato su SearchEngineLand, quel parametro non funziona più.
Questo significa che per controllare le prime 100 posizioni, un software ora deve fare 10 ricerche separate. Un aumento dei costi e della complessità di 10 volte, che sta mettendo in ginocchio molti provider. La cosa che lascia perplessi è che, come fa notare l’esperto Barry Schwartz, per Google non cambia assolutamente nulla a livello di risorse: loro i dati li hanno già.
E allora, perché questo cambiamento improvviso che sembra danneggiare tutti tranne loro?
Ma il vero problema potrebbe essere ancora più profondo, come puoi leggere qui.
Se a crollare non fossero solo i tool esterni, ma anche i dati provenienti direttamente dalla fonte?
Anche Google Search Console dà i numeri?
La faccenda si fa ancora più seria quando si scopre che le anomalie non riguardano solo Semrush, Ahrefs o altri strumenti simili. Diversi analisti, tra cui il noto Brodie Clark, hanno iniziato a notare comportamenti stranissimi anche dentro Google Search Console, la piattaforma ufficiale di Google. In molti account si registrano crolli verticali delle impressioni su desktop, accompagnati da un aumento apparentemente inspiegabile della posizione media.
Come è possibile?
Una delle teorie è che per anni i dati di Search Console siano stati “gonfiati” proprio dalle migliaia di scansioni fatte dai tool di terze parti. Ora che queste scansioni sono state drasticamente ridotte, forse stiamo vedendo per la prima volta i dati “reali”, depurati da questo rumore di fondo.
Se così fosse, significherebbe che per anni abbiamo basato le nostre strategie su metriche parzialmente falsate. E mentre tutti sono distratti da questo caos tecnico, Google sta portando avanti uno dei suoi più grandi aggiornamenti di sempre.
Una semplice coincidenza?
Difficile crederci.
Google spegne un parametro e manda in blackout i dati del ranking
Il quadro che emerge è tutt’altro che rassicurante: gli strumenti di monitoraggio arrancano, i report sembrano privi di coerenza e persino i dati ufficiali di Google Search Console mostrano comportamenti che lasciano più dubbi che risposte.
La sensazione diffusa è che sia crollato un pilastro della trasparenza del settore. Per alcuni si tratta di un test, per altri di una mossa deliberata per ridurre la dipendenza dagli strumenti esterni e riportare il controllo dei dati saldamente nelle mani di Google.
In ogni caso, le conseguenze sono chiare: agenzie e consulenti devono ora confrontarsi con metriche meno affidabili e con una complessità operativa moltiplicata.
A questo si aggiunge l’incognita più grande: se le anomalie nei dati di Search Console non fossero un bug temporaneo, ma il nuovo volto della realtà, il monitoraggio stesso andrebbe ripensato.
Rendere il tracciamento delle singole posizioni più difficile e inaffidabile sembra una mossa studiata a tavolino. Forse Google ci sta spingendo, con le buone o con le cattive, a smettere di ossessionarci con la posizione numero uno per una manciata di parole chiave e a concentrarci sulla qualità complessiva dell’esperienza che offriamo.
Una cosa è certa: il modo in cui abbiamo misurato il successo nella SEO fino a ieri, oggi potrebbe già essere obsoleto.
Ancora una volta, Google ci costringe a ricalibrare tutto. Pensare che tutto questo sia per la “qualità”? Mi sembra una scusa per complicare la vita a chi fa questo mestiere. Quanto tempo ci vorrà ora per capire cosa sta succedendo?
Benedetta, la tua perplessità è comprensibile. Ma chi fa impresa sa che i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Bisogna adattarsi, non lamentarsi. Se le metriche cambiano, dovremo trovare nuovi modi per capire se stiamo andando bene. Forse è un bene che ci costringano a guardare oltre i numeri semplici.
Benedetta, “qualità” è un concetto così vago. Forse è solo un modo per giustificare un intervento che rende più difficile lavorare, non trovi? Staremo a vedere quanto tempo impiegano a chiarire le cose, se mai lo faranno.
Ma figurati se si tratta di “qualità”. Solita mossa per renderci la vita più difficile e farci spendere di più. È assurdo.
Questa interruzione del tracciamento standard apre a nuove possibilità, o semplicemente complica la vita. Forse è ora di smetterla di inseguire numeri e iniziare a pensare davvero a cosa serve l’utente.
Ma dai, ancora questa storia? È frustrante che Google cambi le regole del gioco senza preavviso, vanificando il lavoro di mesi. Certo, l’utente è centrale, ma come faccio a dimostrare il valore del mio lavoro senza dati concreti? Non si può operare nel buio.
Questa rimozione di parametri impone un riesame dei metodi di misurazione. L’intento di Google sembra chiaro: valorizzare l’esperienza utente.
Un cambiamento che mi lascia perplesso, temo per la nostra capacità di valutare correttamente il lavoro svolto.
Mi sento un po’ persa con questo cambiamento. Se non riusciamo più a misurare con precisione, come capiremo se stiamo facendo un buon lavoro per chi visita i siti? È un po’ spaventoso non avere più quei numeri a guidarci.
Il tracciamento è sempre stato un gioco, ora Google cambia le regole. Chi non si adatta, finisce fuori campo. C’è da chiedersi: a chi giova veramente questa mossa?
Ma dai, pensavano che il tracciamento fosse tutto? Google sta solo alzando l’asticella, chi si ferma è perduto. C’è da capire se questo “aggiornamento” serve davvero al pubblico o solo a chi sta in cima.
Interessante questa mossa di Google. Sembra che vogliano che ci concentriamo di più sui risultati che sui numeri. Alla fine, i clienti pagano per le conversioni, no?
Sebastiano, i clienti pagano per quello che gli vendi, non per le tue metriche da smanettone. Google ha solo tolto un giocattolo ai bambini viziati.