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Contattaci ora →Uno strumento che promette analisi più profonde sul comportamento degli utenti, ma con qualche limitazione sui dati disponibili.
Google ha finalmente annunciato il rilascio di un'API ufficiale per Google Trends. La novità, attesa da anni, consente l'accesso programmatico ai dati storici di ricerca. La versione "alpha" offre analisi su cinque anni con granularità geografica, escludendo però le tendenze in tempo reale e i volumi assoluti, fornendo solo valori di interesse su scala. Una mossa per riprendere il controllo sui dati.
Google apre (finalmente) i rubinetti di Trends con un’API ufficiale
Diciamocelo, era ora.
Dopo anni di attesa, richieste e soluzioni improvvisate da parte di sviluppatori e analisti di tutto il mondo, Google ha finalmente annunciato il rilascio di un’API ufficiale per Google Trends. La notizia è stata data durante l’evento Google Search Central Live, e rappresenta una svolta non da poco per chiunque lavori con i dati di ricerca.
In parole povere, significa che ora professionisti e aziende possono “dialogare” direttamente con i dati di Trends in modo programmatico, senza dover più estrarre manualmente le informazioni dal sito.
Una mossa che, sulla carta, promette di sbloccare analisi più profonde e tempestive sul comportamento degli utenti.
Ma prima di stappare lo spumante, è meglio dare un’occhiata più da vicino a cosa c’è davvero dentro questa scatola.
Cosa puoi farci (e cosa Google ha tenuto per sé)
Le funzionalità messe a disposizione in questa prima versione “alpha” sono interessanti. Come descritto da Search Engine Land, hai accesso a un arco temporale di cinque anni di dati, con la possibilità di analizzare le tendenze con granularità geografica, scendendo fino al livello di singole città.
Utile, senza dubbio, per capire come un certo interesse si muove nel tempo e nello spazio, magari per pianificare una campagna marketing o per analizzare gli effetti di un evento specifico (come spiega anche John Mueller).
Ecco, è qui che il quadro inizia a mostrare qualche crepa. Google, infatti, ha specificato che l’API non include i dati di “Trending Now” (le ricerche in tempo reale) e, soprattutto, fornisce valori di interesse su scala, non volumi di ricerca assoluti.
In pratica, non saprai quante persone cercano qualcosa, ma solo se lo cercano più o meno di prima o rispetto a un altro termine.
Una bella differenza, non trovi?
Sembra quasi che Google ci stia dando le chiavi di un’auto potente, ma con il limitatore di velocità inserito.
Un regalo alla community o una mossa per riprendere il controllo?
Questa mossa, arrivata dopo anni di silenzio in cui la community si è arrangiata con metodi non proprio ortodossi (come lo scraping, spesso in violazione dei termini di servizio), solleva una domanda spontanea.
Come ricordato da Exploding Topics, la mancanza di un accesso ufficiale ha fatto fiorire un intero mercato di strumenti di terze parti.
Viene da chiedersi: questo improvviso slancio di generosità è davvero un regalo disinteressato per aiutare ricercatori e giornalisti, come dichiarato ufficialmente, o è un modo per mettere un guinzaglio a un flusso di dati che finora sfuggiva al loro controllo diretto?
Fornendo uno strumento ufficiale, seppur con i suoi limiti, Google di fatto scoraggia le alternative non autorizzate e si riappropria del ruolo di unico fornitore legittimo di questi dati.
Alla fine, chi controlla i dati, controlla il racconto.
E Google, con questa mossa, sembra voler ricordare a tutti chi tiene in mano la penna.
Finalmente! Ora possiamo analizzare le ricerche, ma senza i numeri reali. Che roba.
Google Trends con API. Meraviglioso. Almeno le nostre intuizioni saranno ufficialmente “valori”.
Un accesso programmatico ai dati, certo. Purché questi dati mantengano la loro opacità intrinseca, come un velo di fumo su un’analisi già di per sé effimera.
Ah, l’API! Così potremo osservare il comportamento degli utenti, ma con quel velo di opacità che tanto ci rassicura.
Era ora. Dati con volumi relativi? Vabbè. Almeno qualcosa.
Dati relativi. Un filo d’acqua, non un fiume.
Finalmente un po’ di ordine nel caos! Dati relativi, ok, almeno non sono più solo gossip da forum. Vediamo che ci combiniamo di bello. Un piccolo passo, ma nella direzione giusta. Sottoscrivo!
Finalmente un accesso ufficiale ai dati, anche se “relativo”. Ben fatto, Google.