Google ribadisce: La sensibilità degli URL alle maiuscole e minuscole è un problema SEO

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Un dettaglio spesso sottovalutato che, se ignorato, può portare a problemi di contenuti duplicati e confusione nell’indicizzazione da parte del motore di ricerca.

John Mueller di Google ha nuovamente evidenziato l'importanza della sensibilità degli URL alle maiuscole/minuscole. Nonostante i progressi, Google considera ancora `/Scarpe` e `/scarpe` pagine distinte, creando contenuto duplicato e frammentando l'autorevolezza SEO. I proprietari dei siti devono garantire coerenza rigorosa nella gestione degli URL per evitare penalizzazioni e preservare la propria visibilità online.

Il diavolo è nei dettagli (dopo lo slash)

Cerchiamo di capire bene dove sta il problema.

Quando scrivi il nome di un sito, tipo www.ilmioecommerce.it, puoi usare maiuscole e minuscole come ti pare: per i browser e per Google, non cambia assolutamente nulla. Il dominio è, per sua natura, insensibile a questa distinzione.

La faccenda si complica, e di molto, per tutto quello che viene dopo il .it.

Il percorso, il nome del file, i parametri dopo il punto interrogativo: ogni singolo carattere che segue lo slash è, per Google, un mondo a parte.

In pratica, per il motore di ricerca, l’URL www.ilmioecommerce.it/Scarpe e www.ilmioecommerce.it/scarpe non sono la stessa pagina. Sono due risorse distinte, due entità separate che si fanno concorrenza a vicenda.

E questo, che tu ci creda o no, è l’inizio di un bel pasticcio.

Sembra una rigidità quasi anacronistica, un retaggio di come funzionavano i server decenni fa. Eppure, Google continua a basare parte delle sue scansioni su questa regola ferrea, lasciando che siano i proprietari dei siti a dover gestire le possibili conseguenze.

Il casino del contenuto duplicato (creato da una lettera)

Cosa significa, in pratica, avere due URL identici a parte una lettera maiuscola?

Significa che stai involontariamente creando contenuti duplicati. Stai dicendo a Google: “Guarda, ho due pagine che parlano della stessa cosa”, e lui, nel dubbio, potrebbe decidere di indicizzarle entrambe, dividendo l’autorevolezza che con tanta fatica hai costruito.

I link che puntano a una versione non passano il loro valore all’altra, il traffico sui tuoi strumenti di analisi si frammenta e tu perdi il controllo della reale performance di quella pagina.

A peggiorare le cose c’è la gestione della canonicalizzazione. Google ci dice di usare il tag rel="canonical" per indicare la versione preferita di una pagina. Ma, come sottolineato in diverse analisi tecniche, anche questo tag è sensibile alle maiuscole.

Se la tua pagina live è /scarpe ma nel canonical indichi /Scarpe, stai solo aumentando la confusione. Stai dando a Google un’altra informazione ambigua, costringendolo a fare una scelta.

E affidare una decisione strategica all’interpretazione di un algoritmo non è mai una buona idea.

Viene da pensare che un sistema così evoluto potrebbe semplicemente capire l’intento e unificare le pagine in automatico.

Invece no, il peso della coerenza ricade interamente sulle nostre spalle, trasformando una banale svista in un potenziale problema SEO.

La coerenza come unica via d’uscita

Di fronte a questa rigidità, l’unica strategia è giocare d’anticipo. La raccomandazione, quasi un mantra tra gli addetti ai lavori, è quella di scegliere uno standard e mantenerlo a tutti i costi.

La convenzione più diffusa, e anche la più sicura, è quella di usare esclusivamente caratteri minuscoli per tutto ciò che segue il dominio. È una regola semplice che, se applicata fin dall’inizio, taglia la testa al toro.

Per le situazioni già compromesse, invece, si ricorre ai reindirizzamenti 301, costringendo server e browser a portare utenti e crawler sempre e solo sulla versione “giusta” dell’URL.

Google stessa, quasi a voler mettere una pezza su questa confusione persistente, ha aggiornato la sua documentazione ufficiale sulle best practice per la struttura degli URL, come osserva Search Engine Roundtable.

Un aggiornamento presentato come una semplice “chiarificazione”, ma che suona più come un’ammissione che, su questo punto, c’è ancora bisogno di fare molta scuola.

Alla fine, il messaggio di John Mueller è chiaro.

La speranza non è una strategia SEO.

Non puoi sperare che Google capisca le tue intenzioni. Devi essere tu, con una struttura pulita e coerente, a non lasciargli nemmeno il minimo dubbio.

Perché nel grande gioco della visibilità online, anche una singola lettera fuori posto può fare la differenza.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

16 commenti su “Google ribadisce: La sensibilità degli URL alle maiuscole e minuscole è un problema SEO”

  1. Riccardo De Luca

    Ma guarda te ‘ste cose. Pensavo che Google avesse di meglio da fare che contar le maiuscole. Alla fine, ci fanno la morale su ogni dettaglio. Che ridere.

    1. Daniele Palmieri

      Certo, perché non dovrebbero pensarci loro a farci notare le ovvietà che noi, ignari mortali, trascuriamo con tanta leggerezza. La SEO è diventata un esercizio di attenzione ai dettagli che lasciano il tempo che trovano, ma che puntualmente ci ricordano chi comanda.

  2. Ma dai, che scoop! Pensare che dopo anni di feccia digitale, Google si accorga che `/Scarpe` non sia uguale a `/scarpe` è da non credere. Praticamente, ci stanno dicendo di usare il cervello prima di commettere scempiaggini SEO. Non è che ci nasconda altro, vero?

  3. Chiara De Angelis

    Sempre la stessa solfa. 🙄 Chi si aspettava diversamente? 🤷‍♀️ Dettagli che salvano carriere… o le affossano. 💸

    1. Ah, certo, il dettaglio che ti fa impazzire. Google, sempre attento alle minuzie, mentre noi cerchiamo di costruire qualcosa di solido. Chissà se un giorno si concentreranno sull’utilità reale.

  4. Ma figuriamoci, come non cadere nella trappola di un URL “sensibile”? Ancora a puntare il dito su dettagli così oscuri, mentre il web cola a picco. Mi chiedo se abbiano mai provato a digitare un indirizzo con gli occhi chiusi.

    1. Giorgio Martinelli

      Caspita, ‘sto giro Google ha proprio centrato il punto; la gestione dei link, anche con ste minuzie di maiuscole, è roba seria per la visibilità, mica cavoli. Pensare che un piccolo dettaglio possa sballare tutto, mica male come pensata.

    2. Chiara Barbieri

      Davvero? Google scopre solo ora che `/Scarpe` e `/scarpe` sono due cose diverse? La gente che punta sulla SEO, poi, sperava in qualcosa di più.

      1. Giuseppina Negri

        Certo, caro Google, scopri che `/Scarpe` e `/scarpe` sono due URL distinti. Mirabile scoperta, dopo tutti questi anni. Mi chiedo quanto ancora dovremo aspettare per i prossimi misteri svelati.

  5. Riccardo Cattaneo

    Ma che sorpresa! 🤯 URL con maiuscole/minuscole diverse, contenuto duplicato, chi l’avrebbe mai detto? 🧐

  6. Ma va? Due percorsi diversi, stessa pagina. Google, un genio. Praticamente il mio cane che abbaia a due ombre uguali. La cura? Rigore. Un concetto alieno, a quanto pare.

  7. Elisa Marchetti

    Ma guarda un po’, i geni di Google che si accorgono solo ora che una cosa così elementare crea casini. Come se non bastasse la tecnologia a complicarci la vita, ci si mettono anche loro con ‘sto balletto di maiuscole e minuscole. Un vero capolavoro di ingegneria, altroché.

    1. Elisa, sei sempre così ottimista. Io, invece, continuo a pensare che queste “scoperte” di Google siano solo un modo per giustificare la loro supremazia, rendendo tutto più complicato. Ma tranquilla, alla fine, basta un po’ di attenzione, no?

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