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L’espansione di Google Vids nel settore education solleva interrogativi sull’omologazione dei contenuti e sul dominio di Google nel mercato della produttività.
Google ha esteso Gemini a Google Vids per l'Education Plus, facilitando la creazione di video con IA. L'articolo, pur riconoscendo l'utilità, solleva dubbi sull'originalità dei contenuti e sul rischio di omologazione. La mossa è vista come una strategia profonda di Google per integrare Gemini in Workspace, puntando al dominio nel mercato della produttività e fidelizzando gli utenti fin dalle scuole.
Google Vids si apre (un po’ di più) al mondo education
La novità è che Google ha deciso di allargare le porte di Gemini all’interno di Google Vids, il suo strumento per la creazione di video assistita dall’intelligenza artificiale.
Attenzione però, non è un’apertura per tutti.
Per ora, come riportato direttamente sul blog di Google, a beneficiare di questa espansione sono gli utenti del settore educational con licenze Education Plus e Teaching and Learning Upgrade.
In pratica, se lavori in una scuola o università che paga per questi piani specifici, ora hai accesso a funzionalità potenziate per trasformare un semplice documento o un’idea in un video completo di storyboard, voce narrante e filmati di stock.
Tutto bello, sulla carta.
Ma questa mossa, che sembra un semplice aggiornamento di prodotto, nasconde una strategia molto più profonda e solleva qualche domanda che non possiamo ignorare.
La promessa della semplicità: ma a quale costo?
Diciamocelo chiaramente: l’idea di poter dire a un’IA “creami un video sulla rivoluzione francese partendo da questo testo” e ottenere un risultato decente in pochi minuti è una tentazione forte. Google sta spingendo proprio su questo: democratizzare la produzione video, rendendola accessibile a chi non ha competenze tecniche.
Il punto, però, è capire cosa stiamo ottenendo in cambio.
Stiamo davvero creando contenuti originali e di valore, o stiamo solo diventando bravissimi a usare un frullatore di contenuti pre-esistenti fornito da Google?
L’omologazione dello stile e del messaggio è un rischio concreto.
Perché, non giriamoci intorno, l’obiettivo di Google non è semplicemente quello di farti creare video carini per la lezione di storia.
C’è un disegno molto più grande in gioco.
Non si tratta di video, si tratta di dominio
Questa mossa è un altro tassello nel grande puzzle di Google per integrare Gemini in ogni angolo del suo universo Workspace.
Lo scopo finale non è vendere Google Vids, ma rendere l’intera suite di Google talmente interconnessa e dipendente dall’IA da diventare la scelta obbligata per aziende e istituti di formazione.
Aprendo prima al settore education, Google sta coltivando i suoi futuri utenti professionali fin dai banchi di scuola, abituandoli a un modo di lavorare che dipende interamente dai suoi strumenti.
È una partita a scacchi a lungo termine per la supremazia nel mercato della produttività, dove ogni nuova funzione “gratuita” o inclusa in un abbonamento è in realtà una mossa per legarti più stretto a sé.
Quindi, lo strumento c’è, è potente e senza dubbio utile in certi contesti.
Ma la vera differenza, come sempre, non la farà l’intelligenza artificiale, ma la testa che la guida.

Ah, l’omologazione dei futuri creativi. Google pensa già a chi dovrà comprare i suoi prodotti domani. Patetico.
Ancora un tentativo di controllo. La scuola diventa il primo terreno di addestramento. Quale sarà la prossima mossa?
La scuola: terreno fertile per un futuro omologato. Pensateci bene.
L’omologazione dei contenuti è il prezzo della comodità offerta da algoritmi che, sotto la veste di facilitazione, annientano la scintilla creativa.