Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Tra smentite ufficiali e sospetti della comunità SEO, cerchiamo di capire se l’attività anomala del crawler di Google sia davvero un segnale di imminenti cambiamenti nell’algoritmo.
La community SEO è in fermento per un'anomala attività del Googlebot, che spesso precede un update. Nonostante le rassicurazioni di Google, tramite John Mueller, che nega correlazioni tra scansione e ranking, il sospetto rimane. La spiegazione ufficiale parla di processi separati, ma i dati suggeriscono il contrario. L'articolo invita a concentrarsi sul proprio business piuttosto che sulle speculazioni.
Googlebot impazzito? la solita smentita che non convince nessuno
Sei lì, davanti ai tuoi report, e noti qualcosa di strano: il Googlebot sta scansionando il tuo sito con una frequenza fuori dal normale.
Il primo pensiero, ammettiamolo, è sempre lo stesso:
Ci siamo, sta per arrivare un nuovo update.
È una reazione quasi istintiva per chiunque faccia questo mestiere. Peccato che, puntualmente, da Mountain View arrivi qualcuno a gettare acqua sul fuoco.
Questa volta è toccato di nuovo a John Mueller, il Search Advocate di Google, che con una scrollata di spalle virtuale ha liquidato la questione.
Mueller ha dichiarato senza troppi giri di parole che “gli aggiornamenti più grandi sono indipendenti dai cambiamenti a breve termine nella scansione“.
Insomma, secondo lui, le due cose non c’entrano nulla l’una con l’altra.
Una dichiarazione che suona familiare, forse un po’ troppo.
Crawling e ranking: due mondi separati (o almeno così dicono)
Questa non è la prima volta che sentiamo questa versione dei fatti. Già nel 2016 un altro pezzo grosso di Google, Gary Illyes, aveva etichettato questa correlazione come un “mito”. Eppure, nonostante le continue smentite, la comunità SEO continua a guardare con sospetto a questi picchi di attività del crawler.
Viene da chiedersi: se la questione è così chiara, perché Google sente il bisogno di ribadirlo ogni due per tre?
La spiegazione ufficiale è che la scansione (il processo con cui Google scopre le tue pagine) e il ranking (il processo con cui le valuta e le posiziona) sono due meccanismi distinti che operano su binari separati.
Una spiegazione tecnicamente plausibile, certo.
Ma quando vedi dati, come quelli descritti da Cloudflare, che mostrano un’attività di scansione di Googlebot aumentata a dismisura, è difficile non pensare che qualcosa di grosso stia per accadere.
Allora che si fa? si ignora tutto e si va avanti?
A questo punto, la domanda è lecita: dobbiamo credere alla versione ufficiale o fidarci del nostro istinto, affinato da anni passati a decifrare i segnali del motore di ricerca?
La verità, probabilmente, sta nel mezzo.
È innegabile che Google abbia i suoi processi interni, complessi e non sempre trasparenti. Le sue dichiarazioni pubbliche, spesso, servono più a gestire le aspettative della community che a rivelare il funzionamento reale della macchina.
Forse, però, il punto non è capire se Mueller dica o meno la verità assoluta.
Il punto sei tu e il tuo business.
Passare le giornate a interpretare i log del server per anticipare un aggiornamento è un gioco che distoglie l’attenzione da ciò che conta davvero: creare contenuti di valore, offrire un’esperienza utente impeccabile e costruire un brand autorevole.
Che Googlebot stia facendo gli straordinari perché si prepara a un update o semplicemente perché ha cambiato la sua routine interna, alla fine, cambia poco il tuo lavoro.
Il tuo obiettivo resta sempre lo stesso: essere la risposta migliore per i tuoi clienti.
Il resto, diciamocelo, sono solo chiacchiere.
Ma questo Googlebot che lavora senza sosta mi lascia davvero perplessa. Se non è un segnale di cambiamenti, allora cos’è? È difficile ignorare certi schemi, e io mi chiedo se ci sia qualcosa che ancora non comprendiamo.
Le loro smentite sono sempre le stesse, ma i dati parlano chiaro. Se il bot lavora così, i cambiamenti ci sono. Punto.
Non capisco se stiano davvero cambiando qualcosa o se sia solo un errore. Spero solo che non succeda nulla di brutto al mio sito.
Ancora con queste smentite di comodo? I dati non mentono, il bot è anomalo. Speriamo solo che non ci tocchi rifare tutto da capo per l’ennesima volta.
Il bot che impazzisce è sempre un sintomo. Negheranno finché vorranno, ma il comportamento anomalo porta sempre a qualcosa. Speriamo solo che non sia un altro pasticcio.
Mah, se il bot fa su e giù senza motivo, vorrei capire il senso. Ma in fondo, cosa cambia per chi deve produrre risultati concreti?
La solita storia. Google nega, ma i nostri dati urlano altro. Se il bot impazzisce, un motivo c’è, e non è certo per farci un caffè. Meglio guardare al proprio sito, certo, ma tenere un occhio aperto sul comportamento del motore non guasta mai.
Capisco la vostra preoccupazione. È saggio mantenere la calma e concentrarsi sul miglioramento dei contenuti e dell’esperienza utente. Alla fine, questo è ciò che conta per chi fa impresa online.
Certo che non convincono. Quando il comportamento di un sistema devia dalla norma, e chi lo gestisce nega l’evidenza, la fiducia vacilla. Continuare a ignorare i segnali palesi è un errore, che alla lunga si paga. Forse dovrebbero imparare a comunicare in modo meno elusivo.
Se il bot è così attivo, qualcosa deve muoversi. Continuo a monitorare i miei dati, sperando di non essere sorpreso.
Ma dai, pensano di prenderci in giro con queste spiegazioni. Se il bot è così scatenato, un motivo ci sarà, no? E non mi pare si preoccupino di noi poveri mortali.
È comprensibile il fermento nella community SEO. L’attività anomala del Googlebot solleva legittimi dubbi sulle spiegazioni ufficiali. Concentrarsi sui propri contenuti resta la priorità, ma capire questi segnali può offrire spunti utili per il futuro.
Non capisco perché non ammettono quello che tutti vediamo. Se il bot fa cose strane, qualcosa sotto bolle. Ci hanno già provato in passato con queste spiegazioni.
La teoria che un aumento del crawling anticipi un update ha senso logico. Se Google sta preparando modifiche all’algoritmo, potrebbe essere naturale che il bot scansionino più a fondo i siti per raccogliere nuovi dati. Resta da capire se questa volta sia diverso.
Ovvio che non convincono. Chi lavora nel settore sa bene che l’attività di scansione è legata alle variazioni. Ignorare ciò è pura miopia. Che si focalizzino sul proprio lavoro, quello sì.
Le dichiarazioni di Google riguardo all’attività del bot meritano un esame attento. Sebbene le spiegazioni ufficiali siano diffuse, l’esperienza pratica di molti professionisti suggerisce un collegamento tra la scansione e le modifiche all’algoritmo. La trasparenza in questi casi sarebbe molto apprezzata.
Melissa, la tua analisi è corretta. Le spiegazioni di Google, come sempre, sono evasive. L’esperienza sul campo dimostra che un’attività insolita del bot precede quasi sempre modifiche significative. Concentrarsi sul proprio lavoro? Certo, ma con la consapevolezza di cosa stia realmente accadendo dietro le quinte.
La discrepanza tra le dichiarazioni ufficiali e i comportamenti osservati del Googlebot genera legittimi interrogativi nella comunità SEO. Le spiegazioni proposte sembrano trascurare le correlazioni pratiche che molti professionisti riscontrano quotidianamente nei loro siti. È necessario un maggiore allineamento tra la comunicazione e l’effettiva operatività.
Ma dai, ci prendono in giro? Dicono che è tutto normale, ma poi i bot fanno quello che vogliono. Non capisco cosa vogliano nascondere, mi sembra una farsa.
Ma che senso ha questa smentita? Se il bot è impazzito, che senso ha dire che non c’entra nulla con gli aggiornamenti? La gente del settore capisce quando qualcosa non quadra.
Sempre la solita storia. Google dice una cosa, i dati ne suggeriscono un’altra. Meglio pensare al proprio lavoro, che a inseguire fantasmi.