L’Intelligenza Artificiale non spazza via Google: secondo SparkToro la ricerca tradizionale resiste

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.

Contattaci ora →

Nonostante l’adozione dell’IA sia in crescita, i motori di ricerca tradizionali mantengono salda la loro posizione, smentendo le previsioni di una rapida sostituzione

La ricerca di SparkToro smentisce la narrativa che l'Intelligenza Artificiale soppianterà i motori di ricerca. Sebbene l'IA sia in crescita, l'uso di Google e altri motori tradizionali rimane stabile, persino aumentato. L'adozione dell'IA sta rallentando, suggerendo una coesistenza degli strumenti piuttosto che una sostituzione, come evidenziato dai dati sui comportamenti reali.

I numeri che non ti aspetti: l’IA avanza, ma Google non trema

Partiamo dai dati, quelli veri. Secondo una ricerca condotta da SparkToro in collaborazione con Datos, una società di Semrush, l’adozione degli strumenti di IA negli Stati Uniti è innegabile.

Oltre il 20% degli americani è ormai un utente “pesante”, che utilizza piattaforme come ChatGPT, Perplexity o Gemini più di dieci volte al mese. Se allarghiamo lo sguardo agli utenti occasionali, la cifra sale a quasi il 40% della popolazione.

Numeri importanti, certo.

Ma aspetta, perché qui arriva il bello.

Nonostante questa avanzata, l’uso dei motori di ricerca tradizionali non ha subito il minimo graffio. Anzi. Il 95% degli americani continua a usare Google, Bing o DuckDuckGo ogni mese, una percentuale che è addirittura cresciuta rispetto al 2023, come descritto nel dettaglio da SparkToro.

In pratica, le persone hanno aggiunto un nuovo strumento alla loro cassetta degli attrezzi, senza però buttare via quelli vecchi.

Tutto questo ci porta a una domanda che scotta: se la crescita è reale, perché si ha la sensazione che qualcosa non torni?

La corsa dell’IA sta perdendo slancio? parola a Rand Fishkin

Perché, se guardiamo sotto la superficie, la narrazione comincia a scricchiolare. La stessa ricerca evidenzia come la crescita vertiginosa dell’IA, quella che abbiamo visto tra il 2023 e l’inizio del 2024, stia rallentando in modo significativo. Dal settembre 2024, i tassi di adozione sono aumentati solo di pochi punti percentuali, suggerendo che il grosso degli “early adopter” sia già stato raggiunto.

La corsa, insomma, sta diventando una marcia più lenta.

A mettere il dito nella piaga è Rand Fishkin, co-fondatore di SparkToro, che non usa mezzi termini. La sua analisi è schietta, senza peli sulla lingua: l’idea di una guerra “IA contro Ricerca” è in gran parte un’invenzione dei media e degli influencer a caccia di attenzione, piuttosto che un riflesso della realtà.

“La ricerca tradizionale non andrà da nessuna parte,” afferma, sottolineando come anche gli utenti più assidui di IA continuino a usare massicciamente i motori di ricerca classici.

Viene da chiedersi, allora, a chi giova davvero raccontare la favola di una rivoluzione che, dati alla mano, assomiglia più a un’evoluzione?

Quindi, cosa significa tutto questo?

La verità è che, probabilmente, non siamo di fronte a uno scontro tra titani destinato a lasciare un solo vincitore, ma a una convivenza tra strumenti diversi.

L’IA si sta ritagliando un ruolo specifico, forse più orientato alla creazione e alla sintesi di informazioni, mentre la ricerca tradizionale mantiene il suo primato per le necessità di tutti i giorni. Questa non è la solita indagine basata su sondaggi dove le persone dicono quello che pensano di fare; questi dati provengono dall’analisi del comportamento reale di milioni di dispositivi.

Ma il punto, alla fine, è sempre lo stesso: non farsi abbagliare dalle sirene del marketing.

Le grandi aziende tecnologiche hanno tutto l’interesse a spingere le loro nuove piattaforme, dipingendo un futuro in cui i vecchi strumenti sono destinati a scomparire. I dati, però, ci raccontano un’altra storia.

Una storia di abitudini solide e di un’integrazione graduale, non di una sostituzione violenta.

Forse, la vera partita non si gioca tra IA e ricerca, ma tra la realtà dei fatti e la narrazione che le grandi aziende vogliono venderci.

E saper leggere i numeri, quelli veri, è l’unico modo per non farsi trovare impreparati.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore