SEO Confidential – La nostra intervista esclusiva a Lily Ray: “La ricerca è sempre più a zero-click”

Secondo la SEO Strategy di Amsive, anche se i click diminuiranno, probabilmente, chi arriverà sui siti sarà più consapevole, informato e pronto a convertire

Bentornato a SEO Confidential, la rubrica in cui sguinzaglio la mia curiosità per svelarti il futuro della ricerca (sì, c’è un futuro, ma diverso da quello che conoscevi) e mandare in soffitta i vecchi cliché sulla SEO.

Nella scorsa puntata ho avuto il piacere di chiacchierare con Dan Petrovic, se te la sei persa, ti consiglio di recuperarla.

Per questa terza puntata, ho invitato un altro pezzo da novanta. Un nome che, se frequenti anche solo di striscio l’universo SEO, ti suonerà sicuramente: Lily Ray.

Per quei pochi (sì, vi vedo, laggiù in fondo) che magari si chiedono “Lily chi?”, stiamo parlando della SEO Strategy Director di Amsive, un’agenzia di performance marketing basata sui dati, una che quando parla di algoritmi, E-E-A-T (o come cavolo si chiamerà domani), e future apocalissi della ricerca online, il mondo SEO si ferma ad ascoltare.

La seguo da una vita (l’avrai notato dai miei articoli), e poter scambiare due chiacchiere con lei… beh, è una boccata d’aria fresca.

Il suo focus è chirurgico: analizza come le AI Overviews e l’AI Mode di Google stiano ridefinendo la visibilità organica, la distribuzione del traffico e, soprattutto, la trasparenza dei dati di performance.

Con un approccio altamente analitico e un forte spirito critico, Lily si batte per gli interessi di publisher, content creator e professionisti SEO nell’era della AI generativa.

Se la segui su LinkedIn e X, sai bene che non le manda a dire:

nei suoi interventi evidenzia come l’AI Mode di Google tenda a trattenere il traffico all’interno del proprio ecosistema, denuncia la mancanza di tracciamento di questi click nei dati analitici, sottolineando come questa opacità sia un serio problema per chi fa SEO.

Bene, in questa nostra chiacchierata le ho chiesto un parere su tutti questi temi, specialmente dei mostri sotto il letto di ogni SEO e imprenditore digitale: le AI Overviews, l’AI Mode e la spettrale, incombente, minacciosa (ma sarà poi davvero così?) era del “zero-click search”.

Eh sì, perché dopo Google I/O 2025, è chiaro che la Search per come la conoscevamo è bella che sepolta, per cui ascoltare i punti di vista di esperti del settore come Lily, è ossigeno puro.

Senza ulteriori indugi, ecco la nostra intervista esclusiva. Ti auguro buona lettura!

Lily Ray | Intervista di Roberto Serra

“Essere menzionati nelle AIOs, con il sentiment giusto, sarà essenziale: meno volume certo, ma più conversioni potenziali”

Le AI Overviews (AIOs) riducono il traffico organico, in particolare quello informativo, ormai mi pare cosa assodata. È l’inizio dell’era zero click o la realtà è più sfumata?

Sì, credo che la tendenza delle ricerche “zero click”, già in aumento da molti anni, continuerà a crescere con le AI Overviews e AI Mode di Google. Detto questo, anche il valore del traffico cambierà, poiché i visitatori dei siti web diventeranno più qualificati: potrebbero essere più propensi a trovare il vostro sito/azienda dopo aver effettuato ricerche approfondite. Con la personalizzazione di AI Mode e i modelli linguistici di grandi dimensioni che gestiscono gran parte del processo di scoperta, è possibile immaginare che i visitatori di maggiore qualità, più coinvolti e con un tasso di conversione più elevato saranno quelli che raggiungeranno il vostro sito web.

Google sostiene che le AIOs portano click di qualità, ma molti studi autorevoli (come quello di Ahrefs) indicano un calo del CTR e delle conversioni. Chi ha ragione e perché Google non è trasparente sui dati relativi ad AI Overview (AIO) nella Search Console?

È impossibile rispondere con precisione a questa domanda perché Google non fornisce dati diretti sulla panoramica AI nella Search Console o in Analytics. Tuttavia, la mia impressione è che gli studi siano più accurati delle dichiarazioni di Google, dato il numero di studi che hanno confermato il calo del traffico con le AIO. Questo è anche ciò che ci si aspetterebbe da questo prodotto, dato che le risposte vengono fornite direttamente nella panoramica AI, il che ovviamente porterebbe a un numero inferiore di click. Credo che Google non sia del tutto trasparente su questo punto perché non vuole che i proprietari dei siti e gli editori siano in grado di capire quanto questi prodotti influenzano realmente il loro traffico.

Se la presenza nelle AIOs è fondamentale, come può essere monetizzata senza click diretti? Quali strategie concrete e misurabili possono essere utilizzate per convertire le menzioni nelle AIOs in lead o vendite?

Essere menzionati nelle AI Overview sarà essenziale per molte aziende e il modo in cui monetizzare questo aspetto dipenderà dal modello di business. Ad esempio, essere menzionati come ottima agenzia SEO da una risposta AI Overview o AI Mode sarà utile per le agenzie SEO menzionate. Assicurarsi che il proprio marchio e i propri prodotti e servizi non solo siano reperibili e visibili nelle menzioni AIO, ma anche che il sentiment intorno ai propri servizi sia percepito come positivo, sarà essenziale per generare nuovo business.

Google, con AI Mode, diventerà un chatbot che sostituirà le AIO, o i due sistemi coesisteranno? Google intende trasformarsi in un chatbot, nonostante le smentite?

Non conosciamo ancora le risposte, ma se si collegano i puntini, sembra che Google voglia spingere molti più utenti a iniziare le loro ricerche con AI Mode. Detto questo, non è ancora chiaro se Google sarà in grado di monetizzare con AI Mode e le panoramiche AI così come fa con la ricerca. Credo quindi che la situazione sia ancora in evoluzione.

Le AI Overviews, per le loro risposte, prendono informazioni dal web senza pagare nulla ai creatori di questi contenuti, citandoli, ovviamente, ma di fatto deviando il traffico dai siti web. Dovrebbe essere raggiunto un qualche tipo di accordo finanziario per l’utilizzo di questi contenuti?

Sì, penso che sarebbe un’applicazione molto più equa di questo prodotto rispetto a come funziona ora.

Perché il proprietario di un blog dovrebbe continuare a creare contenuti per Google? Almeno prima aveva pubblicità e traffico. Ora rischia di lavorare gratis per Big G. Questo non impoverirà il web di voci originali e critiche?

Credo che questo sia un grosso rischio. Ma dobbiamo fare il possibile per catturare visibilità e “attenzione” su tutte le diverse piattaforme in cui gli utenti potrebbero cercare o scoprire i tuoi contenuti.

Se i creatori di contenuti non sono più incentivati a farlo, da dove prenderanno le informazioni l’IA e l’LLM? Questo non rischia di portare a informazioni sempre più obsolete, o mi sfugge qualcosa?

Sì, credo che questo sia un rischio importante. Ci deve essere un incentivo per i creatori di contenuti a continuare a creare contenuti di alta qualità. Spero che Google e altre piattaforme continuino a esplorare metodi per includere link a siti web esterni e spero che questi strumenti si evolvano per fare di più in questo senso in futuro.

La versione di Lily Ray: meno traffico di passaggio, più clienti con le idee chiare

Hai letto le risposte della Ray?

Diretta, lucida, senza tanti giri di parole.

Il messaggio, se leggi tra le righe, è un misto di realismo e cauto – cautissimo – ottimismo.

Zero-click?

Sì, è una realtà con cui fare i conti.

Non giriamoci intorno.

La comodità vince, e se Google ti spiattella la risposta direttamente in faccia, perché dovresti fare la fatica di cliccare? Logico, no?

Traffico in calo?

Probabile, per certi versi inevitabile, soprattutto per chi viveva di contenuti puramente informativi.

Google che fa melina sui dati delle AIOs nella Search Console?

È un classico: quando c’è da proteggere il fortino (e il fatturato pubblicitario), la trasparenza diventa un optional.

Ma, come sottolinea Lily, chi arriva sul tuo sito attraverso questo imbuto sempre più stretto, non lo fa per caso, come un turista indeciso perso nel centro storico di Firenze.

Spesso lo fa perché vuole acquistare un prodotto, non per gironzolare a casaccio.

Meno curiosi, meno perditempo, più gente che ha già fatto una scrematura, che ha le idee chiare e, magari, la carta di credito in mano.

Meno volume, più qualità.

Un mantra che ci ripetiamo da anni, e che ora potrebbe diventare realtà.

Interessante, no?

Ora, il punto è: cosa ci facciamo con queste informazioni? Urliamo al complotto di Big G?

Scelta sterile, credimi.

La verità, come spesso accade, è che non esiste la panacea.

Esiste la strategia, l’adattamento, l’esperienza.

Lily stessa lo dice: essere menzionati nelle AIO, con il sentiment giusto, sarà essenziale.

E questo, non si improvvisa.

Richiede un lavoro certosino sulla tua autorevolezza, sulla qualità percepita e reale dei tuoi contenuti, sulla tua reputazione online.

Roba che qui facciamo da un po’ e con una certa cognizione di causa, aiutando i nostri clienti a diventare quella voce autorevole che Google – e gli utenti – vogliono sentire.

Il web si impoverirà?

I creatori molleranno la spugna, stanchi di fare da mangime gratuito per le IA?

Domande da un milione di dollari.

La risposta la scriveremo noi, giorno dopo giorno, con le nostre scelte, con la nostra capacità di innovare e di trovare nuovi modi per catturare l’attenzione e, soprattutto, per convertirla.

Te lo dico chiaramente: la Search per come la conosciamo non esiste più.

Non è un funerale, ma una trasformazione genetica imposta dall’inarrestabile avanzata dell’Intelligenza Artificiale. Gli “AI Overviews”, l’AI Mode e le risposte preconfezionate da Gemini sono il nuovo volto, la nuova voce. Un’efficienza seducente, quasi ammaliante.

La vecchia arte dell’esplorazione tra le fonti cede il passo alla sintesi servita su un piatto d’argento.

Comodo, indubbiamente.

Ma il rischio è che questa comodità sterilizzi la curiosità e assottigli quella pluralità di voci che faceva del web una foresta da scoprire, non un giardino preordinato.

Google, nel suo slancio innovatore, diventa arbitro e giocatore, decidendo cosa e come sapere.

Ed è qui che si apre la nuova frontiera: la SEO dovrà imparare il linguaggio dell’IA, non solo quello degli umani.

La visibilità si giocherà sulla capacità di essere percepiti come fonte primaria e autorevole dall’Intelligenza Artificiale stessa.

Il vero banco di prova per i brand (e per noi SEO) sarà conquistare l’attenzione – e la “fiducia” – di questi nuovi, potentissimi intermediari.

È un adattamento necessario, una nuova forma di eccellenza da coltivare.

Alla prossima puntata, e che la SERP sia con te. (E con me, ovvio).

#avantitutta

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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