Secondo il CEO di SEOZoom “l’IA non ha inventato nulla: fan-out è solo un nome trendy per quello che facciamo da un decennio”
Benvenuto alla quinta puntata di SEO Confidential. Se ti sei perso la quarta puntata con Elisa Paesante, recuperala, non te ne pentirai, fidati!
La mia missione, in questo spazio, non è venderti soluzioni facili a problemi complessi ma fornirti strumenti critici, spunti di riflessione e punti di vista diversi da parte di esperti autorevoli del mondo SEO, per aiutarti a comprendere meglio il panorama in cui ci muoviamo: come in un puzzle, più tasselli metti insieme, più nitida diventa l’immagine complessiva.
L’epicentro del sisma, lo sai, sono AI Mode e AI Overviews. Una rivoluzione che sta riscrivendo il significato stesso di “visibilità online”.
Ma ogni grande cambiamento porta con sé una domanda ancora più grande:
dove si nascondono le opportunità che gli altri, troppo impegnati a lamentarsi, non vedono?
Per rispondere, non ho interpellato un commentatore. Ho chiamato un costruttore. Uno che, mentre gli altri parlano di onde, progetta gli strumenti per esplorare gli abissi.
Oggi è con noi Ivano Di Biasi, il fondatore di SEOZoom:
una piattaforma tutta italiana per l’analisi SEO che consente di monitorare, analizzare e ottimizzare il posizionamento dei siti su Google.
SEOZoom raccoglie dati, li elabora e li rende subito utilizzabili per prendere decisioni concrete: dalle analisi di concorrenza alla ricerca di keyword, dai suggerimenti editoriali alla valutazione del rendimento dei contenuti.
Bene, in quest’intervista ho dialogato con Ivano sui temi più attuali e scottanti, esponendogli i dubbi più frequenti sul mondo SEO, quelli che sicuramente hai anche tu:
come si monetizza una semplice menzione? Il Brand è davvero il nuovo Graal? E la keyword… si sta estinguendo o si è solo travestita?
Le sue risposte non sono state confortanti o rassicuranti. Sono state lucide.
Ivano ha messo sul tavolo una visione chiara, supportata dai dati, e una lettura onesta di quello che ci aspetta, secondo la sua opinione. È stato diretto e concreto. E di questi tempi, credimi, non è poco.
Ecco le sue parole.
Ivano Di Biasi: “Non sono riusciti a fare morire la SEO, ora ci stanno provando con le keyword”
Le AI Overviews (AIOs) riducono il traffico organico, in particolare quello informativo, (almeno così sembrerebbe). È l’inizio di un’era zero-click o la realtà è più sfumata?
La realtà è esattamente quella che hai descritto ma bisogna osservare attentamente il momento storico. Google è stato costretto ad uscire in fretta con funzionalità AI per non fare guadagnare terreno a OpenAI nel campo search. Meglio fare sapere al mondo, e ai suoi utenti, che si è sul pezzo, magari facendo qualche danno a destra e a manca, che rimanere fermi e lasciare spazio ai competitor. Oggi non si parla d’altro che di AI Mode e AI Overview di Google, sono riusciti in pochi giorni a cancellare totalmente dai feed di qualsiasi social quel sensazionalismo che arieggiava intorno a SearchGPT e Perplexity. Ora penseranno a rimediare ai danni fatti a tutti i publisher rivedendo il layout dell’output. Credo che vedremo molti cambiamenti, anche parecchio frequenti.
Google sostiene che le AIOs portano click di qualità, ma gli studi indicano un calo del CTR e delle conversioni. Chi ha ragione e perché Google non è trasparente sui dati delle AIO nella Search Console?
Credo che ad oggi qualcosina si stia già muovendo per mostrare i dati in Search Console. Riguardo questo aspetto, Paolo Calicchio di Moca ha fatto degli interessanti studi che effettivamente danno ragione a Google. Meno click ma arrivano effettivamente utenti più profilati e interessati a quello che hai da offrire ed hanno un’esperienza di navigazione più profonda e di qualità.
Se la presenza nelle AIOs è fondamentale, come può essere monetizzata senza click diretti? Quali strategie concrete e misurabili possono essere utilizzate per convertire le menzioni AIOs in lead o vendite?
Rispondo in maniera molto diretta, Brand! L’assistente AI diventerà con il nostro amico di fiducia, quello che sa tutto di tutti e che sa darti solo i consigli migliori. E se consigliasse frequentemente il nostro Brand? Avremmo più bisogno dei click? Il nostro Brand avrà un volume di ricerca enormemente più alto di qualsiasi keyword su cui convertivamo prima. Come lo facciamo accadere? Con una strategia multicanale incentrata sul Brand e che comunichi sempre con la stessa voce e autorevolezza ovunque. In SEOZoom abbiamo lavorato tanto nell’ultimo anno, sia sui motori AI che sul Brand e i segnali sociali, entro fine giugno avremo quasi finito di chiudere il cerchio della multicanalità che gira intorno al Brand.
Google, con la modalità AI, diventerà un chatbot che sostituirà le AIOs, o i due sistemi coesisteranno? Google intende trasformarsi in un chatbot, nonostante le smentite?
Credo che AI Mode diventerà la modalità di ricerca principale e sostituirà la SERP tradizionale ma alla fine si tratta solo di un problema di “Layout” se Google vorrà potrà garantire dei CTR ottimi anche in AI Mode. Per ora linka troppo a se stesso e per arrivare ad un link diretto ai nostri siti servono spesso almeno 2 click, insomma devono lavorare sul frontend per garantire la soddisfazione di tutti, di chi pubblica e di chi naviga.
AI Overviews, per le sue risposte, prende informazioni dal web senza corrispondere alcunché a chi li ha realizzati, citandoli, ovviamente, ma di fatto deviando il traffico dai siti web. Dovrebbe essere raggiunto un qualche tipo di accordo finanziario per l’utilizzo di questi contenuti?
Ne ho parlato nel mio libro SEO for AI di maggio 2024, avevo previsto questo preciso istante e sfortunatamente ci siamo arrivati. Come ho detto nel libro, credo proprio di sì ma potrebbe anche farne a meno se riuscisse a ricambiare con il traffico, unica cosa che interessa realmente a chi pubblica articoli. Meglio il traffico che una fee sul contenuto perché con le visite ci costruisci il tuo modello di business nel modo migliore che credi, ADS, Affiliazioni ecc…
Perché il proprietario di un blog dovrebbe continuare a creare contenuti per Google? Almeno prima aveva pubblicità e traffico. Ma ora rischia di lavorare gratuitamente per Big G. Questo non impoverirà il web di voci originali e critiche?
Come dicevo prima, è un momento di test e transizione, non solo per noi, soprattutto per Google, tutto cambierà per il modello attuale non è nemmeno un modello, è un incidente di percorso a cui Google dovrà porre attenzione e credo che non ci stiano dormendo la notte per riuscirci.
Se i creatori di contenuti non sono più incentivati a produrne, da dove prenderanno le informazioni IA e LLM? Non rischia di ricevere informazioni sempre meno aggiornate, in questo modo?
Questa credo sia la domanda più ricorrente che viene posta a chi lavora nella SEO. La mia risposta è che non accadrà. Non può per il semplice motivo che una AI non deve sparare fuori cose a caso. Google si aspetta dai publisher tutto quello che è descritto in EEAT, potrebbe mai fare rispondere una AI che non attinga da fonti di alta qualità come lui chiede che siano? Assolutamente no, altrimenti la alimenterebbe con i post social del mondo intero, sarei curioso di leggere le risposte, sarebbe esilarante.
Come conquistare l’attenzione delle IA e apparire autorevoli ai loro occhi? Il famoso E-E-A-T è ancora valido? La SEO è davvero così cambiata?
La SEO non è cambiata per niente, almeno per il mio modo di lavorare, nell’Assistente Editoriale di SEOZoom ho realizzato un sistema di espansione delle keyword per identificare tutto l’intento di ricerca ben 5 anni fa. Quello che accade in SEOZoom quando ricerchi una keyword è esattamente quello che fa oggi AI Overview identificando quelle keyword e lanciando N query di ricerca in parallelo per poi darti la risposta.
Oggi si chiama fan-out (espansione, apertura a ventaglio ecc…) ma è la stessa roba che ho fatto 5 anni fa e con cui i miei utenti hanno ottimizzato i propri contenuti ed escono in AI Overview senza alcun problema. Chi mi conosce sa che parlo di queste cose da quasi un decennio, perché osservo ogni minimo dettaglio di Google.
Gli altri ci vedono una novità enorme, non si parla che di fan-out! Questo mi fa ridere perché basta che la notizia arrivi dagli USA, con un acronimo o un nome ben costruito che subito diventa trendy.
Google stesso dice che quando cerchiamo qualcosa scompone la ricerca in N keyword, keyword, keyword, ripetete con me, keyword, eppure in giro non vedo altro che frasi come “la keyword è morta”, non sono riusciti a fare morire la SEO, ora ci stanno provando con la keyword 🙂
Brand über alles: la rivincita della keyword
Tirando le somme, qual è il verdetto di questa conversazione con Ivano?
Dalla nostra chiacchierata emergono due punti con forza.
Primo: il brand non è più una voce nel piano marketing. È il piano. L’obiettivo non è più vincere una keyword, ma diventare la risposta autorevole che l’IA associa a un’intera esigenza. Un asset che nessun algoritmo può svalutare;
La seconda è una conferma: le fondamenta della SEO non solo reggono, ma diventano il vero discrimine. Mentre il mercato rincorre sigle vuote, la partita si vince sulla comprensione chirurgica dell’intento di ricerca.
GEO, LLMO, AEO… cambiano le sigle, ma la sostanza resta: è sempre SEO.
Per aumentare la visibilità nei risultati generati dalle IA servono contenuti chiari, autorevoli e ben strutturati, esattamente come si fa da anni per Google. Ma oggi non basta più saper farsi trovare.
Perché, che si tratti di Search Engine, AI Mode o AI Overview, chi vince è chi costruisce una presenza capace di farsi cercare.
Google, ormai, non premia solo l’ottimizzazione tecnica: premia i brand che generano attenzione, che stimolano ricerche, che vengono citati e riconosciuti come affidabili. Visibilità organica, branded search, autorevolezza: è questo il nuovo campo di gioco.
La verità è semplice: la SEO senza una strategia di brand è solo rumore.
Ora che le ricerche iniziano ovunque — su Google, ma anche su TikTok, LinkedIn, Reddit o dentro un AI Overview o ChatGPT — non vince chi ottimizza meglio le pagine, ma chi costruisce una presenza solida, credibile, riconoscibile.
SEO e brand non sono più mondi separati: oggi è l’insieme a fare la differenza, perché solo chi unisce strategia, autorevolezza e presenza sa farsi scegliere dalle intelligenze artificiali e dalle persone.
Chi pensa che basti piacere agli algoritmi è già in ritardo. Serve costruire fiducia, identità, memoria. Perché oggi la visibilità non si conquista: si merita.
Ci risentiamo nella prossima puntata di SEO Confidential — resta sintonizzato, a presto!
#avantitutta
Brand e multicanalità? Confermo, è dove spingiamo anche noi. L’AI è un aiuto, ma la conoscenza del cliente resta il centro di tutto.”