La Commissione Europea accusa Meta di violazioni sistematiche del DSA

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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L’UE accusa Meta di ostacolare le segnalazioni e rendere opachi i sistemi di appello, favorendo un processo iniquo e limitando l’accesso ai dati per la ricerca indipendente.

La Commissione Europea ha formalmente accusato Meta di non rispettare il Digital Services Act (DSA). Le contestazioni riguardano la difficoltà di segnalare contenuti illegali, i sistemi di appello inefficaci e la limitazione all'accesso ai dati per i ricercatori. Meta è accusata di "dark design patterns". Rischia multe fino al 6% del fatturato annuo globale per queste sistematiche violazioni.

Un labirinto digitale fatto apposta per scoraggiarti

Il primo punto della contestazione è tanto semplice quanto grave.

Secondo le accuse, segnalare un contenuto illegale sulle piattaforme di Meta è un percorso a ostacoli volutamente complicato. Invece di un pulsante chiaro e diretto, ti trovi di fronte a una serie di passaggi e interfacce confuse, pensate più per farti desistere che per aiutarti.

La Commissione parla di veri e propri “dark design patterns”, ovvero tecniche di progettazione dell’interfaccia studiate a tavolino per manipolare il tuo comportamento e, in questo caso, per ostacolare la segnalazione di materiale pericoloso, inclusi i contenuti di abuso sessuale su minori.

Diciamocelo, sembra quasi che la piattaforma preferisca non vedere, piuttosto che dover agire.

Ma il problema non finisce qui.

Anzi, una volta che il tuo contenuto viene rimosso, magari ingiustamente, la situazione, se possibile, peggiora.

Ti hanno bloccato? auguri a farti sentire

Pensa di vederti cancellare un post importante per la tua attività o, peggio, di trovarti l’account sospeso senza un motivo chiaro.

Secondo le regole europee, dovresti avere il diritto di contestare la decisione in modo efficace. Peccato che, stando alle accuse, i sistemi di appello di Meta siano quasi una farsa.

Gli utenti, infatti, non avrebbero la possibilità concreta di “spiegare la propria posizione” o di “presentare prove” a loro discolpa.

Il risultato è un processo opaco, dove tu sei impotente e la piattaforma agisce come un giudice inappellabile.

È un equilibrio di potere che pende tutto da una parte, e non è certo la tua.

E se pensi che questa mancanza di trasparenza sia limitata a te, come singolo utente, preparati, perché il quadro è ancora più ampio e, onestamente, preoccupante.

Il gioco delle tre carte con i dati (e le multe che fanno paura)

Oltre a complicare la vita a chi usa le sue piattaforme, Meta starebbe rendendo quasi impossibile per i ricercatori indipendenti accedere ai dati pubblici.

Perché è importante?

Perché senza questi dati, nessuno può verificare in modo indipendente come funzionano davvero gli algoritmi, come vengono moderati i contenuti o come i minori sono esposti a materiale dannoso.

È un obbligo di trasparenza fondamentale previsto dal DSA, ma che a quanto pare viene aggirato.

La risposta di Meta?

La solita dichiarazione preconfezionata in cui affermano di aver già aggiornato tutto e di essere convinti di rispettare le regole. Una versione che, evidentemente, non ha convinto la Commissione.

Ora la palla passa di nuovo a Meta, che dovrà rispondere e correggere il tiro. Se non lo farà, rischia multe che possono arrivare fino al 6% del suo fatturato annuo globale.

Parliamo di cifre che, per un colosso del genere, si traducono in miliardi.

La partita è appena iniziata, e per la prima volta sembra che le regole del gioco, per questi giganti digitali, possano davvero cambiare.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “La Commissione Europea accusa Meta di violazioni sistematiche del DSA”

  1. Caspita, che brutta storia! 😱 Non mi piace quando le piattaforme sono poco trasparenti. 🙅‍♀️ Spero che questa volta Meta impari la lezione! 🤔

  2. Silvia Graziani

    Ma dai, Meta che gioca a nascondino col DSA? Sembra la mia lotta col modem che va sempre offline! Speriamo che ‘sta volta non ci facciano girare come trottole in un labirinto digitale. Chissà se ‘sti “dark patterns” sono più difficili da scovare dei calzini spaiati.

  3. Giovanni Graziani

    Meta che inciampa sul DSA? Sorpresa. Pensavo fosse tutto automatico, questi algoritmi. A quando i bot che protestano per noi?

  4. Massimo Martino

    Ma guarda un po’, “dark patterns”. Chi l’avrebbe mai detto. La tecnologia, questa benedetta panacea, crea solo labirinti. Non che mi stupisca, eh. A volte mi chiedo se ci tengano davvero a risolvere i problemi.

  5. Ma certo, le “dark patterns” di Meta, che sorpresa! Sembra che il genio di trasformare l’interazione utente in una gara di slalom sia finalmente riconosciuto. Chissà se qualche “esperto” digital ci spiegherà come questo sia un passo avanti per la libertà di espressione, o se solo un altro modo per arricchire i loro guru.

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