Meta vs. FTC: la sentenza è vicina, cosa rischia il colosso tech?

Anita Innocenti

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La battaglia antitrust tra Meta e la FTC giunge al culmine con il rischio di uno smembramento storico, mentre il giudice Boasberg si prepara a decidere le sorti di Instagram e WhatsApp

Il processo antitrust della FTC contro Meta giunge al termine. Attesa per la sentenza del giudice James Boasberg, che potrebbe imporre lo smembramento di Meta, con la vendita di Instagram e WhatsApp. La decisione, prevista entro fine estate, segnerà un precedente cruciale per i giganti tecnologici e il futuro della concorrenza digitale.

Meta e la ftc: si chiude il sipario, ma il dramma è appena iniziato?

Il processo del secolo, quello tra la Federal Trade Commission (FTC) e Meta, è arrivato alle battute finali. Adesso la palla, o meglio, il destino di un colosso come Meta, è tutto nelle mani di un certo giudice James Boasberg. E non stiamo parlando di noccioline: qui si rischia uno smembramento storico, con la possibile vendita forzata di Instagram e WhatsApp.

Immaginati un po’ lo scenario!

Entro fine estate dovremmo saperne di più, e ti dico, questa sentenza non solo metterà alla prova la tanto sbandierata linea dura dell’amministrazione Biden contro i giganti tech (Trump continuerà su questa falsa riga?), come descritto da TechTimes, ma potrebbe riscrivere completamente le regole del gioco per tutto il settore, come evidenziato anche da Wikipedia nel suo resoconto del caso FTC v. Meta.

Ma la vera domanda è: cosa succederà davvero?

E soprattutto, sarà la soluzione giusta o solo un modo per far vedere che si fa qualcosa?

Le accuse, le difese e quel “piccolo” dettaglio chiamato concorrenza

Ma facciamo un passo indietro, perché qui la faccenda è intricata. La FTC, in pratica, accusa Meta di aver fatto il bello e il cattivo tempo, monopolizzando il mercato dei “servizi di social networking personali”. Come? Beh, comprandosi prima Instagram nel 2012 e poi WhatsApp nel 2014.

La strategia, secondo l’accusa e come riportato dal North State Journal, sarebbe stata quella di Zuckerberg in persona: “meglio comprare che competere“, un modo elegante per dire “eliminiamo i potenziali concorrenti prima che diventino un problema”. Un classico, no?

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Meta, dal canto suo, si difende dicendo che questi acquisti hanno portato solo innovazione e che la concorrenza c’è eccome: TikTok, YouTube, e tutte quelle nuove piattaforme che, chissà come mai, la FTC sembra non voler considerare nella sua definizione un po’ strettina di mercato, un punto sollevato anche dall’analisi dell’ITIF sugli argomenti del processo.

Durante le sette settimane di fuoco del processo, lo stesso Zuckerberg ha testimoniato, giurando che Instagram e WhatsApp hanno sempre operato in autonomia.

Ma gli esperti legali, quelli che la sanno lunga, dicono che per la FTC la strada è tutta in salita.

Lo stesso giudice Boasberg, in passato, non è stato tenero con le argomentazioni dell’agenzia, definendole un po’ “stiracchiate”.

E la domanda che si pone è pesante come un macigno: smembrare Meta oggi, con il mercato che vola verso video brevi e intelligenza artificiale, servirebbe davvero a qualcosa?

O sarebbe solo un bel pasticcio, come suggeriscono alcune analisi critiche, ad esempio quella dell’ITIF che evidenzia le difficoltà della FTC nel provare il caso?

Pensaci: l’FTC dovrebbe dimostrare che Instagram e WhatsApp sarebbero diventate quello che sono anche da sole, una scommessa non da poco visto come se la passavano prima dell’acquisizione.

E se avessero ragione loro, quelli che dicono che il mercato digitale è troppo dinamico per queste logiche da vecchio West?

Un precedente ingombrante e un futuro tutto da scrivere (forse a pezzi?)

Guarda, non stiamo parlando di una scaramuccia legale qualsiasi.

Questo processo è la sfida antitrust più grossa dai tempi della causa contro Microsoft nel lontano 1998. Ricordi? Microsoft alla fine se la cavò con degli accordi, evitando lo smembramento.

Meta, invece, rischia grosso, con soluzioni che potrebbero davvero fare scuola per tutte le future fusioni nel mondo tech, e TechTarget discute proprio come casi del genere possano creare importanti precedenti legali.

Pensa che la denuncia della FTC, quella modificata del 2021, è sopravvissuta al primo round proprio perché hanno rivisto le carte, dimostrando – o almeno così dicono loro – che Meta controlla una fetta enorme dell’engagement sui social media negli Stati Uniti.

Un dato che, se confermato, fa davvero riflettere sulla concentrazione di potere.

E quindi, cosa potrebbe succedere?

Beh, gli scenari sono diversi, e nessuno è proprio una passeggiata per Meta.

Si parla di un ordine di smembramento, che obbligherebbe Meta a vendere Instagram e WhatsApp. Certo, ci vorrebbero anni di appelli, ma immagina il terremoto nel settore!

Oppure, potrebbero cavarsela con delle “soluzioni di condotta”: restrizioni sulla condivisione dei dati tra le piattaforme Meta o paletti strettissimi per future acquisizioni.

In pratica, un guinzaglio più corto.

Ma c’è anche la possibilità, non così remota, che la FTC perda su tutta la linea. E se succedesse, preparati: sarebbe un via libera per altre mega-fusioni nel tech e un brutto colpo per i tentativi di regolamentare altri giganti come Amazon e Apple, che hanno già i loro guai legali in corso.

Non sarebbe un bello spettacolo per la concorrenza e per noi utenti, vero?

Alla fine, la decisione del giudice Boasberg ruoterà attorno a due domande fondamentali, già emerse in passato:

La FTC è riuscita davvero a provare questo benedetto monopolio di Meta?

E soprattutto, uno smembramento, dopo dieci anni di integrazione tra le piattaforme, è una soluzione proporzionata o solo un accanimento fine a se stesso?

Con le azioni Meta che ballano in borsa come una foglia al vento, segno che gli investitori non sanno che pesci pigliare, una cosa è certa: questa sentenza, comunque vada, lascerà un segno profondo.

E chissà, magari ci farà riflettere un po’ di più su quanto potere stiamo davvero mettendo nelle mani di queste aziende, non credi?

È ora di iniziare a farsi qualche domanda seria su chi controlla cosa nel mondo digitale.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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